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OdG della Conferenza delle Democratiche sul contrasto alla violenza

ORDINE DEL GIORNO

L’Assemblea nazionale del Partito Democratico riunitasi a Roma il 14 dicembre 2024

Visti

La Dichiarazione universale dei diritti umani (1948);
La Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW – 1979);
Gli articoli 2 e 3 del Trattato sull’Unione europea (TUE);
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
La Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la conseguente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU);
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (cd. Convenzione di Istanbul);
La risoluzione del Parlamento europeo del 12 febbraio 2020, su una strategia dell’UE per porre fine alle mutilazioni genitali femminili nel mondo;
La comunicazione della Commissione europea del 5 marzo 2020, dal titolo Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025,
La risoluzione del Parlamento europeo del 16 settembre 2021, recante raccomandazioni alla Commissione concernenti l’identificazione della violenza di genere come nuova sfera di criminalità tra quelle elencate all’articolo 83, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);
La convenzione ILO n. 190 dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro;
L’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU “Uguaglianza di genere”;
La risoluzione del Parlamento europeo del 14 dicembre 2021, recante raccomandazioni alla Commissione sulla lotta alla violenza di genere: violenza online;
La Costituzione della Repubblica Italiana Artt. 3 – 29 – 37 – 51 – 117 e tutta la coerente normativa di settore;
Lo Statuto del Partito Democratico agli artt. 3 (Parità di genere) e 31 (Conferenza permanente delle Donne Democratiche) e il Manifesto approvato dall’Assemblea nazionale nel 2023 (cit. “Siamo e saremo un partito femminista. Per noi la parità di genere è al centro della costruzione di politiche pubbliche capaci di fare dell’Italia un Paese più giusto, più equo, più inclusivo e più competitivo”);

Premesso che

Affrontare il tema della violenza maschile contro le donne evidenzia una differenza sostanziale di visione della società, dei diritti delle persone, del mondo. Il Partito Democratico considera questa battaglia di civiltà un pilastro della democrazia e dell’emancipazione sociale, in cui i diritti delle donne sono una condizione irrinunciabile per una società più giusta ed equa per tutti, nel convincimento che contrastare la violenza richieda non solo norme efficaci, ma anche un impegno culturale, sociale e istituzionale per superare le radici patriarcali che la alimentano.

All’approccio olistico necessario, al quale si richiamano le istituzioni democratiche fin dalla Conferenza delle donne di Pechino, si contrappone l’approccio della destra politica in Italia e nel mondo, che tende a ridurre il fenomeno a una questione di sicurezza pubblica, svincolandolo dalla sua natura strutturale e dalle disuguaglianze di genere che lo generano. Tale postura, che ignora la necessità di politiche integrate e di prevenzione, rischia di relegare il tema a un’emergenza anziché riconoscerlo quale problema sistemico.

Le Donne Democratiche ribadiscono che il contrasto alla violenza maschile sulle donne in quanto donne, deve essere centrale nell’agenda politica del Paese e che va affrontato con visione di lungo periodo, investendo nella prevenzione attraverso l’educazione al rispetto delle differenze e all’affettività, sostenendo i centri antiviolenza e garantendo un quadro normativo che tuteli le vittime, punisca i colpevoli e rimuova gli ostacoli alla parità di genere, per costruire una democrazia compiuta, capace di rispecchiare i valori costituzionali e i diritti umani fondamentali.

Rilevato che

nell’UE si stima che il 22% delle donne europee abbia subito violenze dal partner attuale o da partner precedenti, che il 43% abbia subito violenze psicologiche e il 55% molestie sessuali; il report del Ministero dell’Interno parla di 80 donne uccise in ambito familiare/affettivo nel periodo che va dall’1 gennaio 2024 al 27 ottobre 2024, 50 delle quali uccise per mano del partner o dell’ex partner e dall’uccisione di Giulia Cecchettin sono quasi un centinaio ad oggi le vittime di femminicidio; nel 2023 più di 5.000 minori conviventi sono stati coinvolti direttamente o indirettamente in episodi di violenza sulle donne come censiti negli interventi (pari a 13.793) delle sole Forze di polizia per violenze domestiche/di genere; inoltre, sono un milione e mezzo le donne e le ragazze italiane che, secondo l’Istat, hanno subito nella vita forme gravi di violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro; sta diminuendo l’età delle persone coinvolte sia per quanto riguarda i femminicidi, sia nei reati di violenza online, stalking e revenge porn che nei reati di stupro e stupro di gruppo (ad esempio la quota di ragazze tra 14-17 anni che la subisce passa dal 24% del 2020 al 27% del 2023);
sempre secondo Istat, nel biennio 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita (il 21,2% tra le più giovani di 15-24 anni), trattandosi, peraltro, di numeri sottostimati dato che tante non trovano la forza o la fiducia di denunciare;

