“Il mio cruccio è fare una buona riforma. Perché non tentare ancora e nei tempi dati?”. Così il leader della minoranza dem Gianni Cuperlo, intervistato da la Repubblica, torna sulla riforma del Senato e sottolinea: “adesso bisogna portare il treno in stazione ma non vuol dire entrarci sfondando le barriere. Vorrei che il macchinista ne avesse coscienza”.
“Se il segretario vuole un voto blindato della sua maggioranza lo può ottenere anche per procura”. “Se invece pensa a una sede dove si ricerca uno sbocco condiviso troverà ascolto e disponibilità”.
L’ipotesi di una crisi di governo? “Sarebbe un errore e una sconfitta”. Per la riforma di Palazzo Madama l’ex presidente del Pd invita a ripartire “dal merito. Leggo la proposta di associare al futuro Senato i governatori e i sindaci delle città metropolitane e dico bene. Come spiega Chiti le stesse fonti di nomina dei senatori possono essere differenziate”.
“E’ chiaro che queste soluzioni chiedono alcune correzioni parziali dell’articolo 2 ma anche questo aspetto, se c’è una volontà comune e si parte dal merito, può essere un ostacolo superabile”. Se dunque l’articolo due non è un totem e si può arrivare all’accordo per altre vie? “Quell’articolo – dice Cuperlo – va corretto. Renzi sa che c’è differenza tra una riforma approvata per un voto e una riforma che unisce il Pd e allarga il consenso ad altre forze”.
“Una rottura indebolirebbe il Pd e leverebbe credibilità alla stessa riforma. Serve responsabilità da parte di ciascuno, ma prima di tutto – dice Cuperlo – è compito del macchinista evitare che il convoglio deragli nell’interesse dei passeggeri e anche suo”.