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Con la legge bavaglio libertà di stampa a rischio e arretramento della democrazia

“È a rischio la libertà di stampa dopo l’approvazione della legge Bavaglio. Quando la stampa non è più libera, quando non può più dare le notizie, vuol dire che c’è la censura e che la nostra democrazia arretra e rischia di diventare una democratura, una democrazia illiberale. Per questo motivo il Partito Democratico è dalla parte dei giornalisti e delle associazioni di categoria della Stampa che protestano contro l’approvazione del decreto che vieta la pubblicazione degli atti giudiziari depositati”. Lo dichiara il responsabile Informazione nella segreteria del Pd, l’europarlamentare Sandro Ruotolo.

“Un colpo – continua Ruotolo – alla cronaca giudiziaria che protegge delinquenti e colletti bianchi. Una legge contro la stampa, l’ennesima dimostrazione di un governo di estrema destra che restringe le libertà di ognuno di noi ed evita di dare risposte alla crisi economica e sociale che attraversa il Paese. Un governo che incolpa i poveri di essere poveri e che reprime il dissenso e cerca di silenziare l’opposizione”.

Il decreto legislativo approvato in CdM il 9 dicembre vieta la pubblicazione «delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare». Il riferimento è non solo alle ordinanze cautelari, ma anche agli altri atti delle indagini che non sono coperti da segreto, e vieta la pubblicazioni di passaggi testuali anche di provvedimenti più “leggeri” rispetto alla custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari, come il divieto di dimora, l’interdizione, o l’obbligo di firma, ad indagini in corso. Una totale marcia indietro da quanto chiarito nel 2017 dal ministro Orlando: queste ordinanze, in quanto atti pubblici, erano totalmente pubblicabili. Ora, invece, si vieta la pubblicazione del testo, integrale o parziale, di questi atti,mentre sarà possibile renderne noto il contenuto, riassumendo le informazioni inserite dai giudici, fino alla fine dell’udienza preliminare (o, se non è prevista, fino alla fine delle indagini).

Annunziata, Ruotolo, Pedullà e Tarquinio presentano un’interrogazione alla Ue

“Nonostante l’ultimo Rapporto europeo sullo stato di diritto nell’Unione ponga l’Italia tra i Paesi maggiormente critici per la libertà di stampa il Consiglio dei ministri ha deciso un’ulteriore stretta alla libertà di stampa. Una norma che vieta di pubblicare testualmente le misure di custodia cautelare personali, fino a che non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Si tratta, di fatto, della legge Bavaglio più opprimente di sempre”. Lo hanno dichiarato gli eurodeputati italiani di professione giornalisti – Lucia Annunziata, Sandro Ruotolo, Gaetano Pedullà e Marco Tarquinio – che per questo motivo hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea. “La decisione del Governo Meloni – hanno sottolineato – arriva proprio nella fase di recepimento della Direttiva sulla presunzione di innocenza, che invece esplicitamente esclude la stampa. Anzi, la Commissione europea dovrebbe aprire una fase di verifica per recepimento difforme dalle Direttive Ue”.

“Quando la stampa non è più libera – si legge nell’interrogazione – quando non può più dare le notizie, vuol dire che c’è la censura e che la nostra democrazia arretra e rischia di diventare una democratura, una democrazia illiberale. Per questo motivo i parlamentari europei giornalisti hanno ribadito l’urgenza di tutelare in ogni modo i colleghi e le associazioni di categoria della Stampa che protestano per questo ennesimo limite alla possibilità di informare i cittadini. Un colpo alla cronaca giudiziaria che protegge delinquenti e colletti bianchi. Una legge contro la stampa, l’ennesima dimostrazione di un governo di destra che restringe le libertà di ognuno di noi ed evita di dare risposte alla crisi economica e sociale che attraversa il Paese. Un governo che incolpa i poveri di essere poveri e che reprime il dissenso e cerca di silenziare l’opposizione”.

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