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A Reggio Calabria contro la violenza di genere

 

 


 

Si svolge a Reggio Calabria la manifestazione nazionale contro la violenza di genere. Una manifestazione che di giorno in giorno ha visto crescere le adesioni da parte di istituzioni, corpi sociali e semplici cittadini e che vedrà la partecipazione della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini e del Ministro Maria Elena Boschi responsabile, all’interno dell’esecutivo, delle Pari Opportunità.

 

È un momento di partecipazione molto importante con il chiaro intento di condannare ogni forma di violenza fisica e psicologica contro le donne in una delle terre più complesse e complicate.

 

L’Italia, dopo la ratifica della Convezione di Istanbul, ha una delle normative più avanzate per contrastare questo drammatico fenomeno ma sappiamo bene che non è solo una questione legislativa ma, soprattutto, è una questione culturale.
Purtroppo, rimane un evidente ritardo sotto questo profilo e dobbiamo fare di tutto per recuperare questo gap. Il senso profondo della manifestazione di Reggio è da rinvenire, quindi, proprio nella emergenza culturale che fa da premessa ai tanti, troppi, episodi di violenza che si registrano in Italia e in Calabria. Sono orgogliosa che questa manifestazione nazionale si svolga nella mia regione. È la terra di Lea Garofalo testimone di giustizia uccisa dalla ndrangheta n12009, di Fabiana Luzzi di Corigliano bruciata viva da quello che considerava il suo «fidanzato», di Marisa Putortì di Nicotera «gambizzata» dal fratello solo perché indossava la minigonna, della Benne di Melito Porto Salvo stuprata ripetutamente nel corso del tempo da un branco di violenti, in un clima di barbara omertà.

 

Da deputata, alla prima esperienza parlamentare, non dimenticherò mai il voto per l’introduzione del reato di femminicidio, uno dei primi provvedimenti di questa legislatura. C`è ancora tanto da lavorare, c’è la necessità di non sottovalutare messaggi pericolosi che vengono veicolati attraverso i media e, ormai, soprattutto, la «rete». Da genitore di questo tempo avverto, in maniera molto sentita, la fatica e la solitudine nel processo di educazione, con la evidente crisi di tutti i soggetti istituzionali e sociali che sono stati sempre di supporto nei processi educativi, dalla scuola alla chiesa, fino all`associazionismo laico e cattolico.

 

Ci sono messaggi che arrivano in maniera non mediata, dove a prevalere rischia di essere l’istinto. Lo abbiamo visto nel caso della povera ragazza napoletana, Tiziana Cantone, portata al suicidio dagli effetti “virali” della rete. Questa fertilità fa paura e deve indurre il legislatore non solo ad occuparsi delle normative ma anche e soprattutto dei contesti sociali in cui queste nonne ricadono. C’è un lavoro pre-politico sempre più difficile da affrontare perché i corpi intermedi sono frammentati e con una credibilità minata. Serve un cambio di passo. In Calabria si sta facendo un lavoro importante.

 

È di questi giorni l’avviso per il finanziamento e la programmazione dei centri e delle attività anti violenza grazie alle risorse stanziate dal Governo nazionale. Una infrastrutturazione sociale indispensabile per aiutare donne in difficoltà.
È un segnale forte, come appunto, quello della manifestazione che parte dal Mezzogiorno, da Reggio Calabria, per superare luoghi comuni e pregiudizi, perché se è vero che Malia riparte se riparte il Sud è altrettanto vero che il Sud non riparte se ad essere protagoniste non sono le donne.

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