“La decisione di Facebook di eliminare il fact-checking, affidando agli utenti il compito di segnalare contenuti falsi, e l’uso disinvolto dei social da parte di figure come Elon Musk, aprono una questione cruciale: il diritto alla libertà di espressione è sacrosanto, ma cosa succede quando la disinformazione diventa un’arma?”. Lo chiede Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile informazione e cultura del Partito Democratico.
“La libertà di espressione garantisce a tutti il diritto di condividere opinioni. Le opinioni, però, non sono fatti. Le notizie devono essere verificate e verificabili, perché la manipolazione dell’informazione non è un diritto: è un pericolo per le nostre democrazie.
L’Europa, grazie al Digital Services Act, ha compiuto passi importanti per proteggere i cittadini dagli effetti amplificatori delle piattaforme digitali. Thierry Breton, padre di questa normativa, lo ha ribadito: non si tratta di censura, ma di arginare l’uso distorto delle piattaforme che può influenzare elezioni, diffondere odio e destabilizzare intere società.
Affidare il controllo della verità agli utenti stessi, come fa ora Facebook, o eliminare ogni moderazione, come avviene su X, significa lasciare spazio a manipolatori senza scrupoli. Significa consentire che la propaganda, la falsità e l’odio prendano il sopravvento sulla realtà.
Difendere la libera informazione non vuol dire mettere bavagli, ma garantire che ognuno di noi abbia accesso a notizie autentiche e verificabili. Questo è un pilastro della democrazia. Non dobbiamo cedere allo strapotere di chi usa la tecnologia per fare affari sulla pelle della verità.
La nostra lotta è per tutti: per il diritto di essere informati, per la trasparenza, per una democrazia sana. Continuare a vigilare, applicare le regole, e pretendere che vengano rispettate non è un’opzione: è una necessità”.