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Rosato: “Governo sfiduciato? Meglio andare al voto subito”

Dal governo di tregua siamo passati, in uno scenario sempre più mediorientale, al governo di servizio. La proposta, molto chiara, di Mattarella ha però già ricevuto il no di Lega e M 5S. Era prevedibile?

 
«Le risposte negative al Quirinale da parte di forze che in questa fase non si sono assunte nessuna responsabilità sono inspiegabili. Nemmeno noi siamo innamorati dei governi tecnici, ma di fronte allo stallo provocato da chi sostiene di aver vinto le elezioni mi sembra che l’iniziativa del Presidente della Repubblica sia l’unica possibile».
 

A parole si va verso un governo senza possibilità di ottenere la fiducia in Parlamento e che dunque porterà il Paese alle urne. Prevede sorprese da parte di Forza Italia?

 
«Mi sembra che il gioco delle parti tra Lega e Fi sia evidente. Tanto loro quanto M5S sono già in campagna elettorale e pensano soltanto alle elezioni. Come se il Paese avesse bisogno di questo e non, piuttosto, di un governo nel pieno delle sue funzioni».
 

Quando Mattarella ricorda che al vertice europeo di giugno saranno prese decisioni importanti sui flussi migratori ammonisce Salvini a non rendere più debole l’Italia al tavolo comune?

 
«Lega e M5S si stanno assumendo una responsabilità enorme nell’indebolire le nostre istituzioni, il che ovviamente non potrà non avere riflessi internazionali. La verità è che hanno paura di governare e di dover rendere conto agli elettori delle promesse fatte in campagna elettorale. Dovrebbero dire che pur avendo i numeri per abolire la legge Fornero non lo hanno fatto e li hanno presi in giro».
 

Quindi, l’argomentazione che la Lega non vuole spaccare il centrodestra governando senza Berlusconi è una foglia di fico?

 
«Ma certo, e la usano sia Salvini che Di Maio per giustificare l’incapacità di trasformare i loro voti in azioni di governo. Del resto, alla prima occasione di voto in aula Fi, Lega e FdI hanno votato in tre modi diversi. Non mi sembra un’unità indissolubile».
 

Eppure, nei sondaggi crescono. Il Pd è stato l’unico partito a dire sì all’esecutivo neutrale. Crede che i cittadini giudicheranno positivamente questo gesto?

 
«Ripeto che rispondiamo a una richiesta del Capo dello Stato non perché ci piaccia particolarmente questo tipo di governo ma perché riteniamo vadano salvaguardati gli interessi del Paese, chiaramente riassunti dallo stesso presidente Mattarella nell’illustrare le scelte che si apprestava a fare. Il lavoro, le tasse, il Mezzogiorno, la lotta all’evasione fiscale: sono questi i problemi concreti che preoccupano anche noi».
 

Il voto a luglio, dal quale ha messo in guardia anche Mattarella, sarebbe un inedito nella storia italiana con forti rischi di astensionismo. Meglio ottobre, casomai?

 
«Continuo a sperare che prevalgano intelligenza e senso di responsabilità in modo da non far cadere nel vuoto la proposta di Mattarella. Ma se il governo nato per volontà del presidente non ottenesse la fiducia in Parlamento, allora sarebbe meglio andare al voto il prima possibile».
 

Fassino, Orlando, altri dirigenti del Pd sono preoccupati che urne subito significhi un’ulteriore emorragia di voti per il partito. Condivide?

 
«Legittima preoccupazione ma non andrà così. Penso che il Pd si presenterà con la sua proposta e con la forza di un gruppo dirigente certo dialettico ma che quando ha governato ha sempre saputo trovare le ragioni dell’unità».
 

Con un gruppo dirigente ma senza segretario…

 
«Abbiamo tempo per eleggerlo».
 

Con quale road map? Lei propende ancora per il congresso?

 
«Il 19 maggio ci sarà l’assemblea nazionale. In quella sede decideremo se eleggere il segretario direttamente oppure convocare il congresso. Prenderemo una decisione insieme, anche perché già nei prossimi giorni la situazione sarà più chiara».
 

A breve servirà anche un candidato premier. Potrebbe essere Gentiloni?

 
«Gentiloni è il nostro presidente del consiglio e ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo candidato. Ma lo decideremo insieme a lui: abbiamo l’abitudine alla collegialità. Lasciamo intanto che lo scenario maturi».
 

Esclude che, se Salvini e di Maio non ci ripensino, si trovi un gruppo di “responsabili” in Parlamento per sostenere il governo di servizio?

 
«È una prospettiva che non esiste. Non abbiamo nessun interesse a fare un governo con voti raccogliticci. O le forze politiche si assumono le loro responsabilità oppure non resta che il voto».

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