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Poletti: “Ogni mese aumentano i contratti a tempo indeterminato”

Il dibattito serale della Festa nazionale del PD affronta il tema del rapporto tra Governo e Sindacati: ‘Raccontiamo l’Italia. Governo e Sindacati tra nuovi diritti e nuovi doveri’, con Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Susanna Camusso, Segretario generale della CGIL e l’eurodeputato del PD Renato Soru, moderati dal giornalista Giuliano Giubilei.

“Governo, Sindacati ed imprenditori sono ben rappresentati su questo palco”, introduce Giubilei, partendo dal Jobs Act e dalle cifre vere degli ultimi assunti a tempo indeterminato. Poletti ha ammesso che “il Ministero ha commesso un errore nel dare i dati e quando accade bisogna riconoscerlo e correggerlo, che è quello che è stato fatto. Ma ciò che a noi interessa è quello che si sta verificando stabilmente da sette mesi, e cioè ogni mese c’è un aumento dei contratti a tempo indeterminato e un calo delle collaborazioni e dei contratti co.co.pro. Noi pensiamo che questo dato, peraltro confermato dai dati Inps di qualche giorno fa, ci dia ragione su un obiettivo:quello di combattere la precarietà a fare tornare ad essere il contratto indeterminato il modo normale di assumere nel nostro Paese”.

“I contratti a tempo indeterminato – ha precisato Poletti – sono più del 20 per cento. C’è un dato di un incremento rispetto all’anno precedente del 40 per cento ed è un obiettivo che va consolidato nel tempo, tant’è che pensiamo che l’elemento che bisognerà garantire è che il costo del contratto a tempo indeterminato debba essere strutturalmente più basso di tutti gli altri contratti, se vogliamo avere una scelta che lo promuova”.

Sulle misure da adottare “dovremo trovare un equilibrio nella legge di stabilità”. Quanto alle politiche attive “abbiamo già messo soldi in più perchè nella riorganizzazione degli incentivi abbiamo spostato una quota di risorse sulle politiche attive”.

Susanna Camusso ha chiesto però perchè nel contempo “è stato abolito l’articolo 18, ovvero il diritto dei lavoratori a non essere licenziati ingiustamente, questa è la grande domanda che non trova risposta. Inoltre l’emergenza che preme è la disoccupazione giovanile. Il Paese ha bisogno di politiche di crescita, di investimenti, non togliendo i diritti ai lavoratori. Credo che qualunque cittadino italiano si aspetti che il governo faccia i conti giusti, non i numeri sbagliati. Sono mesi – aggiunge – che diciamo che si sta facendo propaganda sui numeri, se vogliono utilizzare i numeri per confortare delle politiche che non danno risultato si fanno queste figure”.

“Questo Paese ha bisogno di politiche attive del lavoro. Il primo dato, però, è che l’intervento sugli ammortizzatori ha ridotto la copertura in particolare per i lavoratori stagionali e per quelli che sono alla vecchia indennità di disoccupazione a requisiti ridotti. Quindi, mi pare che ci sia molto da lavorare per costruire un vero sistema che incroci le politiche di difesa dei lavoratori con quelle di ricollocazione. La realtà è più amara di quanto ci racconta questo cambiamento”.

Soru ha chiarito le motivazioni che lo hanno portato a votare a favore del Jobs Act in Direzione. “Il diritto al lavoro va tutelato sempre, ma ora viviamo un mondo diverso e dobbiamo tenere il passo. Parlando da imprenditore e non da dirigente posso dire di non aver mai vissuto l’angoscia di essere disoccupato, ma cerco di comprendere questo problema. Dirigo un’impresa che ha a libro matricola 1000 persone di cui solo 6 o 7 a tempo determinato. Per cui cosa sia il lavoro e l’importanza che molti imprenditori danno al lavoro lo testimonia la mia vita. In Sardegna la disoccupazione è altissima e sono interessato a capire come si crea un posto di lavoro. Tanti giovani non sanno cosa faranno dopo l’università e se andare all’estero. Siamo venuti qui per parlare dei diritti ed in particolare del diritto al lavoro riconosciuto dalla Costituzione. Ricordiamoci l’Art 3 che è il dovere di mettere in campo le nostre passioni ed assicurare il pieno sviluppo della persona umana”.

Parlando dei provvedimenti messi in campo dal governo, il Ministro del lavoro ha assicurato che “i quattro decreti attuativi del Jobs Act saranno in CdM la prossima settimana”. Sono per Poletti atti “positivi e nella direzione di affrontare meglio i problemi del lavoro, puntando non solo ad aiutare chi lo perde ma sulla possibilità anche di cercare e cambiare lavoro. E’ un cambiamento di logica”.

Anche l’evasione fiscale è stata oggetto di dibattito e Camusso ha ribadito l’importanza di “incentivare la moneta elettronica ad esempio”. Inoltre “il governo dovrebbe agire in questo senso, sottraendo la pubblica amministrazione alle dinamiche radicate di corruzione. Le risorse non si possono più prendere dai lavoratori ma da quelli che hanno evaso”.
E’ il ministro del Lavoro che risponde alle critiche di Camusso evidenziando invece che nei primi sei mesi del 2015 il gettito derivante dall’attività di accertamento e controllo risulta in aumento.
Anche Soru ha sottolineato l’importanza di investire nel digitale nel nostro Paese. Ma l’ostacolo principale che evidenzia è l’ignoranza, perchè il diritto all’istruzione è più importante del diritto al lavoro”, ha concluso.

Parlando di caporalato, Poletti ha concluso il dibattito dicendo che “come governo era stato previsto un salario minimo, anche se in maniera limitata ed in alcuni settori, ma poi si è pensato che questo sarebbe stato contro la contrattazione che deve marciare sulle gambe delle parti sociali. Il caporalato è un problema sociale oltre che economico – ha sottolineato – e siamo convinti che la libertà è l’opportunità di realizzare se stessi nel lavoro”.
“C’è stata un’estate drammatica”, ha concluso Camusso, ed eventi drammatici hanno portato alla luce questo fenomeno, anche perchè erano italiani i lavoratori che hanno perso la vita, ma non dimentichiamo i tanti immigrati sfruttati. E’ sempre lo stesso ritornello – dice la Segretaria della Cgil – il mondo cambia, dobbiamo cambiare. Ma a questo verbo si dà sempre una accezione positiva, mentre nella realtà non è sempre così. Gli esempi, drammatici, sono sotto gli occhi di tutti. Lo sfruttamento dei braccianti agricoli, le morti, una economia illegale funzionale a quella legale. Il mondo che cambia è il caporalato e il ritorno al passato”, constatata Camusso ironicamente.”I lavoratori sono tornati in condizioni di schiavitù e dovremo porci il problema di come difenderli. Gli imprenditori usano i caporali e quindi non sono innocenti”.

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