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Report Economia e Lavoro

Di fronte ad un paese intrappolato tra la paura di cambiare e quella di rimanere sempre lo stesso, cosa deve fare il PD per trasformarlo? Deve dimostrare che le scelte che aveva sempre promesso possono essere avanzate sulla spinta della convinzione invece sulla scorta della paura del collasso o della mancanza di alternative.

 

Per questo abbiamo lanciato la più profonda e diffusa opera di discussione sulle riforme economiche, partendo dalla riforma del lavoro, con lo scopo di sostituire un dibattito condotto tramite battute a mezzo stampa. Dal marzo 2014, abbiamo organizzato più di 100 iniziative sparse sul territorio nazionale: più di 80 iniziative sono il frutto della collaborazione con il PD sui territori, più di 20 sono invece state iniziative di dibattito e confronto con le parti sociali. Queste iniziative hanno prima discusso l’impostazione della politica di un partito che voleva risolvere il dualismo del nostro mercato del lavoro, rilanciare gli investimenti per tornare a crescere. Poi sono servite a spiegare le scelte concrete in cui si sostanziava la politica economica del PD.

 

Per la natura del Partito Democratico verremo giudicati non tanto per la qualità del dibattito interno quanto piuttosto per la capacità di tradurre quella discussione in atti di governo. Gli atti di governo sono e saranno la misura delle nostre capacità di generare il cambiamento, su questo verremo giudicati dai nostri concittadini.

 

Quella attività di dibattitto collettivo e capillare ha avuto il suo apice simbolico nella giornata nazionale di formazione sulla riforma del mercato del lavoro lo scorso 16 maggio quando, a Roma, abbiamo convocato per la terza volta tutti i responsabili economia e lavoro del partito per condividere, di fronte ad un gruppo di esperti ed insieme al Ministro Poletti, i veri contributi della riforma che il PD deve sentire più propria di ogni altra. Ne abbiamo condiviso il senso più profondo: una grande operazione di politica industriale fatta per rimettere al centro le competenze e la professionalità dei lavoratori italiani. Per fare in modo che il recupero della competitività avvenga attraverso il saper fare, l’intelligenza al lavoro, invece che con la riduzione dei salari.

 

Ad un paese, l’Italia, che aveva vissuto 13 trimestri di recessione il Partito Democratico non potevamo però offrire solo la riforma del lavoro: il Dipartimento Economia e Lavoro si è quindi attivato per coinvolgere e discutere le opportunità offerte da alcuni tra i più interessanti settori industriali del paese. Sono stati coinvolti con iniziative specifiche presso le imprese stesse o la sede del PD – tra i vari settori con cui si è sviluppato un dialogo costante – le imprese del Biotech e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) con il suo potenziale di innovazione industriale, il settore Aereospaziale.

 

Non ci siamo mai dimenticati dell’Italia desiderosa di una via di uscita. Nell’attività del PD abbiamo percorso due vie, le stesse vie di questi 18 mesi di Governo. La prima è quella dello sforzo inequivocabile per affrontare l’emergenza industriale, affrontando le molteplici e numerose crisi aziendali partendo dalle storie sparse per il territorio nazionale, affrontandole una ad una e visitandole, come abbiamo fatto con l’AST di Terni o con Piombino.

 

Simbolicamente sceglievamo di fare la Festa nazionale dell’economia e del lavoro nel 2014 a Piombino. Di fianco all’Italia che mantiene il suo passato, rigenerandolo per ricostruire il futuro, il PD ha continuato a percorrere anche la seconda via, quella del paese che ha già cominciato a reinventare il proprio futuro industriale, investendo su quello che il nostro paese andrà a produrre nei prossimi decenni. Per il 2015, simbolicamente il Partito democratico decide di celebrare questa seconda via fissando la propria Festa Nazionale Economia e Lavoro a Bologna, perché proprio a Bologna abbiamo avuto alcuni tra gli investimenti più lungimiranti della nostra manifattura.

 

In questo ideale passaggio di consegne da Piombino a Bologna il Partito democratico non fa altro che accompagnare il passaggio da un paese che gestisce le proprie crisi aziendali per proteggere il meglio del proprio passato ma investe sulla progettazione del futuro.

 

Il Partito Democratico ha esercitato in questi mesi uno sforzo di servizio, servizio alla trasformazione del paese, al cambiamento produttivo, per interpretarne non solamente le difficoltà ma anche le speranze.

 

Per combattere le difficoltà bisognava riformare il modo in cui opera ordinariamente la nostra economia, partendo proprio dal mercato del lavoro ma senza fermarsi lì. Progettare il futuro cambiando il modo in cui ordinariamente gestiamo i nostri problemi necessita quella svolta fiscale che è il terzo tratto distintivo della politica economica del Governo. Chi vuole progettare il proprio futuro deve scegliere il nostro paese invece delle sue alternative. L’ultima serie di iniziative del PD di questi mesi si è concentrata sulla questione fiscale: spiegare come si è operata la riduzione fiscale sul lavoro e come questa si accompagnava alla attuazione della legge delega sul fisco non è stato facile. Ma come possiamo essere credibili nella nostra opera di liberazione del lavoro se non sappiamo premiarlo fiscalmente? Con le oltre 10 iniziative specifiche svolte sul territorio nazionale su fisco e revisione della spesa, abbiamo solo cominciato a scalfire la barriera dell’incredulità di un paese abituato ad essere penalizzato proprio mentre svolge la sua attività più importante: il lavoro.

 

Il mondo non è solo molto più interconnesso di prima ma si è allargato nelle opportunità che offre a chi vuole pensare al proprio futuro. La sfida a cui abbiamo lavorato come PD è stata quella di fare in modo che, in questo mondo che si allarga, l’Italia sia sempre di più il luogo dove poter pensare con maggiore convinzione e maggiore fiducia al proprio futuro.

 

Nella nuova pagina web, diamo una rappresentazione alla prospettiva di questi 18 mesi di attività Economia e Lavoro

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