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Orfini: “A Napoli azzerare tutto per aprire il Pd alla città”

Il congresso sarà una resa dei conti?

«In queste settimane ho personalmente lavorato per suggerire un percorso sereno. Non c’è bisogno di caricare il congresso di veleni o di utilizzare armi improprie. Al Pd serve una discussione vera sui programmi».

 

L’inchiesta Consip peserà?

«Non credo. La vicenda giudiziaria seguirà la sua strada e i magistrati faranno il loro lavoro. L’inchiesta va tenuta fuori dal congresso».

 

Non teme effetti sull’affluenza?

«Questo dell’affluenza alle primarie è un ever green. Ogni volta si dice che la partecipazione sarà bassa e poi si scopre che vota tanta gente. Anche i sondaggi prevedono una forte affluenza, tra l’uno e i due milioni di votanti».

 

E la mozione di sfiducia a Lotti?

«Una pagliacciata. Strani questi grillini, che con la Raggi indagata si sono scoperti garantisti al punto da cambiare in tutta fretta il loro statuto. Siamo di fronte a una evidente strumentalizzazione politica. La mozione sarà rispedita al mittente».

 

Anche Napoli è un fronte caldo. Valeria Valente sie dimessa da capogruppo comunale. Lei l’ha difesa, parlando di capro espiatorio.

«Ora che si è dimessa sembra che tutti i problemi del Pd siano risolti. C’è stato il tentativo di scaricare responsabilità antiche sull’ultima persona che ha accettato una difficile sfida elettorale. Possiamo discutere di tutto, ma c’è un dato che non possiamo far fìnta di ignorare. Ogni volta che si vota, o perle politiche o per le europee, il Pd prende il doppio dei voti che raccoglie alle comunali».

 

Come lo spiega?

«Ci sono elettori che trovano respingente il Pd di Napoli. Il problema non sono gli elettori ma il Pd ed è pilatesco lavarsila coscienza trovando il capro espiatorio. Il gruppo dirigente rifletta e se ne assumale responsabilità».

 

Il Pd napoletano negli ultimi nove armi è stato commissariato due volte. Commissario è stato anche Andrea Orlando. I commissariamenti si sono rivelati un fallimento?

«Io partirei da un altro fallimento».

 

Quale?

«Il fallimento di Bassolino in Regione. Un ciclo in cui si era fatto anche molto di buono si era concluso con la crisi drammatica dei rifiuti e con un partito chiuso nella gestione del potere. Nel 2008 il Pd dovette candidare D’Alema capolista a Napoli per tentare di arginare le perdite. Se il tema è mettere in discussione alcune modalità di gestione del potere e del consenso, Bassolino dovrebbe essere oggetto e non organizzatore di quella discussione».

 

A voler ricostruire la storia, nel 2011 de Magistris fu eletto sindaco.

«Il vero problema è che alla prima vittoria di de Magistris, arrivata dopo quel fallimento, none seguito alcun tentativo di costruire un’alternativa. Anzi, c’è stata una opposizione consociativa. E anche in queste ore il Pd sceglie la strada silenziosa del consociativismo attraverso rapporti di pura gestione. Così ci si avvia a una nuova sconfitta e si lascia che nel Pd si privilegi unicamente la filiera delle tessere e delle preferenze».

 

Si aspetta altre dimissioni?

«Il capogruppo regionale Mario Casillo, in una intervista al Mattino disse: “azzeriamo tutto e ripartiamo”. Fu una proposta intelligente. Ma non mi risulta che abbia avuto un seguito».

 

Anche l’idea di Renzi di intervenire con il lanciafiamme a Napoli non ha avuto un seguito.

«Renzi sa come in alcune situazioni sia stato utile intervenire… A Roma c’era una situazione analoga. Sono stato commissario per due anni, abbiamo pagato un prezzo altìssimo ma oggi c’è un partito completamente diverso. I commissariamenti hanno un senso se ricostruiscono un tessuto non se stabilizzano le correnti».

 

Quindi bisogna azzerare tutto, dai vertici regionali a quelli provinciali?

«I gruppi dirigenti devono farsi carico di aprire una fase nuova. Azzerare tutto può essere utile anche per chiedere a quegli elettori che non credono più in noi di tornare e prendere per mano questo partito».

 

La fase congressuale può aiutare o rischia di esasperare il correntismo?

«Si fa il congresso per scegliere il segretario migliore del Pd e ognuno liberamente farà la sua scelta. Ma parallelamente deve crescere la consapevolezza che a Napoli o cambia tutto o ci ritroveremo al punto di partenza. Sarebbe auspicabile che si aprisse un nuovo percorso e si cercasse di ricostruire un rapporto con pezzi di città che si sono allontanati da noi».

 

Il governatore De Luca talvolta da l’impressione di convivere con fastidio nel Pd. Non sarebbe più utile se desse una mano?

«Ho combattuto in passato aspramente De Luca. Ma nel momento in cui si svolge una funzione importante come il presidente di Regione non si possono scaricare su quella funzione i problemi politici di un partito. Il tema è come aiutare De Luca e non come chiedere aiuto a De Luca. Il Pd debole è un danno anche per il governatore e per la Campania».

 

Napoli, Caserta, Avellino: in Campania il tesseramento è finito nel caos.

«A Napoli è stato subito inviato Fiano a fare chiarezza. Caserta è commissariata. Avellino è monitorata per il tesseramento on-line. Abbiamo dimostrato che i meccanismi di controllo funzionano. Detto ciò, quanto è successo conferma che vi sono modalità di costruire il consenso che non fanno onore al Pd. Se la vita di un partito si riduce alla filiera della preferenza poni le premesse della degenerazione».

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