Mi scuso per la velocità con la quale è stata convocata questa Direzione. Abbiamo pensato che invece potesse essere utile avere subito un’occasione formale di confronto di discussione in questa sede della Direzione Nazionale, immediatamente dopo l’ultimo esito elettorale del voto in Basilicata e, come ha detto Paolo, anche per impostare bene il nostro lavoro nel modo migliore in vista delle prossime settimane, dei prossimi mesi, del lavoro che già tante sindache, tanti sindaci, candidati e candidate, in realtà un po’ in solitudine, perché noi eravamo impegnati in altro, hanno iniziato nei propri territori. E quindi anche in vista delle prossime scelte era utile porre alla Direzione una valutazione su quanto è avvenuto, quanto sta avvenendo, e soprattutto su come nelle prossime settimane dobbiamo stare dentro la storia del Paese.
Stiamo vivendo un momento delicatissimo della Storia della Repubblica
Noi stiamo vivendo – non c’è dubbio – un momento delicatissimo della Storia della Repubblica, non solo nostro e io credo che questo momento delicatissimo, soprattutto dopo un lungo congresso segnato da iniziativa politica, da un confronto che ci ha permesso appunto di sviluppare un dibattito, debba -lo dico- richiamarci tutti, innanzitutto il sottoscritto, ad uno sforzo di serietà, di sobrietà, da parte mia di capacità di ascolto e di rappresentanza dell’insieme del pluralismo e della ricchezza del Partito per affrontare meglio i rischi che sono davanti a noi e davanti all’Italia.
Quindi ripeto, proprio forte di questa consapevolezza che richiede a tutti serietà e spirito unitario, credo sia giusto che in questa occasione intanto ci si cominci a prendere le misure sulle prossime settimane, i prossimi mesi, le cose da fare. E poi per scatenare una reazione corale, collettiva, collegiale, già nelle prossime ore, di reazione per fermare la deriva che sta prendendo questo Paese.
Il voto in Basilicata conferma una fase molto difficile, io credo non risolvibile in pochi giorni o settimane, che evoca temi molto seri che sono stati al centro del nostro dibattito congressuale: lo stato di salute organizzativo del PD, l’esistenza stessa, il suo radicamento sociale, la sua capacità di empatia nel rapporto con la società, ripropone il grande tema della forza di una ventata populista rappresentata in questo frangente da Matteo Salvini, molto aggressiva e torna a interrogare soprattutto noi, anche in virtù dell’esito elettorale su come in Italia si possa riorganizzare una risposta a questa offensiva aggressiva che richiederà scelte, tempo e che noi credo insieme dovremmo tentare di mettere in campo.
3000 Comuni stanno andando al voto, abbiamo le elezioni Europee e dobbiamo insieme affrontarle al meglio
Abbiamo ora oltre 3000 Comuni che stanno andando al voto, abbiamo le elezioni Europee e dobbiamo insieme affrontarle al meglio; sulla Basilicata ovviamente – e lo dico con uno spirito sereno – non c’è da parte mia nessun giudizio consolatorio dell’esito di quel voto, anzi ripropone un’immensa preoccupazione perché indica l’immenso lavoro che dovremo fare per uscire da una situazione di difficoltà; io credo che lì abbia pesato una situazione locale particolarmente grave, che c’è stata, è nelle cronache giornalistiche, non do giudizi in questo momento, che ha visto arrivare alle elezioni – peraltro su una sentenza del TAR – il centrosinistra a rischio di dividersi in tre, quattro candidati. Alla fine un atto di responsabilità di tutti ci ha portato a unirci intorno a un candidato, che ringrazio perché ha accettato di buttarsi nella mischia in maniera e in una situazione assolutamente complessa, malgrado ciò non siamo riusciti per la situazione pregressa a presentare un simbolo o il simbolo del PD, ma un simbolo dentro un’altra dicitura e l’insieme delle forze del PD hanno dato vita a quattro liste che insieme hanno ottenuto un risultato, una raccolta di consensi, assolutamente ragguardevole.
