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Pittella: “Sarebbe sacrosanto un coordinamento sul Bilancio”

«Questa è l’ultima pallottola che abbiamo nella canna del nostro fucile. La legislatura europea ha preso l’abbrivio della conclusione ed è obbligatorio per noi approfittare di questo contesto favorevole per realizzare finalmente una compiuta Unione europea». Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti all’Europarlamento, delinea le prossime sfide che attendono l’Ue, in attesa di ascoltare il discorso sullo Stato dell’unione che oggi il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, terrà a Strasburgo.
 
Presidente Pittella, che cosa si aspetta dalle parole di Juncker?
 
«Mi aspetto che finalmente si assuma come prioritaria la riforma della procedura decisionale dell’Unione. Juncker potrebbe proporre che in futuro il presidente del Consiglio europeo sia anche presidente della Commissione. Ad ogni modo, è bene che l’Ue rafforzi la propria presenza. E in questo senso è fondamentale che si abolisca l’obbrobrio del voto all’unanimità del Consiglio europeo, che impedisce di prendere quelle decisioni che gli egoismi nazionali troppo spesso boicottano».
 
Si registrano aperture sull’introduzione di un ministro delle Finanze dell’Eurozona.
 
«Sarebbe un passaggio sacrosanto. Non è più possibile immaginare una crescita continentale senza una figura che abbia capacità di coordinamento e capacità fiscale. È evidente che, affinché abbia davvero un senso, il ministro, sotto il controllo dell’ Europarlamento, abbia risorse adeguate per lavorare».
 
Dove sipossono recuperare le risorse necessarie?
 
«Da parte dei socialisti, la web tax è una battaglia di assoluta importanza anche in questa chiave: non è più possibile immaginare che colossi finanziari non diano il loro contributo in termini fiscalirisp etto agli enormi guadagni che ottengono nel nostro territorio. A questo proposito, vorrei spendere una p arola a favore della Commissione: è questa la Commissione che ci piace, questa che non si fa intimidire e trova la forza d i multare Google per due miliardi e mezzo di euro».
 
Quali sono i punti prioritari oggi su cui intervenire?
 
«Per noi le emergenze sociali sono in cima all’agenda. Intanto è tempo di aprire una grande azione politica europea contro il precariato. Sarebbe auspicabile che la Commissione assumesse una forte iniziativa sui governi per eliminare questa ingiustizia, insomma che spendesse la stessa energia utilizzata attraverso la Trojka per fare le pulci ad Atene affinché tutti i governi europei sappiano risolvere la profonda crisi della disoccupazione giovanile e dell’impoverimento del ceto medio. L’altro punto è quello del rafforzamento della Child Guarantee, cioè l’iniziativa che offre a tutti i ragazzi cibo sano e alloggio sicuro: naturalmente intendo anche i minori non accompagnati.
 
Questo è un tema che introduce il capitolo immigrazione.
 
«Come ho detto a Tusk, presidente del Consiglio europeo, ribadirò a Juncker che i socialisti non voteranno le modifiche al trattato di Dublino se esse non elimineranno l’assurdità per la quale il primo Stato membro in cuiviene registrata una richiesta di asilo è responsabile della richiesta d’asilo di un rifugiato. L’Italia è colpita da questo enorme peso e non è possibile andare avanti così. Detto questo, giudico positive le chiusure delle rotte illegali, ma serve aprire quelle legali, per dare uno sfogo a quella parte di immigrazione utile e buona, cui va unito un serio investimento sull’Africa e sui suoi imprenditori».
 
Un anno fa Junker teneva il suo discorso a pochimesi dal referendum della Brexit e con il voto incombente in Austria, Olanda e Francia dove spaventava l’avanzata dell’euroscetticismo. È andata diversamente.
 
«Per fortuna, la gente ha capito, se anche l’Unione ha dei problemi, è sempre preferibile alla disunione europea, la quale riserva solamente dei pastrocchi ingestibile e dannosi in primo luogo per la vita quotidiana dei cittadini. Oggi il vento è cambiato, è cambiato il contesto economico europeo, è finito il gelo dei tempi dell’ austerity, ma è proprio questo il momento in cui è necessario darsi delle ambizioni coraggiose su regole e programmi».

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