L’unico «in grado di rafforzare l’attenzione al sociale del Pd». L`unico in grado di unire laddove si è diviso e lacerato. Andrea Orlando per una volta abbandona il low profile e promuove la sua candidatura alle primarie. Emiliano? «Ha gli stessi toni dei nostri avversari politici». Renzi? «Non ha riflettuto a fondo sulla sconfitta del
4 dicembre che ci regala una radiografia del Paese dalla quale dobbiamo per forza ripartire».
Ministro, mi scusi, perché mai un simpatizzante del Pd dovrebbe votare lei alle primarie?
«Perché penso di essere, fra i tre candidati, quello più in grado di unire le diverse culture e anime del Pd nello spirito originario del progetto. E penso anche di essere quello in grado di rafforzare l`attenzione al sociale del nostro partito, elemento essenziale in una società segnata da profonde diseguaglianze con un rischio reale della tenuta democratica. Sono entrambe condizioni per vincere».
Perdoni la brutalità . Lo spirito originario del Pd è mortonel giorno della scissione…
«Io mi sono battuto perché questo dolorosissimo strappo non si consumasse. Sbaglia chi se ne va. La sinistra riformista non può far vivere le sue ragioni fuori da un grande soggetto pluralista e popolare».
Ormai è andata, assisteremo ad “una lotta nel fango”, come dice lei.
«Per questo insistevo sull’esigenza di un percorso programmatico prima del Congresso che consentisse di parlare agli italiani, affrontare i loro problemi. Ha prevalso un`altra linea, quella dell`ennesima conta. Di qui nasce la mia decisione di far vivere una candidatura non divisiva, in grado di parlare delle cose da fare: lotta alla diseguaglianza;costruzione di un`altra Europa; rifondazione del partito. Non utilizzerò né toni né argomenti cari ai populisti. Cercherò di legittimarmi per le proposte che farò senza aggredire i miei competitori».
Qual è il tratto distintivo della candidatura Orlando?
«Voglio inaugurare un metodo che seguirò per tutta la campagna: il confronto e l`ascolto. Su reddito e cittadinanza sto mettendo a punto una proposta che guarda con attenzione alla piattaforma dell`alleanza contro la povertà . Naturalmente dirò anche come ci si può arrivare, con quali coperture e quali passaggi. Prima di licenziarla, però, devo condividerla. Niente decisioni dall’alto».
La botta del 4 dicembre serve da lezione.
«Assolutamente sì, dalla sconfitta emerge la radiografia del Paese. Renzi non ha riflettuto abbastanza. Il No stravince nelle periferie, nelle aree marginali e interne, nelle nuove generazioni, in tutte quelle parti della società penalizzate dalla globalizzazione. Da qui si riparte se si vuole ricostruire».
Il governatore Rossi dice: “Orlando ha fatto parte del governo. Raramente ho sentito una voce critica…”.
«Anche Rossi ha condiviso alcune scelte poi contestate. Non tutti gli scissionisti si sono dati alla guerriglia per tutti e tre questi anni. In ogni caso, non mi candido per rinnegare tutto quello che è stato fatto ma per correggere quello che non funziona e fare le cose che non siamo riusciti a fare. Nel governo non ho mai fatto mancare il mio punto di vista. Sono frutto di questo impegno il ddl anticorruzione, la legge sul caporalato, quella sugli ecoreati. E nonostante il mio ruolo al governo non ho mai nascosto le mie critiche sulle condizioni del partito».
Emiliano, la vicenda Consip, l’Sms di Luca Lotti, esibito come un trofeo… Come commenta?
«Come ministro della giustizia mi astengo da ogni commento sull`inchiesta Come candidato mi sento solo di dire: evitiamo di farci del male. Se un sms ha rilevanza penale si va in procura, non ai giornali».
Sempre Emiliano: dice che vuol togliere lo stipendio ai politici.
«Con ciò si conferma candidato dai forti accenti populisti. Mi preoccupa il fatto che abbia chiamato ai gazebo chiunque sia contro Renzi. Non mi pare un progetto per il futuro. Quanto alla proposta cubana, se ho capito bene, farebbe sì che l’eventuale
elezione di Marchionne produrrebbe dissesto nel bilancio della Camera e determinerebbe la sostanziale ineleggibilità di un operaio odi un disoccupato. Non proprio un passo avanti per portare la politica tra il popolo».
Sono prevedibili future alleanze con gli scissionisti?
«Non ho mai pensato ad un Pd autosufficiente ed è comunque necessario costruire un sistema di alleanze. Il fatto è che le scissioni hanno sempre prodotto quello che Gramsci chiamava “l`effetto fratelli coltelli” cioè il tuo principale avversario diventa quello che ti sta di fianco piuttosto che quello che ti sta di fronte».
Lei ha dichiarato: in una società diseguale non si può rappresentare tutti, dobbiamo dire, come Pd, da che parte stare. Da che parte state?
«Noi siamo il centrosinistra e dobbiamo tenere insieme gli attori della modernizzazione del Paese, coloro che hanno scommesso sull`innovazione, con i
segmenti della società più segnati dalla globalizzazione. Se si rompe questo rapporto non c`è più la base popolare per un`azione riformista e questo spalanca la strada ai populisti».