“C’è una manovra su alcune banche, punto”, ma il sistema “è molto più solido di quello che legittimamente alcuni investitori temono”. Così il premier Matteo Renzi in un’intervista al direttore del Sole 24 Ore risponde sulla questione bancaria e affronta tematiche a 360 gradi: il conflitto con l’Europa, la trasparenza dei mercati, la manovra, le riforme, l’Ilva. Sulle banche il presidente del Consiglio sottolinea che non c’è nessun attacco all’Italia: “Gli eventi di queste ore agevoleranno fusioni, aggregazioni, acquisti. E’ il mercato, bellezza”.
Renzi afferma che “il Monte dei Paschi oggi è a prezzi incredibili” e su questo istituto “la soluzione migliore sarà quella che il mercato deciderà. Mi piacerebbe tanto fosse italiana, ma chiunque verrà farà un ottimo affare”. Gli analisti, aggiunge, sanno “che investire in Italia oggi è una ghiotta opportunità” e sulle quattro banche conferma che chi è stato truffato “riavrà i suoi soldi”. “Ma con queste regole non avevamo alternative: abbiamo salvato un milione di conti correnti, migliaia di stipendi”.
Renzi sposa la proposta del quotidiano di introdurre prospetti semplificati per indicare il livello di rischio dei prodotti finanziari. Altro nodo centrale i rapporti con l’Europa. Renzi crede che “la politica economica europea vada cambiata”. L’Italia, spiega, “non mostra i muscoli, ma dobbiamo smetterla col provincialismo di chi passa le giornate a pensare che Bruxelles sia infallibile”. “Non alzo la voce. Alzo la mano. E faccio domande”, nessuna polemica insomma, “solo proposte” e “gli alleati non mancano”.
Sulla flessibilità Renzi rimarca che “non è una concessione”, ma “una regola dell’Unione Europea, un preciso impegno di Juncker e dei suoi”. Sulla legge di Stabilità sottolinea che non c’è rischio di correzione in primavera: “Stiamo parlando di qualche decimale di differenza”, “per una volta non ho sentito una critica”. E ripete che “l’Italia c’è, riparte”.
Il premier sottolinea che Jean-Claude Juncker ha “sbagliato linguaggio nel metodo e sostanza nel merito” ma non è preoccupato di quello che definisce “un infortunio verbale del presidente della Commissione”.
“Il mio partito è il partito più votato in Europa, con oltre undici milioni di voti. Se Juncker è lì, è grazie anche ai voti del Pd e del Pse. Non sono permaloso. Se Juncker sbaglia una conferenza stampa, pace. Se Juncker sbaglia politiche, allora sì che mi preoccupo”. Ma quando da Bruxelles si denuncia che a Roma manca un interlocutore Renzi riconosce “un punto di verità”: “L’Italia ha investito meno del dovuto nella creazione di una tecnostruttura in grado di essere squadra”.
Il presidente del Consiglio parla poi dei nodi interni: sulla riforma della contrattazione invita le parti sindacali a fare la loro parte, mentre sull’ingresso di Cdp nel capitale di Telecom decideranno i vertici dell’istituto. Sull’Ilva il governo non accetterà che “sia uccisa dalle lobby di acciaieri di altri Paesi”. Tra le riforme, conclude, “quella della Pa segna un buon passo in avanti” e poi sul referendum costituzionale conferma: “Se perdo il referendum, lascio la politica”.