«Non si tratta soltanto di tutelare una ricchezza incastonata nella storia, ma di far vivere un patrimonio vivo, pratico, multiforme, con articolazioni che spaziano dai registri più “alti” agli usi quotidiani. La sfida, oggi, è, esattamente, come far fiorire la nostra lingua e cultura al tempo della mobilità, in cui, accanto alle mobilità territoriali, sorgono comunità globali, talvolta solo virtuali, legate da linguaggi peculiari».
Con queste parole, il Presidente Mattarella ha autorevolmente suggellato la terza edizione degli Stati generali della lingua italiana, riconoscendo altresì che «le comunità di origine italiana sono i primi, naturali, “moltiplicatori di italianità”», sia sul versante della tradizione che su quello della rappresentazione del Paese di oggi.
Si è trattato di un utile verifica dello stato di salute della nostra lingua nel mondo e delle sue prospettive di consolidamento, espansione e trasformazione sia nelle ormai proliferanti reti virtuali che nelle consolidate reti fisiche, realizzate nel corso della lunga vicenda storica dell’emigrazione italiana. Una positiva occasione di conoscenza e confronto, di cui va dato atto alla direzione generale per la promozione del Sistema Paese della Farnesina, che ancora una volta si è mossa in un’ottica di integrazione e di innovazione.
Ora tutti coloro che guardano con interesse vero alla lingua italiana come ad un fattore primario di formazione e ad una leva di proiezione globale del Paese attendono dalle istituzioni e, in particolare dal Governo, che le parole si tramutino in fatti. Ad iniziare dall’impegno del Ministro Moavero Milanesi di recuperare risorse, a suo dire, per le “scuole italiane all’estero”, sperando volesse intendere il sistema formativo in italiano all’estero nel suo complesso, che è molto più ampio e articolato. E senza fare finta di non vedere che già sono aperte questioni che non si possono eludere: il prolungamento oltre il 2010 del Fondo quadriennale per la lingua e la cultura italiana, che il centrosinistra ha dotato di 150 milioni, e l’inapplicabilità ai giornali in italiano stampati e diffusi all’estero del criterio, annunciato dal Sottosegretario per l’editoria Vito Crimi, di volere sospendere il sostegno pubblico, che significa di fatto far chiudere decine di testate.
I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro