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Renzi: «Spacchettamento per il referendum? No, non sarà à la carte»

Partiamo dalla copertina dell`«Economist» di questasettimana: «The Italian job», parla della situazione dellebanche italiane. Matteo Renziè alla guida, ma sull`autobusin bilico sul precipizio ci siamotutti noi. Possiamo staretranquilli?

 

«A mio giudizio il problemadelle banche in Europa non sonole banche italiane. La questionedel credito riguarda moltiistituti del continente e io sonomolto più preoccupato daiderivati delle banche di altri Paesipiuttosto che dai debiti «incagliati» delle nostre. Dopodichéin Italia forse bisognava fare- nel 2011, nel 2012 – quelloche fece Angela Merkel che mise247 miliardi di euro nellabanche tedesche».

 

Perché noi non lo abbiamofatto allora, visto che ora nonsi può più fare?

 

«Valutazioni politiche dei governidi allora, ora le regole sono cambiate. Oggi, rispetto aiproblemi di alcune realtà italiane, noi assicuriamo la tranquillità: vogliamo che risparmiatorie correntisti siano al sicuro. Poi c`è un tema specifico per le bancheitaliane: devono fondersi, civogliono meno posti nei consiglidi amministrazione».

 

Il «Financial Times» diceche in Italia ci sono più filialiche pizzerie: il mondo inglesece l`ha con noi in questo momento?

 

Secondo me no. Quando sonoarrivato a Palazzo Chigi, tuttisi chiedevano “Italia e Grecia comesono messe?”. Ora non è piùcosì. A me ora chiedono “cosapropone l`Italia?».

 

Un accordo con l`Europasulle banche, con le regole attuali,è più vicino?

 

«Sì. Un accordo è a portata dimano, Poi c`è un tema complessivo, l`Europa cosa farà da grandedopo Brexit?».

 

Se fosse stato Cameronl`avrebbe fatto il referendum?

 

«Non posso rispondere sì ono. Lui ha fatto un accordo politico con la sua minoranza interna. C`è un grande insegnamento: mai utilizzare le istituzioniper regolare i conti con le minoranzeinterne, questo è l`insegnamento».

 

Forse ce n`è un altro: nonusare i referendum per deciderecerte questioni.

 

«Io non ho paura del voto deicittadini».

 

Quando si farà il referendumcostituzionale italiano?

 

«Non decido io, ragionevolmentea ottobre, non il 30 che èun ponte, al limite il sei novembre. Non ho scelto io di fare il referendum, è previsto dalla Costituzione, e sono convinto chesia un fatto positivo».

 

In quello inglesé si è votatosull`Europa ma hanno parlatola paura, la rabbia, perfino lanostalgia. Non c`è il rischioche nel nostro referendum glielettori non stiano a vedere ilmerito e votino, invece, su unsignore di Rignano, provinciadi Firenze?

 

«Credo di no. Tutti a dire negliultimi due mesi: “Renzi deviessere più umile, meno arrogante”. Allora io dico: se do questaimpressione forse sbaglio ioe tutti subito a dire: “Vedi hacambiato tono, ha paura”. Io rispondocon un grande sorriso. Il referendum inglese era sull`Europa, nei suoi articoli lei hafatto notare le tante diversità delRegno unito. La mia lettura èche sia stata data all`Europa tuttala colpa per ciò che l`economianon riusciva a risolvere».

 

Ma lo state facendo tutti, dasinistra a destra, di parlar maledell`Europa, la usate comesacco di pugilato. Poi non stupitevise la gente vota control`Unione.

 

«Io sono innamorato dell`Europa. Ho messo 80 milioni dieuro per ristrutturare Ventoteneche cadeva a pezzi. Non parlomale dell`Europa come grandeideale, quello è un miracolo, 70anni di pace, benessere, libertà. Solo che questo miracolo deveriaccadere: se l`Europa è soltantoregolamenti e tecnocrazia, viene meno. In Gran Bretagna,per esempio, ha contato la percezione della paura degli immigrati, e il nome di questa pauraè diventato Europa. Quella mattinaci siamo risvegliati choccati. Il referendum italiano è un`altracosa: sono trent`anni che sidice che dobbiamo fare le riforme».