Ma è evidente che è un esito preoccupante per la regione nella quale si è svolto, un esito che ci deve spingere ad aprire una discussione, un confronto tra di noi, per indagare sullo stato del Partito in molte realtà e per spingere tutti e tutte a riscoprire una necessità impellente di rimettere in campo nei territori una forza politica unitaria che si confronta superando situazioni che alla fine, come abbiamo visto, paghiamo tutti. Dentro questo quadro molto preoccupante si confermano delle tendenze, emerge indiscussa questa forza elettorale di Salvini e della Lega, di una leadership liquidatrice d’identità dentro il centrodestra e nell’alleanza di Governo. Oggi noi siamo in presenza, in realtà, di un’alleanza di destra in Italia, non più di centrodestra e di un Governo a forte maggioranza parlamentare ma sostanzialmente monocolore dal punto di vista politico, che porta a una cannibalizzazione lenta ma costante del Movimento 5 Stelle; è quindi un voto preoccupante perché si inserisce in una tendenza che sembra allo stato dell’arte assolutamente inarrestabile.
Tuttavia nello stesso voto si confermano anche altre tendenze che aprono a mio giudizio una speranza e sulle quali io credo dobbiamo lavorare; non c’è – ripeto – nessun giudizio consolatorio ma realistico, questo sì, questo dobbiamo dircelo e la speranza che ci consegna dopo l’Abruzzo, dopo la Sardegna e ora il voto in Basilicata, ripeto, che si è svolto in una situazione drammatica per quel territorio è innanzitutto quello di un campo che comunque viene che ripropone all’Italia – Io la dico così – malgrado tutto, un nuovo possibile bipolarismo tra un nuovo centro-sinistra da costruire con un PD da rafforzare, su quale investire, su quale scommettere.
In Italia c’è un’unica alternativa possibile a Salvini, e siamo noi
È una destra, o destra-centro, chiamiamolo come vogliamo che rispetto alle tendenze post elezioni politiche ci riconsegna una funzione storica, io l’ho detto ieri ovviamente tentando di occupare un campo dello schieramento politico italiano: in Italia c’è un’alternativa possibile a Matteo Salvini, e questa unica alternativa possibile siamo noi e quello che dobbiamo insieme costruire; ovviamente credo che questo va detto, perché penso sia vero, che il voto confermi che abbiamo ancora un nodo irrisolto e sul quale insieme dobbiamo lavorare: non aver trovato ancora le parole, la serietà e la credibilità per intercettare in automatico un possibile sfarinamento dell’elettorato dei 5 stelle. Questo sarà un passaggio delicato, sarà e ci dovrà chiamare a un impegno di ricostruzione di una di una credibilità, perché è difficile così come vedere mobilitazioni di tante forze che si sono rifugiate nel l’immobilismo, ma ecco, ripeto, il quadro che ci si riconsegna, e non lo dico per pigrizia ma per spingerci all’iniziativa, è quello intanto di aver ottenuto una campo di gioco nel quale muoverci: c’è una test egemone che cannibalizza e un fortissimo radicamento sociale che sta portando il Paese verso il disastro e per opporsi e fermare questa tentativo politico c’è il PD che dobbiamo costruire e la nuova alleanza che dobbiamo anch’essa costruire.
Lo dico perché questo significa che dobbiamo muoverci in più direzioni e anche qui voglio essere chiaro: c’è ovviamente, a mio giudizio, anche un elettorato più moderato che vive e vivrà sempre di più con malessere lo stare lo stare il riconoscersi in un’alleanza così fortemente egemonizzata dalla cultura politica di Salvini che ancora non si muove spesso perché non c’è una sponda, non c’è un’alternativa, non c’è un punto di riferimento dove potersi collocare, ma io, e nella campagna congressuale ne parlavo proprio con Maurizio Martina l’altro giorno, in molti giri del nord, ma voi me lo potete confermare, questi elementi e questi segnali si cominciano ad avvertire un paese che ha il crollo della produzione industriale del 5,5%, il crollo del fatturato delle aziende del 7%, il crollo del prodotto interno lordo ormai allo zero, che inizi ad esserci un problema crescente è diffuso di aziende che stanno riaprendo richieste di cassa integrazione o di licenziamento; è evidente che è una condizione propedeutica: l’apertura di grandi contraddizioni per un partito che affonda la sua storia le sue radici e il suo radicamento elettorale innanzitutto nel nord del paese nei settori più avanzati dal punto di vista produttivo e della crescita. Quindi vedo una doppia contraddizione che di per sé non esplode se non c’è un’iniziativa politica; noi ci stiamo per questo è una forza che certo ha costruito un grande progetto politico nazionale ma che ha fondato non su un’idea di sviluppo del Paese ma su tutto ciò che conosciamo: l’odio, la rabbia, il capro espiatorio è tutto ciò che abbiamo visto in queste settimane, che ci siamo anche raccontati nell’ultima assemblea nazionale, sulla quale quindi in questa sede non ritorno; muoversi in più direzioni vuol dire guardare a questi attori e soggettivi produttivi, a questi elettorati che cominciano a riflettere su quanto questa opzione della lega di Salvini rappresenti o no i loro interessi e non c’è dubbio – Io scommetto – che questo estremismo culturale (ho visto anche alcuni spot su questo appuntamento di Verona sul tema della genetica e del rapporto nella vita che sono assolutamente inquietanti un passo indietro nella storia civile delle democrazie europee) ponga delle domande a un mondo che culturalmente ancora non ha scelto, ma io credo, che debba essere proprio su questi temi, “cosa intendiamo come famiglia” ad esempio che dobbiamo interrogarci.
