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Rosato: “La segreteria deve lavorare di più e con maggiore presenza sul territorio”

Rosato, dopo questa batosta, per evitare il fuoco amico della minoranza Renzi dovrebbe cambiare l’Italicum?

 

«Il Pd è molto più unito di quanto sembri. Non ha nessuna logica che si cambi una legge elettorale senza averla mai testata. Abbiamo tutti l’interesse a non far male al Pd e ce l’ha anche la minoranza con cui ci confronteremo al congresso».

 

La vittoria dei 5Stelle è frutto degli errori del Pd, oltre che della voglia di cambiamento?
«Gli abbiamo spianato la strada a Roma e ciò ha influenzato pure il resto della campagna elettorale. Mafia capitale e il disastro dell’ amministrazione romana hanno avuto un effetto sulla credibilità di tutto il Pd e anche sul voto».

 

Avete evitato il tracollo grazie a Milano. Lì ha vinto il modello Pisapia o il candidato renziano?
«Ha vinto il modello Milano, un ottimo candidato che ha saputo innovare, ma anche continuare il buon lavoro fatto da Pisapia. Con un’alleanza larga sì, ma che c’era pure da altre parti dove abbiamoperso».

Non uscirete con le ossa rotte dalla resa dei conti in Direzione, con il rischio di indebolire la maggioranza traballante in Senato?
«Penso che la maggioranza sia solida e si basa sulle cose che stiamo facendo. Certo paghiamo un prezzo enorme dall’essere un partito democratico nei fatti. Gli altri si avvantaggiano dalla mancanza di discussione interna, con una posizione monolitica che da noi non c’è. I grillini si sono rafforzati con le espulsioni: non hanno dissenso, non hanno differenze, una voce sola. Per noi la democrazia interna, di cui siamo profondamente orgogliosi, sta anche nel dover governare punti di vista diversi».

 

Non avete pagato un prezzo altissimo per dover ricorrere ai voti di Verdini?
«Prezzo imposto dal risultato elettorale delle politiche del 2013. Nessun governo poteva nascere senza il sostegno di un pezzo della destra. Governare non sempre aiuta a costruire consenso, basta vedere cosa accade in Europa».

 

La tensione nel Pd è alle stelle, c’è chi invoca le dimissioni del segretario, chi un cambio di rotta. Renzi dovrebbe fare una segreteria unitaria del Pd, ribaltare gli assetti, fare un vice segretario unico?
«La segreteria è già unitaria, c’è già la minoranza al suo interno. Certo, come ha detto lo stesso Renzi questo organismo deve lavorare di più e con maggior presenza sul territorio. Deve poter essere più efficace ed efficiente. Comunque i nostri assetti interessano pochissimo i nostri elettori, dobbiamo invece preoccuparci in modo più intenso del rapporto con la gente, con i loro problemi e il loro quotidiano».

 

La lezione di questo voto è che servono candidati giovani e donne per interpretare la voglia di cambiamento?
«Assolutamente no, ogni città ha una storia a sé, pur se con un filo comune che ha visto l’avanzata dei 5 stelle. L’empatia non ha sesso né età, ma per conquistare il consenso è sempre più necessaria».

 

Pagate le scelte del governo e l’economia che non riparte?
«Io vedo un difetto nella nostra azione. Spesso ci siamo vergognati di mostrare con forza il valore delle riforme approvate, vale per esempio sull’abolizione della Tasi, sugli 80 euro o sul jobs act. E questo è stato un errore, che non può essere imputato a Renzi. Ma a un dibattito interno che ha depotenziato anche il valore delle cose fatte».

 

Ora rischiate pure sul referendum o credete davvero che siano due piani diversi?
«Lo sono davvero. E di fronte alla possibilità di riformare sul serio il Paese, gli italiani non se la faranno scappare per un gioco di casta di breve respiro».

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