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Ricci: «Serve un asse con chi votò sì al referendum»

Matteo Ricci, il Pd ha «non vinto»?
«Hanno perso i Cinque Stelle – getta la croce su Grillo il responsabile Enti locali del Pd -. A un anno da Roma e Torino i cittadini hanno dato un giudizio chiarissimo sulla loro capacità di governo. Non si affidano più al M5S, ma scelgono competenza e affidabilità».

 

Perché è tanto soddisfatto se nei capoluoghi di provinciail Pd si fa scavalcare dal centrodestra?
«Noi vinciamo in due capoluoghidi provincia al primoturno, Cuneo e Palermo. Nelle altre città andiamo ovunque al ballottaggio, tranne Belluno e Verona. Nel 60% di Comuni sopra i 15 mila abitanti siamo avanti noi, nel 40%è avanti il centrodestra».

 

Quante sfide vincerete?

«I ballottaggi sono un`altra partita. Da domani saremo pancia a terra per far vincere il Pd e le coalizioni civiche del centrosinistra».

 

La scelta di Renzi di andare ad Amatrice invece di commentare i risultati rivela qualche imbarazzo?
«Ma no, Matteo non ha partecipato per scelta alla campagna elettorale. Abbiamo cercato di far prevalere la soluzionemigliore in ciascun territorio e parlato di cose concrete, dopo che troppe parole sono state spese sulla legge elettorale. Il cuore di tutto sarà la legge di Bilancio».

 

Il patto tra Renzi e Gentiloni porterà al voto nel 2018?
«Noi vogliamo una legge di Bilancio espansiva, che riduca le tasse, spinga agli investimenti e aumenti ancora l`occupazione. Renzi è stato molto chiaro, sosterremo il governo fino a fine legislatura».

 

Il centrosinistra unito vince. Renzi cambierà strategia sulle alleanze?
«Il Pd è il centrosinistra. Ovviamente abbiamo bisogno di un Pd largo che possa crescere sia a sinistra che al centro».

 

Verso Alfano e Verdini?
«No, verso quel civismo che emerge dai territori e che può rafforzare l`asse riformista».

 

Bersani e D`Alema devono restare fuori?
«La base di riferimento è il fronte riformista che ha votato sì al referendum. Dentro ci stanno Pisapia, Tosi e le forze che non hanno una preclusione nei confronti di chi guida democraticamente il Pd».

 

Roberto Speranza chiede discontinuità rispetto a Jobs act, Buona scuola e trivelle.
«Speranza continua con l’ossessione di Renzi. Ma lui è il segretario del Pd, che è la base del centrosinistra».

 

Pisapia, fuori o dentro?
«Dovrà decidere se approfondire un dialogo programmatico con il Pd, o fare il candidato di D`Alema e Speranza. Noi vogliamo dialogare con Pisapia, ma costruire un`alleanza con chi è contro Renzi a prescindere mi pare complicato. Non credo che Pisapia abbia una preclusione contro Renzi, il primo luglio ascolteremo le sue parole d`ordine».

 

Volete dividere Pisapia da D`Alema?
«No, vogliamo fare un progetto di governo credibile e non uno di quei cartelli elettorali che stanno insieme nemmeno il tempo delle elezioni».

 

Accetterete le primarie?
«Le primarie sono uno strumento per allargare il fronte riformista. Se invece si vuole fare una cosa contro di noi, non ci stiamo. Il Pd ha già scelto chi lo deve guidare. Se poi bisognerà scegliere chi dovrà guidare il fronte riformista, non abbiamo paura delle primarie».

 

Esiste ancora l`ipotesi di schierare Gentiloni?
«Tra il premier e Renzi c`è un rapporto di grande correttezza e collaborazione, ma il candidato premier dopo il congresso è Matteo. E se ci fossero le primarie, sarebbe comunque lui».

 

Si riaprirà il dialogo sulla legge elettorale?
«Noi abbiamo già dato. Si andrà al voto con una omogeneizzazione tra i due sistemi usciti dalla Consulta».

 

Quando si vota?
«A fine legislatura, come ha detto Renzi al Corriere».

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