“Dopo questa dura, precisa e dettagliata reprimenda dell’Autorità, appare doveroso e ineludibile che la Rai spieghi cosa è successo e chi sono i responsabili dell’accaduto, nonostante la gravità dell’evento fosse stata denunciata con ben 24-30 ore di anticipo dal sottoscritto, da altri parlamentari, dalla presidenza del Senato, dalle associazioni dei familiari, da autorevoli giornalisti”. Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza e autore dell’esposto all’Agcom che ha richiamato Viale Mazzini per l’intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina nella puntata di Porta a porta del 6 aprile, commenta così, citando anche “il fastidio del Quirinale, trapelato sui media e mai smentito”.
“Nonostante gli innumerevoli richiami a trattare il tema con la massima attenzione – sottolinea Anzaldi – la puntata è andata in onda senza nessuna variazione: è stata una prova di arroganza inaudita, criticata duramente anche in Antimafia e in Vigilanza. Ora il direttore generale dica qual è stata la filiera degli eventi e quali provvedimenti intenda assumere”.
“La decisione dell’Agcom di richiamare la Rai per l’intervista di Salvo Riina a Porta a Porta ha un rilievo che va oltre il caso concreto ed è molto utile per chiarire la missione del servizio pubblico televisivo”. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda che poi continua: “Il richiamo dell’Agcom, giunto a seguito della segnalazione dell’on. Michele Anzaldi, ribadisce che il servizio pubblico radiotelevisivo è chiamato non solo a gestire una rappresentazione completa dei fatti di cronaca e delle loro conseguenze giudiziarie, ma anche a tener conto della sensibilità degli spettatori e, primo fra tutti, del dolore dei parenti delle vittime di mafia”.
“Quelle dell’Agcom – conclude Zanda – sono indicazioni molto serie e di grande portata. Oltre a un carattere prescrittivo per il servizio pubblico, hanno anche un forte contenuto deontologico rivolto a tutto il mondo dell’informazione”.