Da Atene giunge un messaggio forte e chiaro: l’Europa deve tornare allo spirito di solidarietà che animò i padri fondatori dell’Unione. Ne è convinto Gianni Pittella, capogruppo del Pse all’Europarlamento, che in un’intervista al Mattino sottolinea: “il popolo greco, seppure debilitato da cinque anni di austerità e recessione, ha inteso dire no in maniera ferma all’accordo con i creditori. Quel piano non era sostenibile sul piano economico. Ne servirà un altro. Perché una cosa è certa: il no dei greci riguarda soltanto quell’intesa, ma sull’Euro e l’Ue la Grecia vuole andare avanti”.
“Sicuramente esce sconfitta la linea del rigore cieco e sordo. Finora non si è voluto capire che una cosa è mettere i conti in salvezza e un’altra e’ pretendere che ciò avvenga in maniera così perentoria e veloce, finendo così per tarpare le ali dello sviluppo e dell’occupazione”.
“Adesso è fondamentale che si riapra al più presto un tavolo negoziale”, afferma Pittella. “Ci metto la mano sul fuoco. Anzi, faccio notare: nei giorni scorsi io ho avuto modo di parlare con tutti i protagonisti, da Tsipras a Moscovici e a Juncker. Ebbene, le condizioni per giungere ad un accordo c’erano tutte. Poi è intervenuto a gamba tesa il ministro delle Finanze tedesco, in maniera assolutamente incomprensibile, ed è saltato tutto. Eppure l’accordo era a portata di mano”.
“Ora va varato un altro programma di prestito. Dal canto suo Juncker ha messo sul piatto circa 40 miliardi di fondi europei. Poi è naturale: bisognerà venire incontro alle richieste dei greci, che chiedono una ristrutturazione del debito con interessi più bassi e scadenze più lunghe nel tempo. Ma la Grecia dovrà impegnarsi: certo non con quelle cure da cavallo che poi ammazzano, ma con riforme vere nel lavoro, nel fisco, contro la corruzione, nella Pubblica amministrazione”.