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Pil a 1,2%, la responsabilità paga ed è l’unico vero antidoto alla demagogia

“Da mesi diciamo la stessa cosa. Se dopo gli anni dell’austerity il PIL torna a crescere, la disoccupazione cala. E cala anche il rapporto debito-pil, che è la vera spada di Damocle sul futuro del nostro Paese”: così Matteo Renzi, sulla sua pagina Facebook, commenta i dati diffusi oggi dall’Istat che vedono la stima del Pil crescere all’1,2% su base annua.
“I dati di ieri e di oggi dell’Istat -continua Renzi- dimostrano che con la flessibilità ottenuta nei Mille Giorni e con le riforme fatte, l’economia riprende fiato.
La disoccupazione cala dal 13 all’11%.
La disoccupazione giovanile passa dal 44 al 34%.
Gli occupati sono 854mila in più dal febbraio 2014.
Il PIL torna a crescere: più 1,2% il dato di oggi.

Questi risultati sono figli degli anni di lavoro serio e rigoroso che abbiamo alle spalle. Sono risultati che hanno un nome: si chiamano superammortamento, abolizione dell’Irap costo del lavoro, 80 euro, cancellazione delle tasse agricole, Pir, mercato del lavoro, incentivi, investimenti sulla cultura, Expo e grandi eventi.
Ma io non sono soddisfatto.

Certo, mi piacerebbe discutere con quelli che attaccavano il Jobs Act o la politica dei Bonus dimenticando che mentre governavano loro il PIL era negativo e la disoccupazione aumentava.
Non sono soddisfatto perché so che non basta.
Continuare nella battaglia per la flessibilità in Europa è oggi la vera sfida cruciale. Molto più della legge elettorale o della data del voto.
La disoccupazione è ancora alta.
La crescita ancora non è sufficiente per la nostra idea di Italia. Le resistenze sono ancora tante.
L’unica strada è andare AVANTI, continuare ad abbassare le tasse, semplificando il sistema e incoraggiando gli imprenditori veri, quelli che creano lavoro non quelli che speculano.
Dopo qualche mese inizia a essere più chiaro lo sforzo pazzesco che abbiamo fatto nei Mille Giorni. Forse qualcuno si renderà conto di quanto siano state ingenerose le polemiche che abbiamo dovuto subire. Ma sinceramente non importa.
Noi abbiamo in testa solo il futuro.
E il futuro – conclude Matteo Renzi- ha bisogno di un’Italia che continua a crescere e creare lavoro. Non di un’Italia che vuole vivere di sussidi e assistenzialismo”.

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