Ritenuto che

la violenza maschile contro le donne è una violazione dei diritti umani, trasversale per condizione sociale, età, titolo di studio, residenza, paesi di provenienza, che ogni giorno ferisce profondamente le persone, le società e la convivenza civile in Italia come nel mondo;

la piaga della violenza maschile contro le donne, in tutte le sue forme che vanno dalla violenza fisica a quella psicologica che si riscontrano abbinate alla violenza economica negli ambiti domestici, dall’odio sessista in rete al revenge porn o pornografia non consensuale, dalla tratta allo sfruttamento sessuale, dallo stalking alle molestie sul lavoro e agli stupri, fino all’estremo del femminicidio, costituisce la punta dell’iceberg di un fenomeno strutturale che affonda le radici in una cultura del possesso della donna da cui deriva un profondo squilibrio di potere nella società ed un assetto discriminatorio e segregante, che, se non corretto dalla cultura del rispetto delle donne e da una rinnovata equità di approccio di sistema, continuerà a svilire la soggettività femminile e dare sponda a condotte prevaricatrici e violente;

la condizione di subalternità economica delle donne italiane, evidente nel tasso di occupazione femminile agli ultimi posti in Europa, nella frammentarietà e impoverimento di servizi e sostegni alle responsabilità di cura familiare, nella disparità retributiva tra uomini e donne che oggi Inps attesta in ogni settore del lavoro dipendente con una media di oltre il 28%, è indicatore inequivocabile di quello squilibrio e discriminazione sistemica che trova specchio ed espressione in linguaggi sessisti, comportamenti misogini nell’ambito di un contesto politico e istituzionale ideologico che non riconosce e non rispetta l’autodeterminazione femminile ed irride le lotte femministe;

con il “rumore” della consapevolezza si sono riempite le piazze del 25 novembre, come se una nuova e potente coscienza collettiva volesse scuotere il dibattito pubblico italiano, riconoscendo l’esistenza del patriarcato nell’accezione di una cultura prevaricatoria persistente e “Complesso di radicati, e sempre infondati, pregiudizi sociali e culturali che determinano manifestazioni e atteggiamenti di prevaricazione, spesso violenta, messi in atto dagli uomini, spec. verso le donne” [Treccani];

In occasione del 25 novembre 2024, la Conferenza nazionale delle Donne Democratiche e il Partito Democratico hanno lanciato una mobilitazione permanente #365giorni l’anno “Per un futuro libero dalla violenza” ovvero un impegno corale per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne, coinvolgendo eletti ed elette ad ogni livello, nonché tutte le articolazioni e organismi territoriali, ribadendo l’urgenza di un’iniziativa politica unitaria sugli obiettivi di prevenire le violenze di genere, proteggere le vittime, perseguire i colpevoli e promuovere politiche integrate, ovvero i quattro pilastri della strategia sancita dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla violenza domestica e di genere (Istanbul 2011) oggi in vigore in tutta la UE che, con il suo carattere olistico, costituisce la fonte giuridica più avanzata per l’effettivo superamento delle cause discriminatorie di stampo patriarcale della violenza maschile in ogni sua forma;

negli stessi giorni il Ministro per l’Istruzione e il merito Valditara, intervenuto nella solenne presentazione alla Camera della Fondazione dedicata dalla famiglia a Giulia Cecchettin, ha tacciato come ideologica la lotta al patriarcato, negando il bisogno di eradicarne le radici anche nel nostro Paese e attribuendo agli immigrati stranieri la recrudescenza degli abusi e delle violenze sulle donne, seguito a poche ore di distanza da analogo ragionamento della Premier Meloni;

con queste premesse pregiudizievoli e di negazione della strutturalità e trasversalità del fenomeno, presenti del resto nelle parole e nelle scelte di quasi ogni esponente della destra maggioranza di Governo, era pressoché scontato l’esito di rigetto della Mozione PD- IV-Azione-AVS arrivata a discussione alla Camera il 27 novembre scorso, che rappresentava la volontà di convergenza su un testo unico di indirizzo per fare passi avanti concreti, oltre le appartenenze, responsabilizzando tutti e tutte sulla necessità di liberare la società intera dalla barbarie quotidiana della violenza contro le donne;

