“Una crisi ora sarebbe davvero un disastro per il paese, una forte ipoteca a livello europeo ed internazionale. Per evitarla, andrebbe seguito il modello Recovery, un passo alla volta, ma in rapida successione”, spiega il vicesegretario del Pd Andrea Orlando in una intervista a la Stampa.
“Il piano del Recovery deve essere preservato e si è seguito un metodo – osserva – se martedì in consiglio dei ministri darà dei frutti, questo metodo deve essere applicato anche al resto dell’azione di governo. Costruendo un patto di legislatura”.
Ora Conte dovrebbe “chiudere il percorso del Recovery e usare questo metodo in modo sistematico anche per gli altri temi, riforme istituzionali comprese”. Quanto a Renzi – dice Orlando – è “utile mettere in campo la parte ‘construens’ che ha usato all’inizio della discussione magari evitando i toni sprezzanti di queste ore”.
La verifica? “La pandemia c’è, ma se Conte avesse assunto l’iniziativa quando noi lo chiedemmo e quando Iv non aveva posto nessuna questione, i problemi avrebbero potuto essere risolti in modo meno traumatico”.
Non si può buttare via Conte come premier? “No, perché equivarrebbe buttare via un’esperienza faticosa, che comunque ha dato una risposta alla crisi economica molto diversa da quella data nel 2008, con più forti contenuti sociali e che costituisce comunque un potenziale campo alternativo ai sovranisti”.
Un campo che andrebbe riproposto alle elezioni “per andare compatti e vincerle; certo che se sfasciamo il campo politico, non ci sarà neanche il presupposto per un’alleanza futura”.
E sul soccorso dei ‘responsabili’: “Ci sono apporti che possono essere positivi ma noi pensiamo che non si possa basare un governo in una fase così complicata sulla sommatoria di singoli. Abbiamo sempre auspicato l’allargamento alle forze liberali che esistono in parlamento, ipotesi alla spicciolata non sono l’equivalente”.