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Padoan: “Temo il crollo dell’economia. Chi esporta deve ripartire”

«Il rischio più grande è quello di un collasso economico verticale delle imprese. Per questo è necessario offrire strumenti agili. Non possiamo permetterci di perdere tempo, lasciando degli ostacoli sulla strada della ripresa».

Il pensiero di Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia dei governi Renzi e Gentiloni, sembra sempre muoversi partendo da un principio: «Prima devono essere chiari gli obiettivi, poi si discute degli strumenti più adatti a perseguirli».

E questo, dice, «vale in Italia come in Europa, dove si deve andare oltre le polemiche cristallizzate su termini divenuti tossici, come Mes o Eurobond».

Il governo sta studiando in queste ore il decreto con cui cercherà di dare una boccata di ossigeno alle aziende. Ma la prima domanda che si pongono gli imprenditori è: quando potremo riaprire?

«La distinzione va fatta sui settori di impresa. Quelli orientati all’esportazione dovrebbero riaprire al più presto, mentre chi può utilizzare il telelavoro potrà farlo più tardi. Il vero problema però saranno i servizi commerciali, come bar e ristoranti, che richiedono un contatto personale e per i quali si dovrà aspettare».

Nel frattempo, il governo discute delle garanzie che lo Stato fornirà per sbloccare i prestiti delle banche. Il nodo è sulle garanzie.

«Sarà fondamentale avere garanzie al 100%. Se sono al 90%, le banche devono aprire delle attività istruttorie prima di erogare un prestito, e questo costituisce un intoppo che in questa fase non ci possiamo permettere».

Delle garanzie al 100% non rappresentano un fardello troppo grande per la stabilità dei conti pubblici?

«Paradossalmente, invece, il fatto che siano al 100% faciliterà la ripresa della circolazione di denaro e quindi ne serviranno meno, perché ci saranno più imprese che riprenderanno a lavorare. Avere delle procedure di istruttoria, per quanto ridotte, rappresenta un problema. E il tempo è il nostro peggior nemico».

Pure il debito pubblico lo è.

«L’aumento del debito è inevitabile. Quando gli effetti della recessione si saranno stabilizzati, avremo un debito pubblico intorno al 150%, ma l’importante è che, passata questa fase, si metta in moto un meccanismo per farlo scendere rapidamente. Serviranno tassi di interesse più bassi; su questo ci darà una grossa mano la Bce. E servirà una crescita sostenibile».

Il procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, invita a dare rapidamente liquidità alle imprese, per evitare che siano le mafie a farlo. Ma avverte: evitare la burocrazia non vuol dire allentare i controlli.

«Sono d’accordo con quanto ha detto. La possibilità di un utilizzo non trasparente di questo meccanismo di prestiti e garanzie esiste, ma è un rischio che lo Stato deve correre. Adesso è indispensabile che gli ostacoli della pubblica amministrazione vengano rimossi».

Arriveranno le prime misure necessarie a tamponare l’emorragia, ma una prospettiva per il “dopo” non è ancora stata indicata. Il governo è in ritardo?

«La crisi va combattuta passo dopo passo. Si deve prima guardare a imprese e le famiglie, per le quali il governo ha già fatto molto. Poi ci sarà un aspetto legato alla liquidità, di cui si sta parlando in questo momento, e solo dopo si affronterà l’uscita verso una nuova normalità. Soprattutto in quest’ultima fase, Italia ed Europa dovranno agire di concerto».

Eppure, la fiducia degli italiani nell’Europa è crollata.

«La percezione di un’Europa divisa è solo parzialmente giustificabile. L’intervento massiccio della Bce in termini di liquidità e la sospensione delle clausole del patto di stabilità, così come l’istituzione di un meccanismo di sostegno all’occupazione, sono operazioni europee di cui forse bisognerebbe spiegare un po’ meglio il significato e l’enorme portata. Il dibattito di queste settimane, poi, tutto concentrato su termini divenuti tossici come “Mes” e “eurobond” non ha aiutato».

Ma domani l’Eurogruppo dovrà dare le prime risposte e decidere proprio su questo, Mes e Eurobond. Qual è lo strumento più adatto?

«Il Mes è nato per uno scopo diverso, per aiutare i singoli paesi in difficoltà di bilancio pubblico e per rendere più salda la gestione delle crisi bancarie. Utilizzarlo per l’emergenza economica nata da una crisi sanitaria stravolgerebbe la stesse regole del trattato che lo istituisce. Si possono pensare strumenti nuovi, legati al bilancio comunitario, inserendo meccanismi di stabilizzazione. C’è poi stata anche la proposta avanzata da Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, tedesca, di pensare alla possibilità di un uso una tantum di emissione di eurobond per sostenere la crescita. L’Europa rischia di sfaldarsi, ma ci sono tante ipotesi tecniche sul tavolo e mi sembra che il clima degli ultimi giorni stia indirizzando tutti verso un accordo».

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