«Se davvero non si vogliono le larghe intese con Berlusconi, una strada c’è: il premio di coalizione nella legge elettorale». Andrea Orlando è reduce dal confronto tv con i due sfidanti alle primarie. E sembra rinfrancato.
Come mai?
«Mi sembra che il mio messaggio sia arrivato più chiaro».
Chi ha perso?
«Non do un giudizio. Ma direi che Renzi ha ripetuto se stesso. Emiliano mi è sembrato meno grillino del solito, ma sempre incline a inseguire pulsioni populiste».
Le contestano un’aria grigia, da burocrate di sinistra.
«Sono solo più riflessivo e non ho impostato la mia proposta sulla comunicazione. Ma sono in molti ad apprezzare soprattutto di questi tempi che si evitino spiritosaggini, battute a effetto, slogan».
E il poster di Berlinguer nella cameretta, a 15 anni?
«Era il 1984 e Berlinguer era morto da poco: era una bella foto di lui con la cerata, regalata da l’Unità ».
Ma appendere un’attrice o una cantante, come qualunque adolescente?
«E noto che sin da piccolo mi sono appassionato alla politica. E non ho mai avuto l’abitudine di attaccare foto di ragazze svestite. Credo non sia una colpa».
Torniamo alle larghe intese.
«Renzi non le esclude e questo mi preoccupa. Vuol dire che non si strapperebbe i capelli se passasse una legge che le renda necessarie».
Lei ha detto che nel caso malaugurato, chiederebbe un referendum per decidere se allearsi con Berlusconi.
«Sì, ma il problema si affronta con la legge elettorale».
Lei esclude categoricamente le larghe intese?
«È un’esperienza non riproponibile. E stata un’extrema ratio, una carta già giocata».
I 5 Stelle dicono di voler discutere di «correttivi di governabilità ».
«Vediamo, purché non siano ritocchi ornamentali. Ma ricordo che sono contrari ai collegi uninominali, che per me sono importanti».
Le hanno dato del «papista».
«È l’unica personalità della cultura mondiale, lo dico da laico, che pone la questione delle disuguaglianze».
Non c’è troppa ipocrisia nelle risposte sul fine vita?
«Perché? Siamo favorevoli al testamento biologico, quindi contrari all’eutanasia. Una strada esclude l’altra».
Cosa pensa del radicale Marco Cappato che accompagna i malati a morire in Svizzera?
«Non azzardo valutazioni morali. La sofferenza è una dimensione che bisogna vivere e che va rispettata».
Emiliano vi dà del partito dei «petrolieri», che difende ricchi e poteri forti.
«Sono cose diverse. Sui ricchi c’è subalternità : non abbiamo affrontato con sufficiente forza il tema delle diseguaglianze. Sui poteri forti, caricature a parte, è vero che siamo avvertiti come establishment: è il riformismo dall’alto che rompe il rapporto tra popolo e istituzioni».
La cosa peggiore di questa campagna?
«Gli attacchi sulle attività ispettive da ministro. Mi ha ferito che non ci sia stato, neanche da chi ha la reggenza del Pd (Orfini, ndr), una parola per censurarli».
A «Un giorno da pecora» ha ricevuto un endorsement da Iva Zanicchi. Sicuro che sia un bene?
«Porta fortuna. Ha già sostenuto Berlusconi e Renzi ed entrambi hanno vinto».
Sulla musica lei non sembra molto aggiornato.
«E vero. Tra i miei cantanti preferiti, oltre alla Zanicchi, Gianni Morandi».