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Richetti: “Pisapia ha votato sì. Ora deve scegliere tra noi e D’Alema”

«Nessuna alleanza con chi, come D’Alema e Bersani,ha votato No al referendum». Pisapia? «Ha votato Sì, per me è un interlocutore. Sta a lui decidere se vuole stare in un grande progetto riformista o guidare il fronte dei conservatori». Matteo Richetti, deputato Pd, 43 anni, è stato il portavoce della mozione Renzi al congresso e avrà un ruolo di primo piano nella nuova squadra del segretario.

 

Nelle regioni rosse ha votato la metà delle persone rispetto al 2013. Il Pd ha cambiato pelle, è diventato un partito personale?

«Dalle mie parti in Emilia il sostegno più convinto a Renzi è venuto da militanti ex Pci, che non hanno digerito la mossa di Bersani e D`Alema di brindare alla sconfitta del Pd a dicembre e poi abbandonare il partito. Sono cose estranee alla cultura della sinistra. Un Pd personale non esiste. Quello che verrà non sarà il partito del “ghe pensi mi”, ma a trazione plurale. Gli esponenti di tutte le mozioni devono sentirsi gruppo dirigente, da Guerini a Orlando, Cuperlo e Zingaretti, Emiliano e Boccia. Il congresso è finito, una proposta ha vinto, la dinamica maggioranza-minoranza va superata, non possiamo ripetere lo schema degli ultimi 4 anni. Dobbiamo sentirci tutti corresponsabili per non consegnare l`Italia al governo delle improvvisazioni».

 

Gli studi dicono che alle primarie hanno votato soprattutto anziani. Eppure la vostra era la generazione dei rottamatori.Cosa non ha funzionato?
«Le primarie sono state una sorpresa in positivo per la partecipazione. Sono state fatte in un clima di sfiducia verso i partiti, si diceva che la leadership di Renzi dopo il referendum era in una parabola discendente. Mi pare che sia emerso l`esatto contrario: Renzi è stato rafforzato da 1,8 milioni di cittadini alle urne. Certo, c`è la conferma di un dato drammatico di sfiducia dei giovani verso la politica che non riguarda solo il Pd, ma anche il M5S. La nostra sfida oraè dimostrare con un di più di radicalità che il Pd può essere un`opportunità: con questi ragazzi per noi c`è una sfida aperta, non ancora persa».

 

Renzi è ancora il leader adatto per questa sfida?
«Ha capito la lezione del referendum: il cambiamento non può essere solo fatto in Parlamento e poi raccontato con le slide nei teatri. O le persone si sentono coinvolte nella trasformazione, oppure non funziona. Se vuoi portare qualcuno per mano, non puoi correre: devi metterti a una velocità di crociera sostenibile, in modo che l`altro non si senta strattonato».

 

Cambierete la legge elettorale?
«La legge attuale con il premio alla lista che supera il 40% e una soglia di sbarramento portata al 5% per Camera e Senato è una buona base di partenza. Non voglio tornare né alla prima Repubblica e neppure alla seconda, con le maxi-coalizionie i ricatti dei partitini».

 

Così nessuno supera il 40% e si torna al proporzionale puro.

«Il 40% è meno distante di quanto si immagini. L`abbiamo già raggiunto alle europee del 2014 e, con le dovute differenze, anche al referendum. Le primarie ci dicono che facciamo bene a fidarci degli elettori, non delle alchimie tra partiti».

 

La convince l`ipotesi del M55 di abbassare la soglia per il premio al 35%?
«Mi fa sorridere. Di solito le forze politiche lavorano per prendere più voti, non per abbassare le soglie».

 

II governo Gentiloni arriverà a fine legislatura?
«Renzi sta dando una mano al governo, e le ragioni del nostro pieno sostegno non sono venute meno. Ormai la legislatura è finita, si vota tra 8-9 mesi. Il tema del voto anticipato non mi pare più in agenda».

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