«Il Pd rischia l’estinzione»e può ritrovare il suo popolosolo ripartendo dall’opposizione, con una «traversata nel deserto» e un segretario incoronato dalle primarie. E’ la ricetta del senatore Matteo Richetti, pronto a correre per il Nazareno.
Il Pd è fuori dai giochi, o un dialogo con i 5 Stelle sul governo può riaprirsi?
«Sia il M5S che la Lega usanoil Pd, per mandarsi i messaggi. Io non mi riconosco nelle letture bizzarre di chi, nel mio partito, dice che gli elettori ci hanno mandato all`opposizione. Noi dobbiamo fare opposizione perché il nostro progetto di Paese è alternativo e incompatibile rispetto a quello di Grillo e Salvini. Come si fa a pensare che il Pd possa condividere un solo giorno di governo con chi vuole l’abolizione della Fornero, il reddito di cittadinanza, o il superamento dell’obbligo delle vaccinazioni?».
Il fronte dialogante del Pd si è arreso?
«Con tutto il rispetto trovo aberrante pensare che, se il M5S non trova i voti della Lega,noi dobbiamo metterci i nostri. La sola idea che una forza politica possa indifferentemente allearsi con noi o con Salvini è la fine della politica come progetto».
L’ostacolo è Renzi?
«No, il M5S che la pone neitermini “liberatevi di Renzi e siete potabili” deve capire che c’è una soglia di dignità e decenza sotto la quale non si va. Renzi si è dimesso davvero. L’elezione dei capigruppo dimostra che il Pd oggi decide in maniera molto libera».
Per placare la rissa sui capigruppo, Martina ha dovuto minacciare le dimissioni.
«Io non ho visto Renzi imporrenomi e non lo vedo imporre la linea politica. Nessuno ancora si è alzato per dire facciamo un governo con Di Maio. Io penso ci sia uno spazio vero per una intesa tra lui e Salvini. Ci dicono, perché non salite anche voi su quell’autobus? Perché va in una direzione pericolosa per l’Italia».
E un governo di scopo?
«Con tutta l’ammirazione e il rispetto per il capo dello Stato, non credo che gli atteggiamenti di responsabilità del Pd si possano tradurre nella partecipazione a un governo. Che lo chiamiamo di scopo, a tempo o di larghe intese, sarebbe sempre politico e ci porrebbe un drammatico problema di coerenza».
Renzi ha segnato un punto sul fronte dialogante di Franceschini e Orlando?
«Nessuno si è spinto a ipotizzare la partecipazione del Pd al governo. Sarebbe residuale sul piano dei numeri e non farebbe fare al Pd la cosa più utile. La traversata nel deserto, una vera e propria ricostruzione del partito».
Orfini è contrario a cambiare lo Statuto, e lei?
«Penso che il premier del Pd non debba mai più fare anche il segretario».
E le primarie?
«Trovo surreale che un pezzo forse maggioritario del Pd dica che le primarie non servono più. E lo strumento con cui abbiamo eletto Prodi, Veltroni, Bersani, Renzi e dato un profilo al partito. Far concludere il mandato della segreteria Renzi con una assemblea senza primarie sarebbe un errore clamoroso. Se vuoi ricostruire dopo il risultato peggiore dal dopoguerra, devi rivolgerti al tuo popolo».
Lei si candida?
«Sabato 7 aprile sarò a Roma con un grande appuntamento all’Acquario Romano, per dare voce a chi voce non ha. Il rischio estinzione del Pd esiste, perché altre forze oggi stanno assumendo le istanze della sinistra. Non possiamo stare fermi, dobbiamo rimetterci in cammino subito».
Il reggente Martina ha deluso i renziani?
«Sta facendo un lavoro generoso per portare il Pd all’assemblea, che dovrà individuare un segretario con un mandato definito nel tempo per svolgere il congresso».
E Delrio capogruppo?
«È un punto di forza. Una parte del Pd lo vedrebbe candidato alla segreteria, il che
dimostra che si sta puntando su profili fortemente unitivi».