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Orlando: “Ora tagliando al governo. Riequilibrare agenda su salari, lotta alle diseguaglianze e ambiente”

Per Andrea Orlando, vice segretario nazionale Pd ora «occorre un tagliando al programma di governo per dare maggiore discontinuità e rottura rispetto al Conte I». Mentre sulle regionali auspica alleanze larghe con i grillini.

Cosa insegna al Pd il voto in Emilia?

«Un risultato importante: per la prima volta da molto tempo, l’aumento della partecipazione non ci penalizza e, anzi, il Pd dopo due tornate elettorali è di nuovo il primo partito in Emilia».

 

Come mai?

«Sin qui aveva pesato l’astensionismo inteso come mobilitazione contro, stavolta invece ha funzionato la mobilitazione contro l’ondata sovranista. E in questo pesa anche l’originalità del fenomeno delle sardine».

 

Determinanti?

«Sicuramente molto importanti ma Bonaccini è stato bravo a valorizzare la sua esperienza di governo senza cadere nella trappola della politicizzazione e loro hanno risposto a Salvini con argomenti non demagocici ma in grado di creare comunità».

 

Renzi dice che il merito è tutto del governatore, quasi ridimensionando il Pd.

«Non si toglie un grammo al merito di Bonaccini se si aggiunge come questa vittoria ci fa aumentare di 10 punti rispetto alle politiche. E aumenta anche in termini di voti assoluti».

 

Ha pesato il voto degli elettori M5s: 2 su 3 hanno votato Pd.

«Quel risultato e quel voto sono anche il frutto di un’offerta unitaria che è stata scambiata per subalternità soltanto da osservatori interessati. In verità gli elettori hanno premiato la forza che è apparsa più coerente e disponibile al confronto per battere Salvini. Paradossalmente questa linea è stata aiutata anche dalla perseveranza con la quale i 5 stelle hanno ignorato la dimensione bipolare che è propria delle leggi elettorali regionali».

 

Zingaretti apre un’alleanza con loro per le Regionali.

«Non vogliamo rivolgerci solo ai 5 stelle ma anche ad un elettorato di sinistra che rimane a casa e a quello popolare che si è rivolto alla Lega in cerca di protezione. Per questo ci serve un processo rifondativo».

 

Cosa intende?

«Occorre superare la contrapposizione tra libertà e protezione e offrire dei percorsi di liberazione dalla paura. Il che significa più eguaglianza sociale, più difesa dell’ambiente e più crescita».

 

Tornando alle alleanze locali: come sperate di convincere l’M5s? Riproposizione dello schema nazionale sul locale?

«Senza automatismi ma ci sono ragioni nazionali che spingono all’alleanza e le leggi regionali consigliano di andare nella stessa direzione. Ma verifichiamo prima se ci sono le condizioni programmatiche e politiche».

 

A Napoli hanno detto già no al patto per le suppletive.

«Un errore, come in Emilia e in Calabria. Lo dice il giudizio degli elettori che, credo, conti qualcosa».

 

Lei ha chiesto dopo il voto di modificare l’asse politico di questo governo: cosa intende? Un rimpasto?

«Non abbiamo l’ambizione di modificare un governo nato pochi mesi fa ma è indubbio che debba essere applicata una parte di programma scritta assieme ma non ancora attuata. Lo dobbiamo fare per dare discontinuità e rottura rispetto al Conte 1. Penso a misure contro le diseguaglianze, al salario minimo, all’equo compenso per i professionisti, all’assegno unico familiare e poi le politiche sulle questioni ambientali. Oggi ci sono le risorse sulla transazione ecologica e non ultimo occorre il superamento degli strumenti di propaganda salviniana, come i decreti sicurezza».

 

Teme che il sisma interno all’M5s vi creerà qualche danno?

«Il pericolo a prima vista c’è: quando un partito subisce sconfitta così, e ci è capitato, il gruppo dirigente deve saper governare il processo nel modo migliore».

 

Intanto a Napoli un gruppo di intellettuali contesta con un manifesto la candidatura di Ruotolo.

«È un errore scambiare un’operazione che ha una valenza nazionale per battere la destra e conquistare l’elettorato grillino, con un cambio di giudizio sull’amministrazione locale che resta negativo. Francamente le obiezioni fatte da molte persone alle quali si deve rispetto, mi paiono legate ad un forte aspetto provinciale. Come se l’aspetto napoletano prevalesse sullo scenario nazionale, il particolare sul generale. L’operazione ha una chiarezza politica che non vede solo chi non vuol vedere, talvolta più talvolta meno, a seconda dei firmatari, per comprensibile risentimento con De Magistris. Ma credo che anche a loro non sfugga che con questa mossa un collegio perso è diventato contendibile. E nelle critiche bisognerebbe non nascondere questo dato politico».

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