Per quello che c’è, ma anche per quello che manca nel discorso con cui la premier Giorgia Meloni ha chiesto e ottenuto la fiducia, Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, si dice preoccupato. “Meloni – dice Provenzano ad Avvenire – ha avuto un solo pregio, quello della chiarezza. Con tratti di forte arroganza nella replica. Ha detto che non ha simpatie per il fascismo, bene. Ma ha una smaccata antipatia per l’antifascismo, che non è stato i colpi di chiave inglese contro i camerati, come ha detto lei: è la matrice della nostra democrazia”.
Dal suo discorso, aggiunge Provenzano, è stata “del tutto assente la lotta alle disuguaglianze, alle ingiustizie. Non ha dato risposte ai problemi delle persone, ma nemmeno si è posta le giuste domande. Se la disoccupazione è altissima, cosa vuol dire che chi può lavorare deve lavorare? Nulla. E intanto gli toglie il reddito? Non una parola sulla precarietà, sul salario minimo. E il taglio del cuneo, che proponiamo noi, è incompatibile con la Flat tax. La peggiore delle ingiustizie è far parti uguali tra diseguali”.
Provenzano sottolinea che Meloni “è diventata la padrona della destra italiana, ma deve capire che non è la padrona dell’Italia. Il potere ce l’ha. Non cerchi alibi, come il presidenzialismo. Si occupi ora dei problemi dei cittadini. Non è solo suo diritto, è suo dovere”.
Lei non ha escluso la possibilità di collaborare su alcuni temi, per esempio sulla lotta alla mafia. E sulle riforme?
“Ho apprezzato il riferimento a Paolo Borsellino, la stagione delle stragi ha segnato anche me. Oggi torna una domanda di mafia, in interi comparti economici, in pezzi della politica. In Sicilia abbiamo visto uomini della destra arrestati per voto di scambio politico-mafioso. Meloni ha detto che combatterà a testa alta, io le ho chiesto di non guardare in faccia nessuno. Ma sul presidenzialismo non ci sono margini di intesa”.