«Luci e ombre», ha twittato Renzi. Andrea Orlando è d’accordo?
«È stata una sconfitta, che rivela fenomeni politici con i quali dobbiamo fare i conti. In alcune roccaforti abbiamo subìto sconfitte drammatiche, che non possiamo derubricare come “voto a macchia di leopardo”. Perdiamo elettori e spesso i nostri vanno a votare contro il Pd».
Approfitterà della batosta per indebolire Renzi?
«No, anzi. Se prende atto che una posizione autoreferenziale e isolata ci porta a sbattere, può rafforzarsi. E un campanello d’allarme significativo, ma rimediabile. Se sterziamo possiamo tornare competitivi. Io comincerei col discutere della ricostruzione del campo, convocando un tavolo di tutte le forze di centrosinistra».
Renzi è convinto che con il centrosinistra si perde.
«Sottovaluta che, quando si è divisi, un pezzo di elettorato si rifugia nell’astensione. Nelle regioni rosse la partecipazione è crollata, i nostri sono rimasti a casa. Domani (oggi, ndr) riunirò la mia area e dirò che è giusto seguire la linea del congresso. Ma quando si prende atto che quella linea non funziona, una riflessione va fatta».
Renzi può ancora essere il leader?
«Il segretario ha l’onere di ricomporre un campo politico, la questione del leader viene dopo e se non c’è la capacità di contendere la vittoria è inutile persino parlarne. Ma io, come Prodi, penso che devono cadere anche molte pregiudiziali nei confronti di Renzi».
Prodi ha portato o tolto voti?
«Col massimo rispetto non basta la dichiarazione di Prodi, o la singola realtà dove hai tentato di unire le forze, se poi la gente vede che nel nostro campo ci si prende a mazzate».
Perché Salvini e Berlusconi si danno mazzate e vincono?
«Loro nonostante le botte non hanno mai detto che andranno separati, nel centrosinistra invece si è creata una lacerazione profonda. Serve umiltà, ascolto, disponibilità a cambiare».
Renzi umile?
«La politica può riservare sorprese incredibili (ride, ndr). Il problema non è îl carattere, è una linea politica basata sull’autosufficienza».
Teme l’abbraccio con Berlusconi?
«Se andiamo con questa legge elettorale e non ricostruiamo un campo di forze, la prospettiva sono le larghe intese. Scommettere solo sul proporzionale è un azzardo. Dobbiamo rimettere un quid di maggioritario che consenta di incentivare la ricerca di coalizioni».
Ma lei l’alleanza con Bersani e D’Alema vuol farla, o no?
«La questione non si risolve rimettendo insieme i pezzetti di Pd che si sono frantumati, dobbiamo ripartire da un progetto politico. Io ho pregiudizi solo contro i populisti e la destra, ma D’Alema ha posto più veti di tutti e ha detto cose che non hanno aiutato. Uno degli sport di quel campo è rendere più complicato il percorso a Pisapia».
Sarà a Santi Apostoli il i° luglio?
«Sì, condivido la sua parola d’ordine. Con la rissa permanente non si vince, ma sbaglia Renzi se pensa di attrarre Pisapia. Non si tratta di scarciofare gli altri, ma di fare un’opera di ricomposizione tra pezzi di elettorato che non si sommano più».
E se Renzi non vorrà ascoltarla?
«È intelligente, non può rimanere sordo. Mi attendo dei toni meno liquidatori e un po’ più di rispetto per chi solleva dubbi. Abbiamo perso. Chi lo nega e dà del politicista a me perché “le formulette non bastano” si assuma l’onere di fare un’altra proposta».
Avete perso anche nella sua città…
«A casa propria tutti i dirigenti del Pd hanno perso, cominciando da Renzi a Rignano sull’Arno. Perché Spezia avrebbe dovuto fare eccezione?».