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Boschi: “Il referendum di ottobre è il punto di svolta per il nostro Paese”

“Il referendum di ottobre è la sfida più impegnativa dei prossimi mesi, è il punto di svolta per il nostro Paese, perché ci garantirà, se ci sarà, come mi auguro, un voto positivo, un sistema più stabile, più efficiente e più semplice, con la riduzione del 30 per cento del numero dei parlamentari, con l’eliminazione dei trasferimenti di soldi da parte dello Stato ai gruppi in regione, con decisioni parlamentari in tempi certi e rapidi per una maggiore efficienza, con il superamento definitivo delle Provincie e l’abolizione del Cnel e con una maggiore chiarezza su cosa fa lo Stato, cosa fanno le Regioni e qualche potere in meno alle Regioni”. Lo ha detto il ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, a margine di un incontro intitolato “La Nuova Italia”, organizzato dal Pd siciliano, alla Tonnara Florio, a Palermo.

 

“Nessuno ha la pretesa di aver approvato la riforma perfetta e sono la prima a riconoscerlo. E’ stata bella fatica di trovare punti di incontro con chi magari qualcosa avrebbe voluto cambiarla. Siamo tutti consapevoli che ci sono dei punti che potrebbero essere corretti, ma è una riforma che farà fare al nostro Paese dei passi in avanti enormi”, ha detto il ministro. “Non sono d’accordo con chi per una singola competenza dice ‘ricominciamo da capo la faremo meglio’, perche’ sono 30 anni che lo diciamo”.

 

“Chi andrà a votare a ottobre, mi auguro tantissimi, deve votare nel merito – ha aggiunto Boschi -. Sulla simpatia del governo lo potrà fare nel 2018. Mi auguro che i cittadini non dicano no a un futuro più semplice per una questione di simpatia o antipatia del governo”.

“Se facciamo una campagna referendaria in cui raccontiamo cosa c’è in questa riforma siamo molto più forti. Sul merito dobbiamo inchiodare nei prossimi mesi”, ha insistito Maria Elena Boschi. “La scommessa del Pd è non avere paura di utilizzare la campagna referendaria per aprirsi ai cittadini. Se rimaniamo nel nostro steccato, perdiamo un’occasione importante”, ha aggiunto.

Il ministro ha poi auspicato il coinvolgimento dei cittadini “che vorranno darci una mano. La scelta di cambiare non deve essere del Parlamento ma di tutto il popolo italiano. E’ importante che le scelte di merito su questi temi non riguardino solo il partito o i dirigenti ma tutto il dibattito pubblico. Nel momento in cui sceglieremo un nuovo assetto dei rapporti tra Stato e Regioni supereremo un livello di governo del territorio, ossia le provincie, per una maggiore armonia istituzionale. Saranno mesi belli, di impegno, confronto e partecipazione attiva nella vita delle nostre istituzioni. Questo è già un grande risultato raggiunto dalle riforme costituzionali”.

 

A proposito del nuovo impianto istituzionale, ha spiegato: “E’ il Senato che dovrà decidere autonomamente come attuare il nuovo impianto. Sia il Senato sia la Camera stanno lavorando assieme per capire come interagire, e in futuro sarà molto più semplice perché tutto sarà semplificato”.

“Non sono preoccupata della capacità dei nostri sindaci di coordinare l’attività sul territorio con quella in Senato – ha continuato il ministro -. Con la riduzione delle competenze legislative, il Senato non lavorerà gli stessi giorni in cui lavora attualmente. Nella pratica sarà più semplice di chi immagina ancora il Senato con gli occhiali della nostalgia. Dobbiamo mettere occhiali nuovi che non sono quelli di oggi e credo che questa sia la sfida che hanno saputo raccogliere i nostri senatori quando hanno deciso di votare a favore della riforma”.

 

“Tutte le volte che c’è un appuntamento importante il nostro partito ha risposto ‘presente’. Siamo l’unico, vero, grande partito organizzato nel nostro Paese pur con tutti i nostri limiti. A volte sbagliamo, per carità, ma restiamo un partito con una capacità di mobilitazione e di presenza sul territorio che altri non hanno”, ha sottolineato la titolare del dicastero delle Riforme costituzionali. “Un partito – ha continuato – che si confronta al suo interno con regole democratiche che consentono un dibattito e che altri partiti non hanno”. Poi il ministro, pur senza nominarlo, ha fatto riferimento al Movimento 5 Stelle e al caso Pizzarotti: “Se abbiamo un blog? Noi siamo all’antica, preferiamo vederci di persona, non riceviamo mail anonime che ci dicono se dobbiamo dimetterci o meno”.

 

 

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