“Voi futuri ingegneri e architetti avete un ruolo di responsabilità sociale. L’architettura per ricucire, l’ingegneria per prevenire. Il progetto Casa Italia lo vogliamo fare senza colore politico, ma con un grande valore politico: deve riguardare tutti. Cambieranno i governi, ma ci deve essere una struttura per la prevenzione, che non insegua le emergenze. Non è pensabile che per la stabilità europea crollino le scuole”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo al Politecnico di Milano ad un incontro con il rettore, Giovanni Azzone, che sarà project manager del progetto e i dottorandi in ingegneria e architettura.
Sul progetto ‘Casa Italia‘, che ha l’obiettivo di mettere in sicurezza il Paese con un piano di prevenzione a lungo termine contro i terremoti allo studio del governo, Renzi afferma che è “un progetto di tutti per dare all’Italia una struttura stabile e non inseguire le emergenze. Tutto quello che servirà in termini di soldi lo metteremo”.
“Vogliamo essere bravi nella prevenzione anche se occorreranno anni – ha aggiunto-. Se riusciamo a prevenire possiamo fare dei passi avanti anche se il rischio zero non esiste”. “La sintesi è questa – aggiunge – ad Amatrice 238 persone sono state salvate, impressionante all’Aquila erano 112. Vuol dire che sull’emergenza abbiamo fatto un passo avanti. E’ il terremoto che chiameremo di Camerino, con lo sciame che continua, alcune realtà hanno retto”.
“La sinistra negli ultimi anni ha sperato di utilizzare l’Europa per attaccare Berlusconi. La destra ha considerato l’Europa una roba da lasciare andare, non ha investito sulla classe dirigente. Non c’è una regola che abbiamo costruito noi, a partire da quelle bancarie – ha proseguito Renzi – “E quando sono arrivati i tecnici hanno preso per oro colato tutto quello che veniva dall’Europa. Questo atteggiamento subalterno verso l’Europa è stato un disastro per il nostro Paese. Io sono per l’ideale europeo, ma l’interesse nazionale non è contro l’ideale europeo, e questo va fatto soprattutto a livello tecnico, con i funzionari che devono farsi sentire quando si costruiscono le regole. Per fortuna non si fa più la guerra, regolare i conflitti passa attraverso le regole tecnocratiche. E l’Italia non può più fare la bella addormentata nel bosco”, ha concluso.