 

Lei è convinto che gli italianivoteranno nel merito?

 

«Farò di tutto perché sia cosi».

 

Ma spacchetterete il referendum?

 

Di Maio ha detto cheè da «miserabili».

 

A propositosarà il suo successore?

 

«Sono molto contento quandovedo che i giovani fanno politica. Sulla successione, la risposta è no. Arriverà un successore, certo, mi auguro che sia inun arco di tempo non immediato…ma non penso che sarannoi 5 Stelle».

 

Tornando allo «spacchettamento».

 

«A mio giudizio lo spacchettamentonon sta in piedi. Certo, sarebbe più semplice risponderea una serie di quesiti del tipo: “Volete voi ridurre il numero deiparlamentari?”. Però in ballo c`èla Costituzione, la maggioranzadei giuristi dice che non è possibilefare un referendum à lacarte. A Natale si spacchettano iregali! Insomma, deciderà chi èdeputato a decidere: per me ladomanda è molto semplice: “Volete continuare con questoParlamento o cambiare?”. Sevuoi cambiare, voti sì, se nonvuoi, voti no».

 

Berlusconi cosa dirà. Sembrala vendita del Milan, ognigiorno dice una cosa diversa.

 

«Per il momento ha detto dino. Intanto gli facciamo un auguriodi cuore di pronta guarigione».

 

Se lei perdesse dove va?

 

«Tutti mi dicono che personalizzoil referendum. Ora nonapro più bocca».

 

Cambierete l`Italicum?

 

«Quando siamo arrivati nonc`era una legge, era stata cancellatadalla Corte costituzionale. Ora c`è e dice che chi arriva primo, vince. Se il Parlamento è ingrado di farne un`altra, si accomodino. Vedo ora che qualcunoè preoccupato e dice “ma possonovincere gli altri”. Certo, sichiama democrazia ».

 

Ma, visti i risultati delle Amministrative, non vede che ilmantello del cambiamento stapassando sulle spalle di qualcun altro, non teme di diventarepassato prossimo?

 

«Essendo un fedele lettoredel Corriere, ricordo che fino adomenica dicevate che il valorenazionale di quel voto era datodal risultato di Milano. A Milanoabbiamo vinto e ci avete dettoche la partita che valeva eraTorino. Al di là delle battute, iovoglio bene all1talia, tanti auguridi buon lavoro ai sindaci. Io
Virginia Raggi non l`avrei votata,ma sappia che dal governo ci saràpiena disponibilità ai primicittadini di tutti i colori politici».

 

Tutti vogliamo bene a questoPaese, ma quando il sognodi un ragazzo è guadagnare1.300 euro al mese abbiamoun problema. A chi sono finitii frutti delle famose “globalizzazioni”?

 

«Questo è il tema. Una voltache abbiamo finito con questastoria delle riforme sarà più facilediscutere. Penso che il futurodell`Italia siano innovazione, ricerca e cultura».

 

Il mio amico Dario Piacentini, il numero due di Amazon,cosa farà?

 

«Viene a fare il capo, gli hofatto la corte, chiedendogli didare una mano al suo Paese. Iniziail 17 agosto. Quante volte miè stato detto “tu metti solo i tuoiamici nei posti di responsabilità”. In un posto come quello dicapo dell`Italia digitale invece ioho cercato il più bravo di tutti. Per tornare, poi, ai 1.300 euro. Èchiaro che in particolare è il Suda dover ripartire: in questi anninelle regioni del Sud si è fatta vivauna certa cultura anti industriale.Noi ora abbiamo messoregole molto chiare: questi sonoi soldi e questa è la tempistica. Se non li spendi te li tolgo. L`anno scorso ho sentito Salvinidire una cosa pazzesca: “bloccheremol`Italia”. Ma vi rendeteconto che c`è bisogno esattamentedell`opposto? Ci sonoopere pubbliche bloccate da decenni».

