Matteo Richetti lei dice votiamo con chi ci sta.
«Esatto. Andiamo e votiamo».
Ma nel Pd non sembra ci sia tutta questa fretta. Si temporeggia.
«Non si fa gli eroi sulla pelle dei cittadini. Sarebbe più facile per noi andare in Aula sapendo che si perde e poi accusare gli altri».
E allora che si fa? I numeri non ci sono.
«Ora è un momento difficile. Basta guardare cosa è successo in Senato con Mdp. Prima bisogna mettere in sicurezza il Def. Queste settimane sono le più delicate e non è il caso di lanciarsi con il paracadute».
Lo vede? Temporeggia anche lei.
«Ma no, andare a votare non vuol dire fare un salto nel buio. Serve responsabilità . TI riconoscimento della cittadinanza con lo ius culturae, non ius soli, è una forma di integrazione solida. E il momento più propizio è proprio ora, nel tempo della paura. Sarebbe incomprensibile se si dicesse non ci sono le condizioni, molliamo».
Quindi, quando si va in Aula?
«La politica è una cosa seria, non è una schedina. Niente pronostici. La legislatura finisce tra cinque mesi, ha senso lavorare seriamente e costruire le condizioni politiche. Anche a fronte di alleati che dicono, sbagliando, ora no, mentre prima dicevano sì e poi hanno detto ci pensiamo».