“L’abnormità della presentazione di 85 milioni di emendamenti è un attentato al funzionamento del Senato”.
Così il capogruppo del PD a Palazzo Madama, Luigi Zanda, è intervenuto in Aula dopo la decisione del Presidente del Senato Pietro Grasso di giudicare “irricevibili” i milioni di emendamenti presentati in particolare dal senatore Calderoli.
“Condivido la decisione del Presidente Grasso dettata da un principio di economia e ragionevolezza. E’ evidente a chiunque che la presentazione di 85 milioni di emendamenti non ha l’obiettivo di valutarli, discuterli e votarli. Lo stesso presentatore ha dichiarato pubblicamente che depositare quella mole di emendamenti era finalizzata solo a vedere approvata la parte della riforma cui lui teneva”,ha aggiunto Zanda.
“Dovrei sospendere di fare il presidente e usare 85 milioni di minuti per comprendere di che si tratta, dovrei stare 17 anni a leggere emendamenti”, aveva commentato Grasso, per spiegare la sua decisione. “È arrivato dalla capigruppo un termine entro il quale esaminare il ddl Riforme. Il presidente ha l’obbligo di farlo rispettare. Il mio limite l’ha dato l’aula e i capigruppo quando hanno deciso di chiudere entro il 13 ottobre. Senza, saremmo potuti anche stare qui per anni”.
Oltre alle motivazioni illustrate da Grasso per la non ricevibilità dei milioni di emendamenti presentati dal senatore Calderoli, Zanda sostiene che “la firma autografa” in calce agli emendamenti” è un requisito che dobbiamo continuare a ritenere necessario. Non possiamo ammettere che gli emendamenti siano presentati in ciclostile o su un cd, prodotti in milioni o in miliardi da un software. Se lo facessimo creeremmo ‘un precedente gravissimo’ configurabile come ‘sabotaggio dei lavori parlamentari’.
“Mi rendo conto – ha concluso il capogruppo del PD – che le nuove tecnologie offrono enormi possibilità”, ma sulla questione specifica “dobbiamo tornare alle origini presentando emendamenti che abbiamo letto e sottoscritto con firma autografa. Solo così si può garantire il lavoro parlamentare”.