Evidenziato che

le crisi e i conflitti armati scatenati da regimi autoritari, oggi purtroppo in crescita, rendono ancora più urgente un’azione sistemica delle istituzioni nazionali e sovranazionali a protezione delle ragazze e delle donne il cui corpo diventa arma di guerra e terreno di controllo nonché di dominio in tutto il mondo;

l’uguaglianza di genere costituisce un valore fondamentale dell’UE; i diritti umani delle donne e delle ragazze, compresi i loro diritti sessuali e riproduttivi, continuano a essere violati in tutto il mondo; i difensori dei diritti umani delle donne e le organizzazioni della società civile che si adoperano per l’uguaglianza di genere, i diritti delle donne e la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti continuano a subire a una riduzione dello spazio per la loro attività fondamentale nonché a essere vittime di minacce di violenza, vessazioni e intimidazioni; l’integrazione della dimensione di genere e l’approccio intersezionale dovrebbero pertanto essere attuati e incorporati quali principi orizzontali in tutte le attività e politiche dell’UE nel pieno rispetto del diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario;

un sussulto di indignazione e reazione a ciò che appare come un destino inevitabile di violenza e sopraffazione delle donne, esige una convergenza operosa e fattiva delle forze progressiste europee nel mondo per aumentare consapevolezza ed impegno degli Stati, dei Governi e dei popoli al fine di promuovere una moratoria di sospensione globale della violenza sulle donne e una Conferenza internazionale delle donne per la pace che metta al centro l’appello “Donna vita libertà”;

Considerato che

Il Gruppo del Partito dei socialisti europei (Gruppo PSE) nel Comitato europeo delle regioni, che è un gruppo politico che riunisce politici socialdemocratici e progressisti eletti a livello locale e regionale da tutta l’Unione europea, ha lanciato una campagna per municipalità, città e regioni affinché si dichiarino #SafePlace4Women, includendo l’impegno dei leader progressisti locali e regionali a tradurre il principio di tolleranza zero nei confronti della violenza contro le donne in azioni concrete mediante campagne di comunicazione e sensibilizzazione, programmi educativi e formativi o presentazioni nelle scuole e nelle università, divieto di pubblicità sessiste, apertura di centri di accoglienza per le vittime di violenza e ripensamento delle città a misura di donne e ragazze.

Richiamati

In particolare, le proposte di legge di iniziativa PD già depositate in Parlamento per l’introduzione del principio che “senza consenso è sempre violenza”, per l’applicazione della Convenzione ILO n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, per l’adozione statuale delle statistiche di genere a supporto delle misure di contrasto e prevenzione, educazione all’affettività e alle differenze;

le proposte avanzate nella campagna comunicativa della Conferenza nazionale delle donne democratiche “Per un futuro libero dalla violenza” che, supportando di contenuti le centinaia di iniziative già promosse dai Circoli con l’orizzonte di un impegno #365giorni l’anno, vanno nella direzione di colmare l’inerzia e la pochezza dell’attuale politica governativa schiacciata sulla sola repressione con l’aumento di pene e reati;

la “contromanovra” del Partito Democratico dove, in particolare, propone l’introduzione di congedi paritari a 5 mesi retribuiti per entrambi i genitori con l’obbligatorietà di un mese per il padre e l’aumento al 100% dell’indennità di maternità, nonché lo stanziamento in bilancio di 260 milioni aggiuntivi sul piano strategico contro la violenza di genere e sulle pari opportunità, al fine di: rendere pervasiva e obbligatoria la formazione di tutte le operatrici e operatori pubblici; finanziare un Fondo per l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado; adeguare il finanziamento dei Centri antiviolenza che sono presidio fondamentale anche di prevenzione socioculturale; prevedere Centri di trattamento per autori di violenza su tutti i territori; incrementare il Reddito di libertà per metterlo a disposizione di tutte le vittime di violenze prive di autonomia economica;

IMPEGNA

il Partito Democratico a tutti i livelli e gli eletti/e nelle istituzioni nazionali e territoriali

A considerare prioritaria #365giorni l’anno la prevenzione e lotta sistemica contro la violenza maschile sulle donne in quanto violazione intollerabile dei diritti umani agita in tutto il mondo e punta dell’iceberg di un fenomeno strutturale che affonda le radici in una cultura del possesso della donna, da cui deriva un profondo squilibrio di potere nella società ed un assetto discriminatorio e segregante;

A promuovere iniziative politiche rivolte ad una corretta informazione e formazione sulle norme e strumenti in materia, a cominciare dalla strategia integrata per la prevenzione tracciata dalla Convenzione internazionale di Istanbul in vigore in tutta la UE, per una responsabilizzazione maschile e propriamente sociale adeguata alla strutturalità della violenza maschile domestica e di genere;

A sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere attraverso campagne di comunicazione intese, tra le altre cose, a informare le vittime sull’ubicazione dei servizi di sostegno e sulle modalità di accesso a tali servizi, facendo della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il momento culminante di tali attività in collaborazione con istituzioni, Centri antiviolenza, agenzie educative, organizzazioni sociali, terzo settore e attiviste;