Tutto ciò che conosciamo è il nostro interlocutore quindi dobbiamo muoverci per non assistere nella semplice constatazione che Salvini abbia vinto le elezioni; invece collettivamente, oltre a questo, capire come inserirsi! C’è un nostro elettorato che si è astenuto e che comincia – dicono – a riguardare con interesse a una possibile sviluppo della iniziativa politica. Se sapremo insieme dare dei messaggi, e come dicevo muoversi in più direzioni, vuol dire capire e riflettere, lo dovremmo fare su come intercettare quale elettorato si è rifugiato per mille motivi nel MoVimento 5 stelle ma si sente assolutamente tradito dalla loro ambizione di cambiamento che questo movimento comincia a non rappresentare più.
La strada sarà lunga e nessuno si illuda
La strada dunque sarà lunga anche oggi lo dico perché ho letto, non tra di noi, ma dei commenti sui giornali e nessuno si illuda, il tema è quello di intraprendere una strada e di muoverci verso il Paese per far esplodere queste contraddizioni e costruire un progetto politico che renda chiaro che ci candidiamo ad essere quella forza che insieme ad altre offra all’Italia un’altra possibilità, questo vuol dire molte cose: vuol dire In primo luogo ovviamente rafforzare il Partito Democratico, che vuol dire anche come noi stiamo in questa fase, e quindi io mi scuso con i gruppi parlamentari, ancora non c’è stata occasione di un incontro lo faremo sicuramente nei prossimi giorni, come insieme si trovano alcuni punti di contenuto non solo nella battaglia parlamentare ma di bandiere che diventano i nostri elementi identitari. Vuol dire ricostruire una empatia su alcune grandi battaglie che noi mettiamo in campo per cambiare l’agenda politica del Paese: io credo innanzitutto del tema del lavoro e di come dentro e con un nuovo green new deal si può costruire occupazione in questo Paese; vorrà dire avviare al più presto una nostra riorganizzazione nei territori, su questo c’è veramente l’unanimità di giudizi di tutti, ma è evidente che noi così non ce la facciamo, lo sappiamo tutti, io l’ho detto, essendo ritornato a frequentare un po’ di più il Partito Democratico dal nord al sud, ma c’è un grande tema di inventare e ricostruire e riproporre una forma moderna di organizzazione della nostra forza, costruire un’agenda che favorisca un nostro nuovo radicamento sociale verso fasce di popolazione che ormai non ci vedono più come il loro punto di riferimento e questo lo si fa solo costruendo un’agenda, costruendo battaglie politiche che ci facciano essere riconoscibili.
