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Rughetti: “La sicurezza non è uno slogan, e nemmeno un bilancio da tagliare come in passato”

Sottosegretario Rughetti, lei ha gestito tutta la vicenda dei rinnovi contrattuali della sicurezza, che ora si chiude in contemporanea con la campagna elettorale.

«Non c’è stata un’accelerazione per la campagna elettorale, è l’ultimo atto di un percorso avviato da tempo, di una catena di interventi dal 2013 in poi. Interventi che comprendono il riordino delle carriere, sul quale abbiamo investito un miliardo, gli 80 euro per il settore della sicurezza, il turn over al 100 per cento, il piano di assunzioni straordinario e lo sblocco dei tetti salariali che era stato introdotto da Brunetta. E poi nel 2017 è stato messo un altro miliardo e mezzo sugli straordinari. Diamo un messaggio: la sicurezza non è uno slogan, e nemmeno un bilancio da tagliare come era avvenuto in passato».

Quando arriveranno gli aumenti in busta paga?

«A fine marzo, con la retribuzione di quel mese».

A proposito di riordino delle carriere, non è che abbia sempre suscitato entusiasmo tra gli interessati. Come mai?

«Innanzitutto va detto che era un provvedimento atteso da molti anni. Si tratta di una rivisitazione dei gradi, delle qualifiche, ed anche del tempo delle progressioni di carriera che viene accorciato. Questo comporta che i connessi aumenti retributivi saranno più rapidi. Però qualcuno se ne è accorto subito, mentre altri vedranno i vantaggi nel corso dei prossimi mesi, appunto in base alla progressione».

Con che criterio sono stati definiti gli aumenti contrattuali?

«Il criterio è quello della piramide rovesciata: più soldi a chi si trova nelle fasce più basse all’interno dei vari corpi. Questo perché dopo nove anni di mancato rinnovo questo contratto serve anche a calmierare la perdita di potere d’acquisto e dunque è giusto partire dal basso. La figura che guadagna di meno avrà un aumento di 93 euro mensili: se gli incrementi retributivi fossero stati fatti in modo proporzionale sarebbero stati meno».

Nel contratto sono confluite anche le risorse finanziarie per la cosiddetta “specificità”. Come saranno usate?

«Si tratta di 150 milioni che erano stati stanziati con l’ultima legge di Bilancio e che devono essere distribuiti con un provvedimento apposito, un Dpcm. Abbiamo concordato che non sarà un atto unilaterale, ma sarà oggetto di contrattazione di secondo livello. La finalità è premiare i servizi operativi, quindi dare più soldi a chi lavora in strada, fa turni e così via. Le modalità concrete saranno definite nelle varie amministrazioni».

Mancano ancora i Vigili del fuoco, che storicamente lamentano un trattamento meno favorevole rispetto al comparto sicurezza.

«Con loro ci vedremo la prossima settimana e penso che si potrà chiudere in 10-15 giorni. Anche in questo caso c’è da attuare il riordino delle carriere e allo scopo sono disponibili 100 milioni, in proporzione più di quanto hanno avuto gli altri corpi. In questo modo potremmo ridurre la forbice».

E poi restano da firmare i contratti per gli altri tre comparti della pubblica amministrazione, dopo quello dello Stato centrale. Qual è il calendario?

«Tutti e tre i tavoli sono aperti. Per la scuola c’è stata un’integrazione dell’atto di indirizzo che viene incontro alle richieste dei sindacati: rientreranno nella contrattazione anche i 200 milioni per gli ulteriori aumenti agli insegnanti. Sulla sanità le Regioni stanno definendo la quota di risorse del Fondo sanitario nazionale, in modo che non intacchi i livelli di assistenza. E anche i Comuni sono praticamente pronti. Si può fare presto».

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