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Orlando: “I liguri non vogliono il bis del sistema Toti”

“Due sono le sofferenze più gravi della regione: il collasso della sanità, con un debito di oltre 200 milioni, liste di attesa lunghissime che costringono ogni cittadino ligure a spendere in media 900 euro l’anno per curarsi; e il lavoro povero, con stipendi dell’10% più bassi rispetto alle altre regioni del Nord. Con questi salari e un alto costo degli affitti non si trovano lavoratori disponibili a venire in Liguria, in particolare infermieri e autisti del trasporto pubblico locale. Questo fenomeno accentua lo spopolamento e si ripercuote sulla qualità dei servizi, in un circolo vizioso. Se fossi eletto toglierei risorse dal privato per metterle nel pubblico, chiuderei l’agenzia regionale della sanità che si è rivelata un carrozzone inutile e avvierei un reclutamento di personale sanitario, anche con un sostegno per l’affitto. E poi spenderemo i soldi del Pnrr per realizzare 32 case di comunità- ad oggi ne è attivata solo una – rinforzando le cure di prossimità e i medici di famiglia”. Lo dice il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, Andrea Orlando, in una intervista al quotidiano Il Manifesto. “Con un buco di 200 milioni è folle fare promesse come quelle di Bucci. Bisogna essere onesti con i cittadini e dire che ridurremo gradualmente le liste di attesa. Qui si è verificato nei fatti che la strada di finanziare il privato per accorciare le liste d’attesa non funziona: serve solo a drenare risorse e forza lavoro dalla sanità pubblica e così la situazione peggiora ulteriormente”.

Riprestineremo la piena democrazia: le cricche sono la cusa del declino della Regione

“Io punto a ripristinare una piena democrazia in cui le decisioni vengono prese nell’interesse di tutti i cittadini; lui rappresenta la continuità con i 9 anni di Toti in cui a decidere erano pochi, ricchi e privilegiati e solo uomini. L’inchiesta che ha travolto la giunta precedente ha svelato una precisa dinamica di gestione del potere da parte di un comitato politico-affaristico. Credo che la maggioranza dei liguri senta profondamente questo tema dell’onestà e del rispetto delle regole nel gestire la cosa pubblica. Il centrodestra ha fatto di tutto per silenziare l’inchiesta, e noi abbiamo deciso di non fare una campagna elettorale puntando solo su questo ma sulle sue implicazioni politiche e sociali. Le cricche che si sono create sono una delle cause del declino della regione”.

Il nostro sforzo è stato suscitare la speranza di un riscatto

“Il nostro sforzo è stato tutto in questa direzione, nel suscitare la speranza di un riscatto, ben sapendo che le rotture tra sinistra e ceti popolari che durano da trent’anni non si ricuciono in pochi mesi di campagna elettorale. Io ho dato alla mia campagna una dimensione popolare e capillare, la riposta delle piazze è stata buona. Sicuramente non ci siamo risparmiati. Per me questa è un partita che riguarda i liguri. La mia candidatura nasce qui, insieme ai sindaci, delle città e delle aree interne. Poi certo non viviamo in una bolla, c’è anche un quadro nazionale, che non sempre ci ha agevolato.Ci sono state scosse a Roma che qui si sono sentite, ma alla fine abbiamo la coalizione di centrosinistra più larga dal 2010. E non era per nulla scontato”.

La nostra chiusura venerdì a Genova rappresenta un’unità che è vera

“Per settimane la destra ci ha accusato di essere divisi, mi sembrava giusto dare con la chiusura a Genova insieme ai leader anche plasticamente l’immagine di un’unità che è vera. Sapendo che non basta per vincere  che è fondamentale mobilitare gli indecisi. Per questo ho chiesto a tutti i nostri sostenitori di «adottare» un astensionista. Nel 2020 il centrosinistra ha perso con 15 punti di distacco, in questi mesi abbiamo recuperato moltissimo e ora ci giochiamo la partita alla pari. Con una coalizione larga che comprende anche forze moderate come Azione. Semmai è Bucci ad aver dato ascolto alle parte più estremista della sua coalizione ed aver impostato la campagna su aggressioni e attacchi personali. Io mi sono limitato ad evidenziare errori e carenze delle giunte di destra, a smontare la narrazione artificiosa sugli “uomini del fare” senza scadere nella rissa. E sono convinto di aver fatto bene”.

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