Elezioni in estate sì o no? “So che il governo sta valutando due ipotesi”, spiega Nicola Oddati, componente della Segreteria nazionale del PD con deleghe alla Cultura e coordinemanto dell’Iniziativa politica.
Cioè?
“Una è quella di prorogare il mandato di tre mesi e quindi ci sarebbe una finestra elettorale che va da giugno fino a ottobre. Oppure di quattro mesi e quindi si andrebbe da agosto a dicembre. Ma dipende dall’evoluzione dell’emergenza. Se rientra si potrà pensare di votare in estate. Dipende anche dalle Regioni, che devono decidere anche come si fa la campagna elettorale: con assembramenti o senza? Teniamo aperte entrambe le ipotesi. Così come si imposta la seconda fase. Dobbiamo valutare con responsabilità”.
La Fase 2 per le regioni settentrionali deve cominciare subito.
In realtà la cosa più logica sarebbe aprire dove il contagio è minore e inferiore è il numero dei ricoveri in terapia intensiva. Dove dunque l’emergenza sanitaria è dentro limiti più ridotti. C’è una forte pressione degli imprenditori del Nord, è comprensibile ma viene prima la salute. Il governo deve lavorare prima ancora che sull’apertura, sulle modalità. Dall’altra parte la Lombardia purtroppo ci ha abituato a stop and go”.
Che vuol dire?
“Stessero calmi, perché è bene che seguano le prescrizioni di chi è più equilibrato in questo momento. E voglio ricordare a tutti che alle regioni sono consentiti provvedimenti più restrittivi, non più espansivi. E’ vero che siamo stati più fortunati ma direi anche che De Luca e Emiliano sono stati velocissimi. Più degli altri. Il dopo va gestito altrettanto bene”.
Se è per questo De Luca si dice pronto a chiudere la Campania.
“Al di là dei toni, il contagio non è sconfitto in Lombardia. Se aprissimo rischieremo di chiudere rovinosamente dopo poco. Ormail l’Italia ha impegnato decine di miliardi, prendiamoci il tempo di riaprire con sicurezza”.
Non crede però che chiudere sia facile, il difficile è ricominciare?
“Senza dubbio. Dopo l’emergenza c’è bisogno di un’iniezione forte di risorse per il rilancio. Servono gli Eurobond, politiche espansive, quindi sostegno della domanda, della spesa pubblica, delle esportazioni”.
Quale sarà la battaglia simbolo per il PD?
“Un reddito universale. Con il bonus abbiamo coperti autonomi e piccoli commercianti, col Reddito di cittadinanza altri pezzi della società, ma c’è tutta una aprte scoperta che rischia la sopravvivenza”.
Che lavora in nero.
“Certo, ma se questi cittadini non hanno il contratto mica è colpa loro, Sarebbero soppiamente penalizzati. La Stato deve essere amico, non nemico. Serve un Reddito universale che ci aiuti a modificare il Reddito di cittadinanza così com’è, cha ha tenuto fuori una platea ampia di nuovi poveri che possono diventare nuova manovalanza per le mafie”.
Ci si avvia verso un nuovo statalismo?
“In vicende come queste riscoprimiamo il senso di alcune battaglie storiche e non capiamo come le abbiamo potute mettere in discussione. Indebolire la sanità pubblica è stato un errore, serve un equilibrio nazionale. Non dico ora di passare alla sbornia statalista, ma anche il regionalismo ha ubriacato molti. Ci deve essere un riequilibrio di funzioni”.