Rafforzare il PD vuol dire di costruire una cultura politica comunitaria tra di noi, fare uno sforzo collettivo
Da questo punto di vista rafforzare il PD vuol dire di costruire una cultura politica comunitaria tra di noi, fare uno sforzo collettivo che sta in primo luogo sulle spalle del Segretario per prendere iniziative politiche nelle quali ci si senta parte di una stessa comunità, che combatte che indica una via credibile al Paese, perché se non ci crediamo neanche noi non possiamo pretendere che ci credano gli altri, quindi ovviamente nelle prossime ore -poi dirò anche con alcuni provvedimenti e alcune iniziative – noi dobbiamo mettere in campo questa iniziativa di rafforzamento, il nostro profilo e una nostra riforma organizzativa di una nostra capacità di iniziativa esterna, di indicazione di temi su cui battersi. Il secondo grande cantiere da aprire è quello della ricostruzione o della costruzione del rafforzamento di una rete di alleanze intorno a noi, un campo che è ancora fragile ma che già è iniziato, dicevo, grazie allo sforzo dei territori, nelle federazioni dei comuni dove si sta votando, fatto un po’ in solitudine perché – ripeto – noi eravamo tutti impegnati in altro, ma il voto anche delle elezioni amministrative, ci dice quanto sia il tempo di riaprire una stagione di ricostruzione intorno a un nuovo PD, di un nostro campo, e questo vale per entrambi gli appuntamenti: sia le amministrative ché le europee, perché sono due sistemi elettorali diversi ma su entrambi noi dobbiamo vivere questa doppia capacità, un Partito che si mette in moto e un Partito che intorno ad esso costruisce alleanze politiche e sociali per costruire il più possibile una proposta, una strada diversa.
Sulle amministrative sapete i numeri sono impressionanti, si voterà in 3863 comuni italiani e voteranno per le amministrative 17 milioni di cittadini; siamo già siamo già a buon punto nella ricerca della costituzione nei territori di sistemi di alleanze che rendano credibile le candidature a sindaco ma devo anche dire che, a volte, nella costruzione di queste di queste alleanze con forze civiche il problema siamo noi e cioè siamo noi: il soggetto che dividendosi impedisce la costruzione di alleanze unitarie e io credo che occorra un po’ uno scatto da parte di tutti perché ho noi abbiamo una lettura della società italiana legata ai pericoli per la democrazia, per l’avanzata sembra inarrestabile dei venti populisti come quelli che stiamo vivendo e conoscendo; su questo c’è una coerenza, una chiamata al senso di responsabilità attraverso le forme più democratiche possibile, ma impariamo che c’è però un assillo, ci si unisce per l’appuntamento elettorale, si combatte insieme contro l’onda nera e il problema non deve essere Tizio o Caio ma il destino del gruppo.
Ecco in questo io penso che veramente il gruppo dirigente possa lanciare insieme un messaggio a tutti i territori: rispetto massimo di tutti ma voltiamo pagina, e le tendenze, e i profili alle aspettative individuali, vanno in tutti i modi messi in secondo piano anche perché il milione e seicentomila cittadine e cittadini che sono andati a votare e anche il clima che si respira, un clima di ritorno, di persone che vogliono riprovare e costruire un percorso di strada dentro a fare politica, perché se Salvini è forte, è anche forte il timore che si possa consolidare in Italia quella deriva estremista e noi dobbiamo farci trovare aperti e pronti.
C’è un campo non è definito dentro uno schema precostituito, fatto di tanti pluralismi
C’è quindi un campo che ripeto non è definito dentro uno schema precostituito, fatto di tanti pluralismi: il movimento di Pizzarotti e Pascucci “Italia in comune” che sta siglando molti accordi in molte parti d’Italia, credo l’ultima in Piemonte a sostegno della candidatura di Sergio Chiamparino per le elezioni regionali, in molti comuni ci sono liste civiche spesso legate al sindaco ex sindaci che comunque sono stati argine allo sfondamento nel centro o alla Vittoria dei 5 stelle, c’è +Europa, Democrazia Solidale che un nuovo piccolo movimento legato all’associazionismo cattolico che sta tentando in maniera assolutamente generosa di crescere e mi permetto di dire che dobbiamo aiutarlo a radicarsi perché rappresenta i soggetti più moderati, più legati a valori che sono un’attrattiva rispetto al campo di centro-destra, di pezzi di elettorato in uscita e che ovviamente non guardano direttamente a noi come principale punto di riferimento, e democrazia solidale può svolgere questo ruolo; c’è Articolo1, c’è il Partito Socialista, ci sono Campo Progressista, ci sono tante civiche che si uniscono, però ed è questo il luogo è il brodo dove tutto questo deve lievitare, abbiamo visto la vicenda dei giovani di #FridaysForFuture, la manifestazione di Milano, le assemblee degli imprenditori del Nord contro la denuncia su quanto avvenuto nelle politiche economiche e del governo, quello che accadrà a Verona, con le donne del PD che hanno contribuito a promuovere ma che comunque è stata anche abbastanza spontanea e che noi dovremmo credo promuovere e spingere avendo in testa questo doppio elemento: costruire alleanze, equazioni, e dall’altro farle vivere dentro questa spinta che sta partendo di reazione a questo governo.
