Quale che sia il risultato in Sicilia non ci sarà nessun “golpe” per cambiare il segretario del Pd. Lui ha vinto le primarie, non sarebbe giusto e neppure possibile da statuto. Il punto è dar vita a un nuovo centrosinistra: una linea che al congresso non era quella di Renzi, ma che lui ha detto di voler fare propria».
Andrea Orlando, leader della sinistra Pd, parla in una pausa della conferenza programmatica del suo partito a Napoli. «Abbiamo costruito una legge elettorale che prevede le coalizioni. Ora servono azioni concrete da parte nostra. Dalla relazione di Renzi di domani (oggi,ndr) non mi aspetto segnali o generici appelli, ma una road map precisa: come, quando, con chi e su quali contenuti. Abbiamo già perso troppo tempo. Ed è stato un grave errore non cogliere l’invito ad un incontro arrivato nei giorni scorsi da Roberto Speranza, anche soltanto per misurare le distanze».
In realtà in queste ore le polemiche non sono solo tra Pd e Mdp, ma tra partito e governo e anche tra di voi. Quattro ministri renziani hanno disertato la riunione del governo in cui è stato confermato il governatore di Bankitalia.
«I quattro ministri hanno detto di non aver partecipato perché impossibilitati. Prendo atto. Se non fosse così sarebbe preoccupante: smarcarsi dal proprio governo, su cui peraltro sì da un giudizio positivo, è sempre una strategia perdente. Le critiche al ruolo di vigilanza di Bankitalia sono legittime, ma il Pd ha sbagliato nei tempi e nei modi e la critica è risultata poco credibile. Dopo 5 anni di governo non puoi metterti a cavalcare l’antipolitica, anche perché a farlo c’è già il M5S e il mercato è saturo. Se vuoi contestare l’establishment o i salotti buoni, devi mettere in discussione le idee che hanno prodotto: la sbornia liberista, l’idea che dalla crisi si esce solo abbassando le tasse, che gli investimenti pubblici sono anticaglie».
Pietro Grasso ha lasciato il Pd accusandolo di aver cambiato natura e per la fiducia sulla legge elettorale.
«Che il Pd di Renzi sia diverso da quello di Bersani, non mi pare una scoperta. La domanda è se esistono altre forze politiche in grado di contrastare una vittoria della destra e del M5s. La risposta è no. Quanto alla fiducia, anch’io ho espresso perplessità, ma votare col Consultellum era la strada peggiore. Ora abbiamo una legge che incentiva le coalizioni e questo è un bene per il Paese».
Una legge che rischia di penalizzarvi.
«Un dirigente che fa parte della maggioranza dem mi ha detto: “Abbiamo costruito un’autostrada e ora rischiamo di doverla percorrere in bicicletta se restiamo da soli”. Per questo dobbiamo riaprire subito una interlocuzione con tutti i soggetti del centrosinistra. Dopo le regionali, finita la campagna elettorale, spero sia più facile anche con Mdp, a partire dalla legge di Bilancio».
Sono appena usciti dalla maggioranza.
«E’ vero, ma visto che nessuno vuole l’aumento dell’Iva, possiamo usare quei 5-6 miliardi che restano per fare dei piccoli passi insieme. Conta più quello che vogliamo fare nei prossimi 5 anni del giudizio sugli ultimi 5. C’è un filo comune che riguarda temi come lotta alla povertà e alle diseguaglianze, superamento dell’austerità, ruolo dell’Italia in Europa, ma anche giustizia e sicurezza».
Per lei centrosinistra significa alleanza con Mdp?
«Se vogliamo una coalizione vincente ci devono essere dentro anche forze che parlino a un elettorato diverso dal nostro».
Se il Pd perde le regionali in Sicilia questo percorso sarà più semplice?
«Il tema si pone anche in caso di vittoria. E non c’è bisogno delle catastrofi per riflettere, anche perché non aiutano a essere lucidi. Il segretario ha già detto all’ultima direzione che dobbiamo fare una coalizione. Il paradosso è che le azioni successive sono andate nella direzione opposta».
Qual è la dead line per capire se questa coalizione vedrà la luce?
«Il giorno della presentazione delle liste. Ma da Renzi mi aspetto subito atti concreti di dialogo a sinistra».
Qualcuno sostiene che Renzi si stia preparando a fare fuori i dissidenti dalle prossime liste. Compresi voi.
«Un Pd centrista e più piccolo rischia di fare al massimo l’appendice di un governo di centrodestra. Non credo che qualcuno trovi questo scenario emozionante. In tanti nel Pd pensano che serva un partito in grado di guidare il Paese: e questo si può fare solo come perno di un ampio centrosinistra, come ha detto Gentiloni a Napoli».