“Pericolo autoritario? Nel caso di questa riforma, francamente, mi pare evocato a sproposito. Anche perché resta inalterata la forma di governo: nessun potere in più è attribuito al presidente del Consiglio. Ed è peraltro previsto un robusto sistema di contrappesi. Il primo è proprio il Senato rappresentativo delle istituzioni territoriali, svincolato dal rapporto fiduciario, dotato di autonomi poteri di controllo e valutazione. Gli altri sono individuabili nel ricorso preventivo alla Corte Costituzionale sulle leggi elettorali, nell’irrobustimento degli strumenti di democrazia diretta, nell’elezione di due giudici della Corte Costituzionale da parte del Senato, nei quorum assai più alti previsti per l’elezione del presidente della Repubblica e infine nella previsione dello Statuto delle opposizioni”. Lo afferma la presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro, in un’intervista al Sole 24 ore e che respinge con forza le accuse di rischio autoritario provenienti anche dal suo partito, il Pd.
Nessun pericolo autoritario, presidente, ma con il meccanismo del voto a data certa il governo viene comunque messo in condizione di vedere approvate in tempi brevi le sue proposte di legge. “Certo. L’articolo 7a riformato prevede che, ad esclusione dei casi di competenza paritaria e altre ipotesi di leggi particolarmente importanti (quali, ad esempio, quelle di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali), il governo possa chiedere che la Camera iscriva con priorità e approvi entro 60 o 85 giorni un disegno di legge ritenuto ‘essenziale per l’attuazione del programma’. E, contrariamente a quanto sento erroneamente sostenere, la Camera potrà apportare modificazioni al testo del governo. È un’innovazione che coniuga la centralità del Parlamento nell’esercizio della funzione legislativa e l’esigenza del governare, che si traduce nel vedere tradotto in legge – in tempi celeri – un essenziale impegno programmatico. Uno strumento che favorisce stabilità e governabilità”.