 

Stella e Rizzo, se fosseroqui, si darebbero di gomito…

 

«Io sono per prendere tutte lecose che hanno scritto e cercaredi risolverle».

 

Secondo lei Trump vince?

 

«Sei mesi fa ho detto che sefossi americano voterei HillaryClinton».

 

Se Trump diventa presidente siamo sicuri che voglia essere nostro amico? Al G7 diTaormina cosa vi direte?

 

«Rispettiamo il voto degliamericani, al vertice dell`annoprossimo avremo un sacco didonne primo ministro. Quindi, il presidente americano saràHillary Clinton».

 

Le manca una vittoria elettorale?

 

«Teresa May in Gran Bretagnadiventa premier senza elezioni…»

 

Non è la mia domanda.

 

«Mi manca una campagnaelettorale, io la faccia ce la metto. Mi sento dire da chi prende 58 clic su un blog che non homai preso voti. Ho fatto le primariea Firenze, ho vinto il ballottaggioper il sindaco. Poi hofatto le primarie del Pd e ho perso. Ho rifatto le primarie, e stiamoparlando di milioni di voti, ele ho vinte. Sono andato al governonon per un accordo di palazzoma perché il governo diprima non stava facendo piùniente».

 

È pentito dell`hashtag «staisereno»?

 

«Ci credevo davvero. Sonostato due mesi a cercare di convincerel`allora premier. Cerca difare un piano pluriennale, nonpensare alle elezioni… Io intantopensavo solo a Firenze. Il premieraveva la seguente situazione: il tavolo delle riforme erafermo, l`articolo 18 era un tabùsu cui si infrangevano tutti i tentatividi riforma, avevano promessodi togliere la tassa sullaprima casa ma in realtà le hannosolo cambiato il nome. Il governoinsomma era fermo. Credoche scriverò la ricostruzionedi come andarono davvero lecose in quel periodo. Penso siaarrivato il momento. Ora “staisereno” non riesco più a dirlo anessuno…».

 

In questi giorni c`è statol`episodio di Fermo. Questaviolenza che circola è una novitào c`è sempre stata e ora cisono solo più strumenti che cela fanno vedere?

 

«L`odio fa impressione. Manon credo che trent`anni fa fossediverso, quando mio padreandava all’università si sparava e quando ci andavo io venivano uccisi i magistrati. È che dovremmo riconoscerci di più come comunità. Intendiamoci non è colpa della politica se uno prende il coltello o spara, ma se tutti facciamo uno sforzo per tenere più alto il livello malenon facciamo. Questa vicendami ha colpito al cuore».

 

Molti di quelli che arrivanonon otterranno i documenti. Escompaiono. Non possiamopermetterci tutte le personeche stanno arrivando.

 

«Non credo al nesso immigrazioneuguale terrorismo. Chiarriva con il barcone scappa, non viene qui per compiere attentati. Detto questo, dobbiamocontinuare ad investire in Africa, aiutarli – ma davvero – acasa loro. Nell`immediato quelli che sono arrivati non li possiamotenere per la strada o nellestazioni, non possono passare iltempo ad aspettare che arriviqualcosa. Il cittadino che li vedebighellonare non è felice e nonha tuffi i torti».

 

Lei è convinto che lo si possaspiegare a un elettorato arrabbiatoe frustrato.

 

«Sono convinto di sì. C`è unafrase di un pastore luterano,Dietrich Bonhoeffer: “L`ottimismosignifica non lasciare il futuroagli avversari”. Ecco, io ilmio futuro agli avversari non lovoglio lasciare».

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