“Fare lo sceriffo non mi viene bene ma in questa fase è importante non sgarrare”. Così, in un’intervista a il Giornale, il sindaco di Milano, Beppe Sala.
“Penso a tutelare i commercianti – dice -, quelli che potrebbero andare a gambe all’aria. Vale la pena rischiare di dover chiudere di nuovo tutto? In fondo cosa chiediamo? Non più di rinunciare a uscire ma semplicemente di mettere la mascherina e rispettare le distanze. Due cose semplici”. Come prima necessità, avverte Sala “bisogna iniettare liquidità e ridurre i costi”.
“Noi sindaci stiamo aspettando che il governo chiarisca quando ci darà i soldi e poi saremo felici di togliere Tari e Cosap per i mesi di chiusura”.
Anche per i rimborsi degli abbonamenti ai mezzi pubblici “aspettiamo i soldi del governo”. E alla domanda se immagina una Milano con orari diversi, risponde: “sarà inevitabile ma gli orari non si cambiano per legge e abbiamo bisogno dell’aiuto delle associazioni di categoria: Confcommercio, Assolombarda, i sindacati. Mi fa piacere che anche Fontana sia su questa linea”.
Per quanto riguarda la scuola, dice di pensare a campi estivi “non solo comunali ma anche di oratori e associazioni. Stiamo aprendo un ‘bando’ per mettersi in questa rete. Poi a settembre vedremo, certo mi sembrerebbe sbagliato lasciare le scuole chiuse”.
Ed in merito alle polemiche sollevate sulla sanità lombarda, commenta: “La mia critica, con garbo istituzionale, riguarda due problemi, la Lombardia ha un eccellente sistema ospedaliero ma è carente nella sanità di prossimità, medici di base e consultori. Quando gli ospedali diventano fonte di contagio è un guaio”.
Poi c’è il problema tamponi e test. “E’ evidente – osserva – che il Veneto è partito prima per gli acquisti ma per Regione Lombardia il problema si ferma qui o è una questione di ‘credo’? Se l’assessore sconsiglia i test sierologici lo dica con trasparenza e spieghi perché gli altri li fanno”.