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Orlando: “La priorità è ricostruire il centrosinistra”

Andrea Orlando, il dato degli iscritti dice che Renzi vi ha stracciato. Deluso?

«Assolutamente no, dipende da come si imposta una sfida. Noi siamo partiti all’ultimo, con il 90% dell’apparato schierato con il segretario uscente. Molti iscritti che non hanno rinnovato la tessera. In più c’è stata una scissione, gente che certo non avrebbe votato Renzi. Ecco, potevamo aspettarci che non ci fosse una rete nazionale, e invece c’è. È un grande punto di partenza in vista della vera battaglia dei gazebo».

Però resta il fatto che Renzi l’ha doppiata.

«Otteniamo la percentuale più alta dove il referendum è andato meglio, mentre Renzi va benissimo dove il referendum è andato peggio. Essere forti nel partito non significa essere forti nella società. Ci rifletta».

È ancora possibile sconfiggerlo nei gazebo?

«Sì. Incontro sempre più gente che mi dice: “Sono d’accordo con voi, ma non sono iscritto al Pd”. Cresce la disponibilità del popolo del centrosinistra, quindi ci può essere la svolta».

Lo ammetta, punta ad arrivare al 50% assieme ad Emiliano, per imbrigliare Renzi?

«Non è un obiettivo che mi pongo. Voglio affermare la mia piattaforma politica, non alroppare Renzi tanto per farlo».

Chiederà a Bersani di votare per lei nei gazebo?

«I dirigenti che hanno guidato la scissione mi hanno eletto loro principale bersaglio. Mi rivolgo invece ai delusi: datemi una mano a cambiare il Pd da dentro, possiamo vincere questa sfida».

Pensa che un’alta affluenza possa favorirla?

«Non è questo il punto, ma penso che se non arriveremo a due milioni sarà una sconfitta del Pd».

Avete contestato alcuni dati. Mettete in dubbio la regolarità dei risultati?

«Abbiamo contestato pratiche che non ci piacciono. Dove pensavo ci fossero cose poco lineari, non ho presentato i candidati. Non contesto l’esito».

Sabato c’è la convenzione a Napoli con la quale lanciare la sfida delle primarie. Cosa dirà?

«Diremo cosa fare per l’Italia. Metteremo al centro il tema del lavoro e della lotta alla povertà. Daremo risposte nuove sulla famiglia. Costruiremo un vocabolario per il riformismo del nuovo millennio. E metteremo questa proposta a disposizione di tutto il centrosinistra».

Che al momento non si intravede neanche all’orizzonte.

«Tutto ha un senso se riusciremo a ricostruirlo. È l’unico modo per uscire dall’isolamento sociale e politico nel quale si è cacciato il Pd».

Lei però è stato ministro del governo Renzi. Oggi pensa che la sua leadership sia compromessa?

«Per come si è gestito il post 4 dicembre sì. Se si continua così, non c’è via d’uscita all’arroccamento nel quale è chiuso il Pd. Io non giudico le qualità del leader, ma la sua proposta».

È destinato alla sconfitta alle politiche?

«Senza una correzione rischiamo molto, prima alle amministrative, poi alle politiche. Se non ci sforziamo di capire perché alcuni pezzi di società si sono allontanati».

Renzi è il leader di nuove larghe intese?

«Non so chi sarà il leader, rischiamo di arrivare alle larghe intese per inerzia, sfornando modelli elettorali senza capire cosa vogliono gli altri».

Lei ha escluso Mattarellum e l’Italicum esteso anche al Senato: che legge ha in mente?

«Penso a due obiettivi: premio di governabilità e collegi».

E con chi farla, FI o M5S?

«Finché non si scoprono le carte, non lo sapremo. Gli unici che possiamo farlo siamo noi».

Sta dicendo che Renzi non fa nulla per cambiarla perché gli va bene la legge attuale?

«Se si persiste sul Mattarellum, senza portare a casa un risultato, significa che nei fatti il Pd punta a votare così: ma questa è la legge peggiore».

La sua idea di centrosinistra è senza Alfano?

«Al mio centrosinistra unisce le forze di centrosinistra. Perfino banale, no?».

E un’intesa con Bersani?

«Intanto Bersani e il suo movimento la smettano di avere come avversario esclusivo il Pd».

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