Valutiamo se fare una grande assemblea nazionale per far promuovere tutte e tutti i candidati sindaci dei 3860 comuni
Valutiamo anche se il giorno prima dell’inizio campagna elettorale fare una grande assemblea nazionale per far promuovere tutte e tutti i candidati sindaci dei 3860 comuni; o una al nord e una al sud in collegamento per far vedere che c’è un Paese che si muove e si muove in sinergia, che c’è una ricchezza che vede in noi il protagonismo ma accanto a questo pilastro, che rimette in campo una reazione anche delle altre forze, è chiaro quindi che io non credo che dobbiamo muoverci dentro schemi precostituiti, ma spingere verso la costruzione di movimenti e di liste e di aggregazioni nuove, anche perché, attenzione, dai primi segnali che abbiamo, ci sono piccoli movimento o partiti di sinistra ai quali dobbiamo dare ascolto, non dobbiamo aspettare il giorno della presentazione del simbolo, né lasciare campo al Movimento 5 stelle. Per accorgersi di una situazione che sta mutando dobbiamo vivere le elezioni amministrative dentro questa questa vicenda, ugualmente sulle europee l’intuizione di una lista aperta era giusta, è uno stimolo giusto e io questo l’ho sempre pensato, poi si è concretizzato e penso che sia stato un bene l’appello di Siamo Europei ma è evidente che nel sistema elettorale proporzionale che abbiamo, con un tetto del 4%, dobbiamo avere l’assillo di mettere in campo una proposta nuova, diversa, aperta e soprattutto fare in modo che in quel voto, nel nuovo Parlamento Europeo, neanche un voto vada disperso e questo sarà lo spirito delle forze europeiste con i contenuti sul nostro programma.
Essere la forza più proiettata per aggregare esperienze di società organizzate, di società civile, di forze, di soggetti nella società e che si ripropone come baluardo della rifondazione dell’Europa
Credo di poter dire che noi abbiamo a Bruxelles un’eccellente delegazione di parlamentari che in questi anni ha lavorato benissimo e ha preparato un contributo per il nostro programma, che ho avuto modo di vedere in anteprima, e che credo dovrà essere la base della costruzione di questa nuova lista che stiamo costruendo. Dobbiamo mettere in campo le condizioni per una lista di soggetti politici che si mettono insieme: qui c’è Carlo e credo che dobbiamo andare avanti nello spirito che anche Siamo Europei ha indicato e cioè comunque di essere quella forza che di più è proiettata per aggregare esperienze di società organizzate, di società civile, di forze, di soggetti nella società e che si ripropone come baluardo del cambiamento, anzi della rifondazione dell’Europa, per salvare l’Europa.
Una lista quindi che si rivolge a questa ambizione con un programma di grande rinnovamento e, credo, sia giusto che anche nel simbolo europeo la dicitura Siamo Europei sia presente e sia caratterizzante della proposta politica che facciamo perché dobbiamo produrre una novità dentro lo scontro elettorale per le europee; la novità è un PD che si rimette in moto, costruisce alleanze, apre il cantiere del Partito e sulla scelta delle europee costruisce un programma di radicale rinnovamento nell’Europa, per difendere l’Europa contro il rischio dei sovranisti e lo fa anche facendo una proposta politica e simbolica nuova che abbia ambizione: non disperdere un voto.
Ho incontrato più +Europa, c’è una scelta che rispetto e credo che anche scelte diverse le dobbiamo vivere senza guerre tra di noi, guardiamo lungo, e lungo è l’alleanza che dovrà presentarsi alle elezioni, quindi chi fa questa scelta non è un nostro avversario e non deve esserci l’ombra della polemica però noi dobbiamo costruire una contenitore che, in un programma ovviamente chiaro, sia un elemento di tenuta per essere adeguati alla sfida che abbiamo davanti.
