“L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Nessuno si salva da solo. La sfida del Sud è la più difficile di tutta la nostra storia unitaria. Ma non è una causa persa”. Da Gioia Tauro dove, insieme al premier Conte e alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha presentato il Piano per il Sud, il ministro Provenzano scrive su Facebook dello spirito che orienta il provvedimento, e delle linee guida che lo animano.
“L’Italia ha molte fratture. Le disuguaglianze e le divisioni si combinano e si accentuano nei luoghi”, scrive il ministro per il Sud. “Colmare i divari territoriali non è solo un atto di giustizia, è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo inespresso del nostro Paese. Hanno raccontato a lungo un’emergenza immigrazione, per mesi hanno parlato di invasione. Non guardavano al Sud che si svuota, ai paesi che si spopolano, all’esodo delle nuove generazioni che rappresenta la vera emergenza nazionale. Manca il avoro buono, certo. E servizi di qualità: scuola, salute, mobilità”.
Un Piano per dare prospettiva ai giovani
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Piano, Provenzano non nasconde l’emozione, e ha ben chiara la sfida. “Abbiamo voluto mantenere un impegno: mettere il Sud in cima ai nostri pensieri e farlo per tutto il Paese. Per anni si è parlato di immigrazione, ma ci si è dimenticati dell’emigrazione dal Sud. Con questo Piano vogliamo garantire il diritto a restare. Se si va via, però, non è solo per mancanza di lavoro. Quello manca anche altrove. Ciò che manca al Sud è la prospettiva di futuro. Per questo nasce Piano 2030, per dare una prospettiva”.
Non possiamo permetterci la recessione
Il piano per il Sud intende “massimizzare l’impatto delle misure già previste in legge di bilancio e che molti ministeri stanno mettendo in atto in questi giorni. Questo perché il Sud rischia di tornare in recessione e non ce lo possiamo permettere”, ha chiarito il ministro.
“Lo sviluppo e la coesione sono ‘missioni”. – scrive ancora Provenzano su Facebook -. “Non riguardano solo i meridionali, ma tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato. Le istituzioni e i cittadini, la politica e la società devono combatterla fianco a fianco. Consapevoli delle difficoltà, certo, ma anche del mare di opportunità che abbiamo di fronte. Possiamo aprire una nuova pagina.
Dobbiamo scriverla insieme” .
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Promuovere la realizzazione e il completamento di opere in ambito ferroviario, stradale, idrico e edilizio. È uno degli obiettivi del piano messo a punto dal Governo per lo sviluppo del Sud presentato oggi. Per quanto riguarda le infrastrutture, il piano prevede opere appaltabili entro il 2021 per 33,5 miliardi di euro. I principali interventi, oltre all’avvio di nuove opere, riguardano la manutenzione programmata, l’ammodernamento, l’adeguamento e la messa in sicurezza. Le infrastrutture programmate sono pari a 54,8 miliardi di euro, di cui 46 miliardi di euro finanziati.
Neil triennio 2020 -2023 il governo prevede una spesa pari a 21 miliardi con un 65% in più rispetto al triennio 2016-18. E oltre 123 miliardi fino al 2030.
Fra gli interventi prioritari compaiono: il collegamento viario Ragusa-Catania; la strada statale 106 jonica; la SS 121 catanese; la SS 268 del Vesuvio; la SS 17 dell’Appennino abruzzese ed appulo-sannitico; la SS 16 adriatica; il raccordo autostradale Salerno-Avellino; la linea alta velocità-alta capacità Salerno-Reggio Calabria; la linea alta velocità-alta capacità Napoli-Bari e la linea Messina-Catania. Sono 27,5 i miliardi disponibili per interventi sulla rete ferroviaria, 5 per infrastrutture stradali, mentre 360 milioni sono destinati ad opere idriche a cui si aggiungono altri 600 milioni per interventi in altri settori.
Di primaria importanza, “l’investimento nel capitale umano”. L’impegno è tenere aperte le scuole tutto il giorno già dal prossimo anno scolastico iniziando con i comuni dove il tasso di dispersione è più alto. E poi ridurre i divari territoriali nelle competenze, potenziare l’edilizia scolastica, l’estensione della No Tax area senza penalizzare le Università e l’attrazione dei ricercatori al Sud.
Un capitolo intero è dedicato alle politiche ecologiche, a partire dal reddito energetico per le famiglie finalizzato al risparmio in bolletta per le fasce della popolazione a basso reddito, alla diffusione delle energie rinnovabili, fino allasperimentazione di economia circolare, il potenziamento del trasporto sostenibile, e la creazione del “Cantiere Taranto“.