Ad assumere un approccio di radicale contrasto alla pubblicità sessista, anche negli spazi e sui trasporti pubblici, in quanto tale pubblicità rafforza e diffonde dannosi stereotipi di genere;

A prendere sistematicamente in considerazione le esigenze di sicurezza e le altre necessità delle donne nel decidere in merito alle misure di bilancio relative a servizi pubblici quali l’illuminazione pubblica e i trasporti pubblici e alle risorse dei servizi sociali che si occupano delle vittime di violenza di genere;

A utilizzare e promuovere non soltanto in occasioni simboliche, ma in modo continuativo le campagne di comunicazione e formazione del Partito e della Conferenza nazionale Donne Democratiche contro la violenza sulle donne e di empowerment, con impronta inclusiva di tutti i soggetti coinvolti nella governance e nella comprensione del fenomeno e delle sue radici culturali di stampo patriarcale;

A porre attenzione ad una narrazione attenta, corretta e consapevole della violenza contro le donne e delle sue implicazioni, sollecitando tutti i soggetti della comunicazione e dell’informazione alla responsabilità anche su progetti rivolti al contrasto delle discriminazioni sociali ed economiche che la alimentano;

A sottoporre in ogni sede, in particolare istituzionale, la necessità di investire risorse umane e finanziarie adeguate sulla prevenzione alla violenza, a cominciare da progetti di educazione all’affettività, alla sessualità e al rispetto nelle relazioni rivolta alle giovani generazioni, nonché progetti e percorsi strutturati alla parità per contrastare stereotipi coinvolgendo autonomie scolastiche, agenzie educative, università e istituzioni locali sempre in raccordo con le competenze dei Centri antiviolenza;

A sostenere politicamente e in ogni sede istituzionale di confronto e concertazione, anche con ordini del giorno, risoluzioni o mozioni, l’approvazione delle proposte e disegni di legge volti all’introduzione nel Codice penale italiano del principio “senza consenso è sempre violenza” in particolare per il reato di stupro inteso come atto sessuale «non consensuale», nell’alveo di una reale protezione delle donne ed equa punizione degli autori di violenza, all’applicazione della Convenzione ILO n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, all’adozione delle statistiche di genere in materia di violenza sulle donne, a supporto delle misure di contrasto e prevenzione;

Ad assumere iniziative finalizzate ad assicurare un’attività di formazione, di aggiornamento e di riqualificazione, a carattere obbligatorio continuo e permanente, destinata agli operatori delle forze di polizia e della polizia locale, ai magistrati, al personale del settore giudiziario, al personale sanitario e socio-sanitario, al personale della scuola di ogni ordine e grado e al personale della pubblica amministrazione, che può entrare in contatto con la vittima, per una corretta valutazione e gestione del fenomeno per un’efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, anche in attuazione delle finalità di cui all’articolo 6 della legge 24 novembre 2023, n. 168;

A sostenere iniziative per rafforzare il sostegno agli orfani di crimini domestici e di reati di genere alle famiglie affidatarie, al fine di rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un femminicidio;

A sostenere iniziative per potenziare il reddito di libertà, incrementando le risorse e facilitando l’accesso a tale misura, al fine di offrire un concreto supporto economico alle donne vittime di violenza che intraprendono percorsi di autonomia e reinserimento sociale;

A promuovere iniziative volte a incrementare le risorse destinate al Piano nazionale antiviolenza, assicurando i fondi necessari per migliorare le azioni di prevenzione, protezione e supporto alle vittime, con particolare attenzione in via prioritaria al sostegno dei centri antiviolenza e delle case rifugio, nonché dei centri per uomini autori di violenza;

Ad aderire alla campagna “luogo sicuro per le donne” – #safespace4women promossa dal Gruppo del Partito dei socialisti europei (Gruppo PSE) nel Comitato europeo delle regioni al fine di rendere le Città spazi sicuri per le donne e quindi per tutta la Comunità;

Ad adoperarsi per la promozione di una Conferenza internazionale delle donne per la pace e contro la violenza in stretto raccordo con le forze progressiste europee e mondiali e in collaborazione col PSE, come da piattaforma programmatica della Conferenza nazionale delle Donne democratiche.

INCARICA

il Presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico a trasmettere il presente ordine del giorno a tutte le iscritte e gli iscritti del Partito Democratico, agli eletti e alle elette nelle liste del Partito Democratico ad ogni livello, al Gruppo del Partito dei socialisti europei (Gruppo PSE) nel Comitato europeo delle regioni e alla Presidenza del PSE;

incarica la Portavoce ad inviare il presente atto di indirizzo a tutte le iscritte alla Conferenza nazionale delle Donne Democratiche e al Coordinamento Donne del PSE.

Conferenza nazionale donne democratiche

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