«Abbiamo vinto questo turno di ballottaggio grazie anche all’alleanza con l’M5s. Dobbiamo lavorare su questa strada ma vediamo tutte le situazioni specifiche. Comune per comune», ragiona Nicola Oddati, membro della segreteria nazionale del Pd e responsabile dell’iniziativa politica, riferendosi ad alleanze programmatiche nelle città al voto l’anno prossimo.
Anche perché delle grandi città non è detto si riesca a chiudere alleanze dem-grillini ovunque. Più facile a Napoli o Milano, più complicato, invece, a Roma o Torino.
Oddati cosa vi insegna, al di là delle vittorie di Pomigliano e Giugliano, quest’alleanza con l’M5s?
«Innanzitutto a Napoli e in Campania abbiamo vinto in tanti comuni e mi complimento con i nostri gruppi dirigenti per il gran lavoro che è stato fatto nelle scorse settimane. Le vittorie a Pomigliano e Giugliano sono importanti, così come in altre realtà in Italia nelle quali al primo o al secondo turno c’è stata alleanza tra il pd e il movimento 5 stelle. È la conferma della nostra linea politica. Questi risultati ci spingono a lavorare con ancora maggiore convinzione a tentare di rendere questa alleanza di governo una proposta politica utile per l’Italia e per il territorio. Dalle regioni ai comuni. Poi noi come Pd, è bene ricordarlo, abbiamo vinto in tante realtà, e soprattutto nelle regioni, anche da soli. Ma la strada è quella tracciata».
Si può quindi replicare sic et simpliciter per le amministrative dell’anno venturo?
«Sic et simpliciter non si fa niente di buono. Si vedranno le situazioni specifiche comune per comune e, come dice il segretario Zingaretti, riconoscendo piena autonomia ai gruppi dirigenti territoriali. Detto questo ci vuole un’alleanza vasta, la più larga possibile se vogliamo conquistare i Municipi al voto nel 2021».
E con i renziani che sono stati dall’altra parte come vi regolerete? A Pomigliano e Giugliano sono ora all’opposizione perché non ne hanno voluto sapere di allearsi con voi e i grillini.
«Esistono Renzi, Leu, i socialisti e altre esperienze. Il termine alleanza vasta riguarda anche loro, non solo i 5 stelle. Auspichiamo però più linearità, da parte di tutti. Un altro dato di questo voto è che la litigiosità non paga e non fa vincere le elezioni. Una lezione per tutti».
Arriviamo a Napoli: il segretario del Pd Sarracino propone di invitare i grillini ai vostri stati generali. Non si starà correndo troppo? Magari qualche militante potrebbe non accettarlo.
«Gli stati generali li organizzerà la segreteria provinciale del partito e li farà come ritiene più giusto. Personalmente consiglierei un dialogo programmatico con tutti gli alleati nel governo nazionale, ma soprattutto con le forze vive della città. La cultura, il mondo del lavoro e delle imprese, il terzo settore e tanti altri. Una bella sfida per noi che dobbiamo riconquistare San Giacomno dopo 10 anni. E non possiamo perdere di vista questo che rimane il principale obiettivo».
Zingaretti oggi assicura che i candidati delle grandi città al voto nel 2021 saranno scelti non a Roma. Ma sarà davvero così?
«Sarà esattamente come dice il segretario. Il metodo lo deciderà la coalizione. Ma è oggettivamente presto per parlarne».
E come si scelgono se c’è più di un nome? Anche lei che è stato un fautore delle primarie e vi ha partecipato nel 2011, è d’accordo per archiviarle?
«Le primarie sono nello statuto del Pd. Si faranno se saranno utili e se l’alleanza che si formerà dovesse decidere che quello è il metodo giusto. Per ora io credo occorra lavorare per un’alleanza larga, la più ampia possibile. Solo dopo si arriverà alla scelta del candidato sindaco. Perderci ora in queste alchimie sarebbe fuorviante».
De Magistris parlando delle vittorie di Pomigliano e Giugliano le sminuisce: le definisce esperienze solo locali difficili da replicare in città grandi. E su Napoli dice che senza di lui non si può vincere.
«Sicuramente de Magistris può anche avere un peso relativo. Ma è un’altra partita. Non è tempo per tentativi di contrattazione. Si metta invece generosamente a disposizione di una fase nuova se vuole fare davvero fare qualcosa per la nostra città ridotta in uno stato pietoso dopo anni di cattiva amministrazione. Fossi in lui eviterei di dare giudizi così sommari».
E De Luca? Non sarà certo a guardare nel processo di scelta del nome per Napoli
«Abbiamo parlato di autonomia dei gruppi dirigenti territoriali. Mi sembra logico e normale che il presidente della Regione abbia un peso e dia una grande mano. Come sempre è avvenuto quando un nostro esponente ha ricoperto incarichi così importanti».
D’accordo: ma con De Luca, visto il clima d’odio, sembra difficile un patto con i grillini. Anche se, a dir la verità, i toni dell’M5s sono cambiati: tanto che si pensa di concedergli la poltrona di vicepresidente del consiglio regionale.
«Il clima è cambiato. E secondo me dopo queste elezioni regionali e anche dopo queste comunali, si aprirà un nuovo dialogo»