Alleanze, convergente dialogo non significa tornare a ricomposizioni del Partito Democratico che rimettono indietro le lancette dell’orologio
Alleanze, convergente dialogo non significa tornare a ricomposizioni del Partito Democratico che rimettono indietro le lancette dell’orologio della scissione: non è stato mai questo il mio obiettivo. Credo che non sia neanche l’obiettivo di Articolo1 che sta andando, per altro, a un congresso per trasformarsi in soggetto politico; quello che noi dobbiamo fare è essere coerenti, sapendo che comunque avremo, nel campo largo del centro di forze, un pluralismo di liste: penso alla lista di verdi che non raggiungerà il quorum, una dispersione che sempre se quella è la sfida, sarà una dispersione a mio giudizio sbagliata; noi dovremmo essere con questa chiarezza nelle amministrative i maggiori protagonisti di un’iniziativa nei contenuti di battaglia politica contro il governo e di spirito unitario per costruire nelle amministrative, e nella sfida della lista unitaria, le vere novità dell’appuntamento del mese di maggio e credo che questo sia assolutamente possibile sapendo che il bilancio di questo governo è un bilancio catastrofico e che quello che manca ora, e se abbiamo un compito dopo il congresso a questo punto, è davvero di essere l’attore politico e sociale che fa esplodere le contraddizioni, con una nostra agenda di priorità, io penso che questo bilancio di governo, più si va avanti, più sarà pesante per l’Italia e insostenibile per le forze che sostengono il governo.
Ho capito perché Salvini e Di Maio tengono duro da ieri, perché fanno finta di niente: lo fanno perché sperano che cediamo prima noi; è un gioco, è una battaglia politica molto delicata, ne abbiamo un bilancio di governo che per l’Italia è catastrofico, che si mette sotto il tappeto, che verrà pagato sia dagli attori dei soggetti produttivi di questo Paese, ma anche, soprattutto, da quei ceti popolari che hanno visto, per motivi diversi, in questi soggetti politici del governo, un punto di riferimento; si mette quindi sotto il tappeto questa polvere di un disastro economico e sociale verso il quale stiamo andando e si fa finta di niente sperando che il PD crolli e non sia più in grado di offrire un’alternativa. Noi dobbiamo giocare questa partita invece con una grande caparbietà, a questo punto avendo fatto il congresso, ripeto con uno sforzo innanzitutto del sottoscritto a guidare una forza politica verso una fase nuova con una linea chiara è nella quale tutti ci si possono risentire, ma noi dobbiamo andare avanti sapendo che se andremo avanti nell’iniziativa politica, nella presenza dei territori, nella costruzione di alleanze e nella battaglia nel Paese alla fine quelle contraddizioni esploderanno e quindi contribuiremo ad aprire una nuova fase, sapendo che poi riorganizzare il Partito vuol dire essere ancora di più in grado di stare nella battaglia politica, non vi voglio annoiare: nei social, fuori dai social…ma la scommessa – permettetemi di dire – e andare a vedere il bluff degli altri, del “va tutto bene perché diciamo le elezioni” eh no! Quando perdi e un Paese frana ci vuole qualcuno che dentro questa contraddizione si inserisce con una proposta politica nuova e con una proposta politica che ricostruisce una empatia nel Paese.
Idee nuove nella battaglia contro questo governo,una piattaforma di contenuti per un’Italia diversa possibile rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo
Questo vorrà dire idee nuove dentro la battaglia contro questo governo, abbiamo avviato la prossima settimana una serie di tre incontri: il primo con CGIL CISL UIL; il secondo con tutte le associazioni datoriali Unindustria e le associazioni del mondo produttivo italiano e il terzo con tutti gli attori del terzo settore, dell’associazionismo, del volontariato e mi permetto di proporre, come segnale della fine del Congresso, che questi incontri si svolgano in tutta le città italiane, in tutte le federazioni e lo faremo prendo loro un’agenda Italia 2030. Cioè una piattaforma di contenuti per un’Italia diversa possibile rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo e se noi potessimo raccontare fra qualche giorno, non sono gli incontri che faremo qui ma gli incontri che stiamo facendo, accanto alla costruzione di alleanze, con le forze produttive sindacali, sociali e del volontariato sarebbe anche questo un segnale di mobilitazione; dentro -dicevo- una schema di programma agenda 2030 che dovrà essere accompagnato da idee-forza. Ho detto il Green New Deal per produrre lavoro o anche alcune battaglie che noi dobbiamo aprire: accettare la sfida di questo tema del salario minimo parlandone ovviamente con le forze produttive del sindacato ma non stare in attesa su questo tema e prendendo un’iniziativa, il fatto in queste ore ai pensionati italiani scompariranno dalle tasche per la non rivalutazione delle pensioni tre miliardi e mezzo di euro che è un grande tema che deve vederci protagonisti. Credo e lo stiamo pensando per organizzare in due grandi città una del Nord e una del Sud un grande incontro del PD con le forze che producono su gli effetti catastrofici della legge di bilancio, penso alla cancellazione di industria 4.0, degli effetti che questo produce o nel mezzogiorno altri provvedimenti, oppure insieme alla battaglia per la TAV aprire, ce lo siamo detti, in tutto il mezzogiorno una discussione sulle non-opere e non-discussione sulle opere per il sud del Paese perché è una cosa che vive nella consapevolezza di tutti che è un problema, ma nella inesistenza di un’iniziativa politica e quindi noi saremo al fianco a Sergio Chiamparino, a chi si batte nel Nord, ma anche su quel capitolo dissesto idrogeologico, opere Green, velocità del Ferro, il grande tema dell’acqua del mezzogiorno, una grande vertenza per la rinascita del mezzogiorno che ci veda protagonisti.
