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Orlando: “Lo Stato riprenda il suo ruolo”

“Tenderei ad escludere che si tratti di esecutivo anti-costituzionale. E mi sembra che l’utilizzo dei Dpcm fin qui sia stato largamente giustificato dalla gravità della situazione”. Lo dice, in una intervista a Il Messaggero, il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando.

 

Il Dpcm, spiega Orlando, “deve naturalmente essere uno strumento temporaneo. Ci saranno ancora delle misure che necessitano di un percorso straordinario. Ma quanto più la situazione va verso la normalità, tanto più dobbiamo riprendere la normale fisiologia istituzionale”.

 

Sul conflitto con le Regioni, osserva: “Conte ha scelto una linea che evitasse la conflittualità. E alla fine si sono mantenute ferme le linee decise a livello centrale”. “Una delle questioni del dopo pandemia – riflette comunque – sarà rivedere il rapporto tra Stato e Regioni. A cominciare da un bene che non è divisibile, cioé quello della salute”, “un bilancio – aggiunge – su come ha funzionato il nuovo Titolo V va fatto. In questi anni, lo Stato spesso si è limitato a prendere atto di scelte nate nelle Regioni, senza esercitare le sue facoltà che esistono anche a normativa vigente”.

“Mi auguro – afferma quindi sul pressing delle Regioni – che si tratti più di dichiarazioni che di fatti, da parte dei presidenti regionali. E comunque, le cose dovrebbero andare in maniera opposta a come sembrano andare. Le Regioni a più alto contagio dovrebbero essere quelle che più dovrebbero attenersi alle indicazioni delle autorità sanitarie nazionali. Quanto alle Regioni dove il contagio è quasi azzerato, si può pensare di anticipare alcune misure di apertura attualmente previste per giugno”.

 

Sui segnali di avvicinamento tra Pd e Forza Italia, come il voto insieme alla Camera sullo scostamento del bilancio, Orlando osserva: “C’è un atteggiamento positivo di Forza Italia. Ma non ne trarrei conseguenze automatiche. Come si diceva una volta, vedo una strategia dell’attenzione. E mi conforta. Perché non nasce sulla base di una operazione trasformistica ma su una comune lettura del rapporto con l’Europa”.

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