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Più contratti di lavoro e più stabili, grazie alle riforme

“Nei primi dieci mesi del 2015 è aumentato, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il numero delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato nel settore privato (+329.785: da 1.107.762 a 1.437.547). Diminuiscono invece le assunzioni con contratti a termine (-59.782) e le assunzioni in apprendistato (-43.834).
La variazione netta – vale a dire il saldo tra le assunzioni e le cessazioni – per i primi dieci mesi del 2015 è pari a 616.543 posizioni; ciò che è rilevante è il confronto con l’analogo valore per l’anno precedente, pari a 309.569 unità: il miglioramento è dunque superiore alle 300mila unità”. Sono i numeri dell’Osservatorio sul precariato presentato oggi dall’Inps.

 

“Nei primi 10 mesi 2015 sono aumentati di 507mila unità i rapporti a tempo indeterminato rispetto al 2014. Nel 2014 gli stessi rapporti di lavoro erano cresciutidi solo di 92mila unità. Crescono le assunzioni a tempo interminato tra operai, impiegati, quadri e dirigenti. Crescono più di tutti, quasi un terzo in più (+ 32%), le assunzioni a tempo indeterminato per il tempo pieno (full time). Se guardiamo alle classi di età vediamo che il maggior aumento nelle assunzioni a tempo indeterminato avviene tra i lavoratori con meno di 25 anni (+41%) seguiti da quelli tra i 25 e i 29 anni (+39%) e poi tra 30-39 (+28%). E’ quindi tra i più giovani che si realizza la più alta percentuale di stabilizzazioni. Se infine guardiamo alle aree geografiche vediamo che, forse sorprendentemente, sono il sud e le isole le regioni dove la quota di assunzioni a tempo indeterminato raggiunge la percentuale più alta (44%) sul totale delle assunzioni”. Lo scrive sul suo profilo Facebook Filippo Taddei, responsabile Economia e Lavoro nella segreteria nazionale del Partito democratico.

 

“In generale – continua Taddei – la percentuale di rapporti a tempo indeterminato sul totale dei rapporti di lavoro accesi o variati torna al 40%. E’ quindi in corso una vera e propria trasformazione della qualità del lavoro. Ci avviamo verso un mercato del lavoro dove l’assunzione a tempo indeterminato sia diventata la modalità centrale di assunzione, esattamente quello che era il fine del jobs act.

I dati rilasciati da INPS si riferiscono ai contratti di lavoro che si sono consolidati aprendo una posizione contributiva presso l’istituto. Questi dati contano quindi tutti i rapporti di lavoro regolari in Italia. A differenza delle rilevazioni di ISTAT sulla forza lavoro non hanno perciò una natura campionaria e sono quindi una fotografia accurata dell’universo dei lavoratori italiani. Ci aiutano quindi a comprendere veramente la trasformazione del lavoro in Italia”, conclude.

 

“In 10 mesi più 415.577 contratti fissi rispetto al 2014. E’ un risultato estremamente importante che testimonia la bontà delle riforme, a partire dal Jobs act. La migliore risposta all’ignoranza e alla cattiva coscienza con cui tanti, in questi mesi, si sono accostati al tema occupazione puntando sul fallimento del Paese”. Così la responsabile Comunicazione del Pd, Alessia Rotta, commenta i dati diffusi oggi dall’Inps.

 

 

“Alla soddisfazione per questi dati – continua- aggiungiamo che questo Natale, grazie al Jobs act, 127mila famiglie avranno una tredicesima in più , insomma buone notizie. Avanti così, si può e si deve fare di più e la Legge di Stabilità contribuirà a spingere ancora la ripresa: meno tasse agli italiani e più risorse per il Paese, questi sono i fatti del Governo”.

 

La capogruppo Pd in Commissione Lavoro a Palazzo Madama, Annamaria Parente, sottolinea “in 10 mesi +415.577 contratti fissi, tra nuove assunzioni e stabilizzazioni, e +91 mln di voucher è un grande risultato del Jobs Act e degli incentivi varati dal governo e voluti dal Pd. Significa che con le riforme stiamo intercettando la ripresa e anche che con le condizioni giuste si può combattere il lavoro nero”. Per Parente, “ora è necessario andare avanti – prosegue Parente – e attuare al più presto anche la seconda parte del Jobs Act, quella delle politiche attive perché nessuno sia lasciato solo durante tutta la vita professionale”.

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