Ugualmente il programma sull’Europa, ci sono molti contributi, c’è il programma e il contributo che sta arrivando dal gruppo del Parlamento Europeo, i capitoli li conosciamo, ce li siamo detti: la rifondazione dell’Europa, l’Europa forte, l’Europa democratica, l’Europa delle politiche, io credo anche qui che noi dovremmo trovare e stiamo ragionando su due o tre grandi parole d’ordine simbolo, c’è un bellissimo documento preparato a Bruxelles dal gruppo indipendente del gruppo del PSE dei socialisti e dei democratici, su la sostenibilità dello sviluppo che contiene proposte interessanti, dovremmo decidere insieme nuovo simbolo, nuova lista, rinnovamento e quelle due o tre grandi idee forza che rilanciano un’idea di Europa vicina alle persone e quindi l’Europa del lavoro, l’assicurazione Europea contro la disoccupazione, il finanziamento dei fondi europei per il diritto alla casa delle nuove generazioni, cioè quelle due o tre grandi questioni che tolgono la nostra proposta politica dalla stupidità della dilemma conservazione/innovazione; no, noi vogliamo l’Europa che fa questo, la vogliamo cambiare per questi motivi.
5, 6 e 7 Aprile tre giornate di mobilitazione in tutto il Paese per aprire insieme il tesseramento al Partito per le strade
Propongo che il 5, il 6 e il 7 Aprile ci siano in tutto il Paese tre nostre giornate di mobilitazione per aprire insieme anche il tesseramento al Partito per le strade, immagino tre giornate di inizio della nostra campagna di denuncia al governo e di idea di Nuova Europa, sotto lo slogan “Per amore dell’Italia costruiamo un altro Paese” e immaginiamo queste tre grandi giornate dove tutto il gruppo dirigente del Partito sta nelle strade a firmare, quando sarà possibile, le tessere del Partito Democratico, come l’inizio non solo della campagna dei candidati, che ci sarà, ma anche inizio, soprattutto, di una mobilitazione della lista e del Partito Democratico dentro il la pancia del Paese.
Sulle liste Enzo Amendola sta organizzando in queste ore il lavoro di raccolta dei comitati regionali, Io credo che dovrei esserci una grande autonomia dei regionali per avere le liste più competitive possibili, se c’è una battaglia tutti in campo a combattere questa battaglia ovviamente noi ci riserviamo sulle teste di lista sul numero uno o sul numero due o le teste di lista di garantire gli equilibri almeno regionali, sicuramente, ovviamente, neanche il caso di dirlo, di genere, ma di equilibri regionali, ma credo che noi dovremmo mettere i territori davanti a una prova di maturità. Lo dico come battuta perché ho una lista di circa 700-800 candidati capilista; ora voi capirete che avendo 5 collegi se uno ha l’algoritmo che lo risolve me lo proponesse. C’è una grande disponibilità, veramente, questa nostra iniziativa ha suscitato un interesse, lo abbiamo visto da quei piccoli segnali dei sondaggi: un movimento che ritorna ad essere credibile. Ci vuole la capacità di valorizzare ma anche un po’ di spirito di servizio di tutti, cioè il ritorno di uno spirito di servizio che possa permettere a tutti di stare dentro questa campagna; lo dico questo non è per fare polemica ma per far capire qual è lo stato dell’arte, cioè di una grande disponibilità, a che noi però dovremmo organizzare per presentarci anche con questo spirito di novità alla battaglia per le europee, grazie.