“Qui non parliamo solo di un patto ma di un metodo di lavoro”. Così il premier Matteo Renzi nella sala delle Udienze di Palazzo Vecchio per la firma del Patto per Firenze, insieme al sindaco di Firenze Dario Nardella e ai sottosegretari Claudio De Vincenti e Luca Lotti. Il patto firmato oggi prevede progetti che complessivamente valgono due miliardi e duecento milioni di euro, annuncia il sindaco Nardella.”Vogliamo spendere i soldi e rendicontarli, non come scartoffia burocratica ma con i cittadini”, ha detto il premier.
La firma dei patti con le città, evidenzia il presidente del Consiglio, è “veramente un passo straordinario: è cruciale anche per la nuova battaglia che dobbiamo fare in Europa. È cruciale che spendiamo bene i soldi non in rotatorie e cestini ma in progetti strategici. È centrale”. Sono accordi che promuovono “un cambio di passo in Europa: noi diamo 20 miliardi, grazie alla brillante trattativa del governo tecnico di Mario Monti, e ne riceviamo 12”, spiega il presidente del Consiglio. “Ci siamo dati un metodo di lavoro per dire che già i nostri predecessori hanno fatto un accordo non brillante, almeno quei soldi spendiamoli bene”.
“Siamo partiti dai patti al Sud perché siamo partiti da un problema: ad agosto 2015 Saviano fece un articolo molto duro sul Mezzogiorno partendo dai dati dello Svimez”, ha ricordato Renzi. “L’anno scorso i dati sono migliorati ma c’è ancora tantissima strada da fare. Da allora si è avviato un percorso in cui ci siamo presi degli impegni reciproci: elenco di cose da fare, tempi certi, metodo di controllo”.
“Passo dopo passo abbiamo portato tutti a firmare i patti, anche quei sindaci e presidenti di regione che mi detestano, o meglio, che non amano particolarmente l’azione riformista del governo. E io li ringrazio perché è un metodo di lavoro nuovo: pur all’opposizione di questo governo, riconoscono che quei soldi servono”.
“Per i malevoli che pensano che stiamo riservando un trattamento di favore a Firenze, sappiano che non è così, i patti li abbiamo firmati al Sud ma anche a Milano…”, ha precisato il premier. “Anzi, il sindaco di Firenze ha fatto un passo indietro quando si è deciso che il G7 non si faceva più a Firenze ma a Taormina”. Il capo del governo spiega che un leader Ue aveva definito la Sicilia come la terra della mafia. “Non potevo accettare che una terra che ha dato grande bellezza al mondo intero fosse considerata secondo uno stereotipo. Ho detto a Dario” che il G7 si sarebbe tenuto in Sicilia “e lui è stato il primo, e i fiorentini con lui, ad applaudire. Sono orgoglioso, perché siamo gente che è brava a dividersi, dopo guelfi e ghibellini anche tra guelfi bianchi e neri, però siamo gente che sa cosa significa l’interesse nazionale”.
“I posti di lavoro si creano facendo le cose non bloccandole. Abbiamo visto com’è andata con le Olimpiadi o l’Expo. Ora leggo che vogliono fermare la metro a Roma mentre tutti investono nei sistemi di attraversamento delle città metropolitane. Noi stessi abbiamo messo dei soldi: a Pistoia la Hitachi sta facendo 300 treni pendolari Non è pensabile che l’Italia abbia meno chilometri di metropolitana di Madrid. Rispetto le scelte di tutte le amministrazioni ma continuare a bloccare le metropolitane o le tranvie è un atteggiamento che si commenta da solo. Hai paura che qualcuno rubi? Se qualcuno ruba blocchi il ladro non l’opera, sennò il Paese non va da nessuna parte”, ha ammonito il premier. “La nuvola di Fuksas è bellissima: quel centro congressi può essere leader mondiale e noi lavoriamo perché quella città vinca le difficoltà, le resistenze, le polemiche e quella Nuvola abbia un ritorno impressionante”.
“Siamo pronti a firmare patti con tutti gli amministratori”, ha ribadito il premier. “Abbiamo firmato con De Magistris e Nardella, siamo pronti a firmare da Torino – l’ho detto al sindaco Appendino – a Cagliari, 16 o 17 novembre”.
“Dobbiamo dare un messaggio chiaro: non ci si ferma, si va avanti, si deve dare entusiasmo al futuro. Non si può accettare che quelli che sono contro tutti, blocchino tutto. Noi non possiamo bloccare l’Italia”, ha concluso Renzi.