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Rossomando: “Sulla giustizia fare le riforme”

“Vogliamo rafforzare i principi costituzionali dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. Bisogna dire stop alle nomine a pacchetto per i dirigenti degli uffici; proponiamo che tra i criteri di valutazione della professionalità dei magistrati, sia pm sia giudicanti, si introduca anche il parametro delle smentite processuali delle ipotesi accusatorie”.

 

Anna Rossomando, Vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e Diritti del partito, inizia così la sua intervista a Il Dubbio, in cui illustra gli emendamenti del PD alla riforma del CSM.

 

“I nostri emendamenti chiedono che avvocati e professori presenti nei Consigli giudiziari abbiano diritto di intervento e di voto sulle deliberazioni che riguardano le valutazioni di professionalità dei magistrati. E che ci sia anche la presenza del presidente del Consiglio dell’Ordine, che è garanzia di autorevolezza e indipendenza, oltre ad avere una veste istituzionale. Inoltre proponiamo che i componenti dell’ufficio studi e i segretari del Csm, che oggi sono nominati solo tra i magistrati, vengano scelti per concorso, aperto anche ai non magistrati. L’aspetto importante è quello di ovviare a un sistema che rischia di essere troppo chiuso”.

 

E continua: “Credo sia necessario ritrovare una spinta ideale ed etica. Fondamentale, per noi, è anche favorire la parità di genere: proponiamo che, nel caso ci siano due preferenze, siano necessariamente di sesso diverso”.

 

Sul tema della legge elettorale Rossomando spiega che “L’importante è trovare un equilibrio tra la rappresentanza territoriale e il pluralismo delle idee. Pensiamo a 13 collegi uninominali per i giudicanti e cinque per i requirenti, poi un unico collegio per i magistrati delle funzioni di legittimità, senza alterare l’equilibrio numerico tra funzioni. Depositeremo la prossima settimana una proposta per l’istituzione di un’Alta Corte, competente in grado d’appello, peri giudizi sul disciplinare per tutte le magistrature, ordinaria, amministrativa e contabile”.

 

Sulla presentazione da parte di Radicali e Lega del quesito referendario sulla separazione delle carriere, la Senatrice interviene: “Moltiplicare i Csm non è la risposta più adeguata all’eccessivo protagonismo delle procure. Il problema che molti pongono è l’appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm. Sicuramente il referendum non sposta di molto la questione, da questo punto di vista. Le riforme verranno approvate prima dell’estate. Il referendum, invece, ha tempi più lunghi: i quesiti devono essere valutati dalla Cassazione, poi dalla Corte costituzionale, infine si indice il referendum. Bettini ha detto una cosa, su cui sono d’accordo: occorre aprire una discussione franca e sincera su cosa è stato il dibattito sulla giustizia di questi ultimi 20 anni ed è giusto che la sinistra faccia questa discussione”.

 

Dall’intervista di Simona Musco sulle pagine de Il Dubbio

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