“Il ricorso al Tar di M5s e Sinistra italiana sul quesito del referendum è soltanto un’ammissione di paura. Dopo due anni, migliaia di votazioni in Parlamento e la presentazione di 84 milioni di emendamenti su un testo che ha un titolo preciso, esponenti autorevoli di queste forze politiche scoprono ora che il quesito referendario richiama il titolo della legge di riforma? E’ un insulto alla loro intelligenza, oppure alla nostra. Un ulteriore arrampicarsi sugli specchi di chi non ha più argomenti”.
Lo dice il senatore Claudio Martini, vicepresidente vicario del gruppo del PD.
Il vice capogruppo vicario del Partito Democratico alla Camera dei Deputati, Matteo Mauri commenta: “Il Movimento Cinque Stelle insiste nel tentativo di rendersi ridicolo, questa volta sostenendo che il testo del quesito referendario sia stato deciso dal Quirinale e annunciando un ricorso al Tar per modificarlo. Si tratta di un’improbabile quanto stravagante opera di mistificazione della realtà, dal momento che, come tutti sanno, per legge il quesito è deciso dalla Corte di Cassazione”.
“L’ennesima dimostrazione – prosegue Mauri – di inadeguatezza istituzionale di una forza politica che pretenderebbe di candidarsi alla guida del Paese. Una polemica tra l’altro del tutto inutile, dato che non sarà certo il testo che gli elettori leggeranno nella cabina elettorale a determinare la loro scelta. Scelta che avranno tutto il tempo di maturare nei prossimi due mesi. Sperando che siano mesi di confronto nel merito e non di sterili polemiche sul nulla”.
#M5S e #Si data loro penuria motivazioni contro #ReferendumCostituzionale ricorrono al Tar contro quesito deciso da Cassazione secondo legge pic.twitter.com/gdsI1NAYYi
— Sergio Boccadutri (@boccadutri) October 5, 2016
In Aula non hanno presentato 1 solo emendamento per cambiare titolo ddl costituzionale ma ora ricorrono al tar. #M5S e #Si sfiorano ridicolo
— Andrea Marcucci (@AndreaMarcucci) October 5, 2016
“Ricorso al Tar? Siamo alle comiche. L’eterogenea pattuglia del No si scaglia contro la formulazione del quesito semplicemente perché illustra chiaramente per cosa sono chiamati a votare i cittadini.
Improvvisamente dopo oltre due anni di votazioni in Parlamento e dibattiti di ogni specie, scoprono solo ora per cosa e su che cosa hanno votato?
È la dimostrazione che quelli del No non hanno argomenti e quando si entra nel merito della questione non sanno che pesci prendere”.
Commenta così Emanuele Fiano della segreteria PD.