Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, è il candidato governatore del centrosinistra unito.
Mangialardi, ha messo insieme tutto il centrosinistra, da Bonino, Renzi e Calenda alla sinistra di Articolo 1 e Leu.
«Innanzitutto ho unito le anime del Pd che si contrapponevano. C’era il rischio di una lacerazione seria. Se il Pd è unito diventa tessuto connettivo del centrosinistra. Siamo uniti non per modo di dire, perché c’è un accordo sulle cose da fare: green economy, sostenibilità , partecipazione. D’altra parte la mia candidatura è nata anche dall’appoggio di 120 sindaci delle Marche, non solo di centrosinistra, ma molti civici e qualcuno di centrodestra a cui hanno aderito i dem Matteo Ricci di Pesaro, Valeria Mancinelli di Ancona e Romano Carancini di Macerata».
Sull’apertura ai 5Stelle: «Con Vito Crimi, il capo dei grillini, ho lavorato, avendo lui la delega per le aree del sisma. Credo che i SStelle si siano pentiti di non avere partecipato al governo in Emilia Romagna con Bonaccini, perché quando si governa si incide. Nelle Marche potrebbero incidere davvero, dalla costruzione del programma alla partecipazione al governo regionale. Sulla sanità ad esempio, faremo un progetto innovativo con il potenziamento della sanità pubblica e della medicina del territorio e la Regione sarà chiamata a gestire le risorse che arriveranno da Roma».
Fondi Mes. “L’argomento Mes non facilita il rapporto con i SStelle, che sono contrari, ma li invito a riflettere sull’importanza che quei fondi avrebbero anche per le Marche».
«Condivido l’appello di Zingaretti. Il centrosinistra unito più i 5Stelle potrebbe essere il bel modello marchigiano e farci vincere contro la destra nostalgica».
«Sia il centrosinistra che i 5Stelle dovrebbero ricordarsi chi è l’avversario che abbiamo davanti, e che dobbiamo sconfiggere a tutti i costi. È un esponente della destra nostalgica. Qui sono venuti Salvini e Meloni a presentarlo, è calato da Roma, scelto là e ricordo a tutti che è uno che va alle cene organizzate per celebrare la marcia su Roma».
L’intervista completa su La Repubblica