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Orlando: «Voglio un PD aperto, plurale e inclusivo»

Caro direttore,
l’intervento di Lino Prenna, presidente di Agire politicamente, ospitato nei giorni scorsi sul vostro giornale mi stimola a una riflessione su un nodo che, a mio avviso, non coinvolge solo il mio partito, ma tutta la politica italiana. Prenna ci interroga e si chiede: dove va il Partito democratico e perché in questi anni abbia perso tanto della ricchezza culturale, del pluralismo, che lo aveva animato nel suo atto fondativo. Uno dei motivi che mi ha spinto a candidarmi, è stato il constatare la distanza della condizione attuale del nostro partito rispetto alle premesse e all’entusiasmo con cui abbiamo dato inizio dieci anni fa alla nostra storia insieme.

 

Più volte ho raccontato in questi giorni di campagna congressuale dello stupore che molti di noi provarono in due occasioni della nostra recente storia politica: quando nacque l`Ulivo e quando nacque il Pd. Ricordo che all’improvviso arrivarono alle nostre riunioni persone che non avevamo mai visto, provenienti da esperienze diverse. Molti venivano da esperienze associative, dal ricco tessuto del volontariato cattolico e laico.

 

La politica è bella quando arriva gente e tu non te lo aspetti, perché significa che in quel caso sei riuscito a intercettare bisogni, domande e aspirazioni presenti nella società. Oggi il PD ha smarrito questa ricchezza, ci siamo isolati, da forza capace di unire il vasto mondo del centrosinistra civico e sociale siamo diventati elemento di divisione.

 

Un partito che si ponga l’obiettivo di recuperare questo spirito è il mio impegno prioritario. È forse la vera ragione per cui mi sono candidato.

 

In questo momento abbiamo la necessità di guardare al futuro, di sperimentare, di immaginare politiche che riguardino la vita quotidiana dei cittadini, di aprirci alla società, che vive in questo momento con ansia le difficoltà dell`essere in crisi sia economica che sociale. Noi abbiamo il dovere di costruire un partito ampio e unito, ma profondamente plurale nella sua provenienza e anche nel cammino quotidiano, perché le diversità sono una ricchezza.

 

Riprendendo poi una delle proposte di Prenna, che condivido pienamente, ritengo che la “consulta delle associazioni” dovrebbe essere un punto di riferimento quotidiano e quindi anche con diritti e doveri del partito verso l`associazionismo e il Terzo settore affinché non si sentano mai “ospiti” nel PD, ma padroni di casa.

 

Penso quindi a una nuova costruzione di partito che attui la nostra Costituzione e come è per esempio per i Democratici negli Stati Uniti, possa mettere accanto agli iscritti e militanti anche coloro che sono nelle associazioni e che hanno voglia di
impegnarsi e di confrontarsi con i rappresentanti, iscritti e simpatizzanti del
partito affinché ci siano forme molto più flessibili ed efficaci di confronto interno affinché il PD sia in condizioni di parlare più facilmente e quotidianamente con la società civile sapendo tutti, da Aldo Moro in poi, che non tutto è «nelle nostre mani».

Da soli non bastiamo, anche per questo dobbiamo essere aperti, plurali e inclusivi.

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