“Il silenzio di Meloni e la sua assenza di iniziativa stanno assumendo un tratto inquietante. L’Italia sta deragliando dai binari della sua tradizione diplomatica, con le ripetute astensioni all’Onu, l’ultima sul rispetto della pronuncia della Corte internazionale di Giustizia per far cessare l’occupazione in Cisgiordania”. Il responsabile esteri del Partito democratico, Peppe Provenzano, intervistato dal Manifesto, non nasconde la sua preoccupazione per l’escalation in Medioriente. “Per non disturbare il suo vecchio amico Netanyahu la premier sta facendo un grave danno all’immagine del nostro paese“, attacca Provenzano. “Invece di fare delle passerelle con Musk negli Usa, Meloni dovrebbe occuparsi all’Onu di fermare l’escalation in Libano”.
“In Libano si rischia una nuova Gaza“, che rappresenterebbe “l’ennesimo fallimento clamoroso della comunità internazionale. Chi si illude di poter controllare il conflitto è fuori dalla realtà. Bisogna far cessare il fuoco. Già a novembre abbiamo proposto una missione di pace sotto l’egida Onu. Serve un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina e deve finire l’impunità per questa leadership di Israele. Abbiamo sostenuto – ricorda il responsabile Esteri del Pd – la proposta dell’Alto appresentante Ue Borrell di sanzioni per i ministri che invocano crimini di guerra e predicano l’annessione della Cisgiordania”.
È a Liverpool, Provenzano, ospite della Conferenza annuale del Labour. I Labour del premier Starmer, che solo pochi giorni fa ha lodato Meloni per le poliche sull’immigrazione. “Su questo hanno preso un grosso abbaglio. La strada degli accordi con Albania e Tunisia è sbagliata e inutile. Ed è stato il britannico Guardian a documentare le gravissime violazioni dei diritti umani nei campi in Tunisia”, ricorda Provenzano.
Sulla nuova commissione europea della confermata von der Leyen, che andrà al voto, ci sono parecchie perplessità dal gruppo dei socialisti. Lo aveva anticipato Schlein a proposito di Fitto, lo conferma Provenzano: “Per noi le audizioni dei commissari non saranno un passaggio rituale. Decideremo come votare insieme al gruppo S&D sulla base delle risposte che otterremo. Servono dei correttivi all’impianto, se si vogliono i voti dei socialisti ci devono essere impegni chiari su sociale, lavoro, transizione ecologica”.
“È innegabile – spiega Provenzano – una torsione conservatrice nella composizione della commissione, e che la presidente voglia riservare un’attenzione nei confronti della destra sovranista. A luglio noi socialisti non l’abbiamo votata per particolare affinità politica, ma per rispettare il principio democratico secondo cui la presidenza spetta al partito più votato, e cioè il Ppe. Nessuno poteva immaginare che von der Leyen eliminasse il commissario al Lavoro, e neppure che disegnasse una commissione che ricalca l’equilibrio tra i governi nazionali, quasi un doppione del Consiglio”.
Tornando all’Italia, oltre al salartio minimo e alla sanità, c’è un progetto comune del campo progressista?
“Siamo i primi dire che non bastano solo alcune battaglie. Per questo Schlein ha proposto 5 punti da cui partire per costruire un programma alternativo alle destre. Si parla di questione salariale, politiche industriali, istruzione“, che, sottolinea Provenzano “non sono solo titoll. Il percorso che abbiamo davanti è tortuoso, ma abbiamo imboccato la strada giusta. E siamo tutti impegnati in sfide regionali cruciali, a partire da quella di Andrea Orlando in Liguria”.