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Renzi: “Dalle alluvioni a Bagnoli solo il Pd difende l’ambiente”

Caro direttore,
i richiami a una maggiore attenzione all’ambiente sono sempre utili. E vanno presi sul serio. Perché quando è in gioco il futuro del nostro pianeta, ogni sollecitazione, idea, discussione aiuta a voler bene al nostro paese e ai nostri figli e al loro domani.
 
Giudico dunque positivo, molto positivo, che si parli di ambiente e che temi come gli effetti devastanti del cambiamento climatico siano al centro della politica e anzi auspico che ci restino per 365 giorni l’anno. E ben venga la richiesta al PD di occuparsi di più di questi temi.
 
Considero un privilegio aver lavorato a fianco di Barack Obama e Francois Hollande per la stesura dell’accordo storico sul clima di Parigi. Mi sono emozionato quando l’ho firmato a nome del governo italiano e ho vissuto come una ferita la decisione di Donald Trump di far uscire gli Stati Uniti da questo percorso virtuoso. Tanto è vero che il primo atto della nuova segreteria del PD dopo le primarie del 2017 è stato quello di organizzare in cento piazze d’Italia cento fiaccolate per contestare la decisione americana e rilanciare la necessità di una svolta concreta sul clima e sull’ambiente. Manifestazioni molto partecipate anche se poco rilanciate dai media: l’ambiente purtroppo va di moda a giorni alterni e dopo le grandi emozioni ci sono le grandi rimozioni.
 
Dico questo perché se è giusto chiedere di fare dì più, non si può nemmeno cedere a semplificazioni superficiali.
 
In questi anni molto si è fatto e con molta concretezza. Innanzitutto è giusto ricordare il lavoro dei sindaci. Nella mia esperienza di Firenze ricordo l’aver chiuso al traffico la struggente bellezza dell’area del Duomo ridotta a spartitraffico, l’arrivo delle prime infrastrutture urbane per ricaricare le auto elettriche, l’aver investito sulle pedonalizzazioni, il rinnovo del parco mezzi dei bus, il sistema tranviario al posto di tante auto, le case popolari costruite con criteri di efficienza energetica sul modello di CasaKlima, le piste ciclabili, il collettore fognario di metà Firenze che scaricava in Arno e oggi arriva al depuratore, i semafori intelligenti per ridurre l’inquinamento sui viali di circonvallazione, il piano strutturale urbanistico a volumi zero per dire stop alle cementificazioni selvagge che hanno purtroppo deturpato altre nostre città. Da sindaco del Partito Democratico, nel mio piccolo, ho fatto questo. E molti altri sindaci hanno fatto più di me, meglio di me. I sindaci del PD fanno di questo partito oggettivamente il più grande partito ambientalista d’Italia.
 
Il mio governo dei Mille Giorni ha respinto la legge spudoratamente filo abusivi della Campania del governatore Stefano Caldoro. Ha investito nove miliardi di euro per il progetto Italia Sicura contro frane e alluvioni, con 1334 cantieri molti dei quali in esecuzione. Il “famigerato” Sblocca Italia ha riaperto i cantieri immaginati 50 anni fa a cominciare dai 402 milioni di cantieri a Genova sul Bisagno e gli altri torrenti. Ha messo i soldi e nominato i commissari per velocizzare i cantieri.
 
La legge sui reati ambientali era attesa da due generazioni di ambientalisti e oggi è realtà. Una nuova missione è stata affidata a ENI e ENEL per le rinnovabili e ha visto questi due colossi essere in prima linea sul futuro delle energie alternative dove l’obiettivo non è continuare con i sussidi che aiutano imprese straniere ma creare filiere di innovazione e ricerca italiana. L’ecobonus rinnovato in più circostanze e il nuovo Sisma Bonus per interi condomini dimostra che la strategie degli incentivi fiscali non serve a dare mance elettorali ma a scatenare la scintilla che faccia partire i lavori utili.
 
Sullo sfondo il grande piano Casa Italia, voluto dal nostro Governo e che richiederà decenni per la completa attuazione ma che sarà decisivo per il futuro dei nostri figli. Per chi ama parlare con i numeri anziché con le parole faccio riferimento al comma 140 della Legge di Bilancio dello scorso armo, atto finale del mio governo: sono decine di miliardi di euro che saranno spesi da qui al 2032, se la burocrazia non li blocca prima.
 
Il piano di ambientalizzazione dell’ILVA e l’inizio dei lavori per Bagnoli segnano una svolta per le due ferite ambientali principali del Mezzogiorno, frutto del disinteresse o della mancanza di concretezza di molti governi del passato.
 
Il mare non lo inquinano le trivelle ma la mancanza di depurazione che ci vede sotto infrazione europea: so che dirlo non sembra di sinistra, ma non dirlo mi sembra assurdo e qui invito ad una pacata discussione sul tema in una fase come questa di transizione energetica.
 
Depuratori, acquedotti, lotta all’inquinamento fatto con i cantieri, non con i convegni. Infine la cura del ferro e l’investimento nelle infrastrutture su cui Graziano Delrio d’in- tesa con Gianluca Galletti ha lavorato perfettamente e su cui meriterebbe aprire un capitolo a parte. Magari insieme all’investimento sulle periferie, nella logica del rammendo di cui ci ha parlato Renzo Piano.
 
Insomma: in questi anni abbiamo fatto molto. Ma forse ne abbiamo parlato poco.
 
Rimediamo insieme, già dalla prossima Conferenza Programmatica di Napoli.
 
Fuori dal PD c’è il condonismo teorizzato dai cinque stelle e dalla destra. Fuori dal PD c’è un modello di sviluppo vecchio stile che strizza l’occhio alle politiche di Trump. Se qualcuno pensa che dentro il PD si possa fare di più, venga a darci una mano. Partendo da quello che è stato fatto. Che non è poco.
 
Costruiamo il futuro senza ridicolizzare il presente. E facciamolo insieme.
 
lettera di Matteo Renzi a La Repubblica

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